E’ MORTO QUESTA MATTINA A ROMA A 94 ANNI ANDREA CAMILLERI. leccecronaca.it LO RICORDA COSI’
di Raffaele Polo______
È una pessima abitudine, ma è così: ci si ritrova quando un avvenimento improvviso ci costringe ad un doloroso confronto con la malattia o con la fragilità propria del genere umano.
E finisce che, poi, ci viene da considerare che lo stesso incontro sarebbe stato più piacevole in altri momenti. Oppure no, in fin dei conti, in un luogo di sofferenza si è più propensi al sentimento ed alla meditazione…
Così li ho visti, tutti e due, come se non fossero solo creazioni letterarie, ma proprio carne e ossa, con i volti degli attori che li impersonificano, anzi no, viene da pensare che sono loro a dare un senso, un volto agli interpreti. Prendiamo ad esempio Maigret: o il volto duro di Jean Gabin o quello accigliato di Gino Cervi. Ma siamo sicuri che quelli non fossero proprio i volti ‘veri’ di questo eroe immaginato da Simenon?
E quante volte, nei primi Caroselli della TV degli anni Sessanta, abbiamo assistito alle indagini dell’Infallibile Ispettore Rock? (con Cesare Polacco e Giuliano Isidori aggiungeva una voce in sottofondo) che si concludevano con le battute, sempre uguali: Ispettore, lei non sbaglia mai! No, anch’io ho commesso un errore. (Alzando il cappello a mostrare la propria calvizie) Non ho mai usato la brillantina Linetti.
Ora, questo Ispettore, assieme al Tenente Sheridan e a Rusty, il ragazzino che è sempre affianco a Rin-Tin-Tin, hanno popolato la nostra infanzia e sono, ancora oggi, tra i personaggi più cari che abbiamo.
Ecco, allora, che quando ho visto entrare in quella stanza asettica e tutta dipinta di bianco il Commissario Montalbano, ho capito subito che era lui, anche se non era proprio come Zingaretti e neppure come raffigurato nel monumento che c’è a Porto Empedocle, però si capiva che era lui, si è guardato subito attorno, rivolgendosi all’Ufficiale Rizzo che stava dignitosamente seduto nella sedia d’angolo, a controllare tutta la stanza.
‘Il commissario Montalbano sono’ ha detto. E l’Ufficiale Rizzo ha sorriso, senza dire nulla.
‘Novità, come sta?’
Rizzo si è stretto nelle spalle.
‘L’età pesa, non c’è niente da fare. Però la tempra è forte….’
Montalbano si è tolto gli occhiali da sole e li ha riposti nel taschino della giacca.
‘Appena ho saputo, vinni a vedere…’ ha mormorato, quasi sovrappensiero. Poi, fissando l’Ufficiale con volto interessato ha spiato: ‘E voi, chi sareste?’
Rizzo si è alzato e con un po’ di prosopopea si è presentato: ‘Ufficiale Rizzo, vengo dal Salento, mi ha inventato Raffaele Polo’
‘Piacere, mi congratulo. C’è una camurria di commissari in questo momento, nella letteratura italiana, impossibile stare dietro a tutti…. E voi, Polizia, Carabinieri, Finanza, dove faticate?’
‘Niente, così, fatti strani e misteriosi, senza una direzione precisa, capita un evento straordinario e impossibile e mandano me. Anzi, mandavano me perché adesso sono finito sotto inchiesta anch’io…’ ha detto tutto d’un fiato Rizzo.
‘Non la finiscono di rompere i cabbasisi, invece di andare da chi sappiamo noi… Vabbè, e il Maestro, come sta?’
‘Camilleri, detto fra noi, è immortale. Che importa se la vita terrena può terminare da un momento all’altro? Ormai lui è un po’ come noi, che non abbiamo paura della morte, siamo e resteremo eterni. Però, dispiace che se l’autore se ne va, non abbiamo più la possibilità di continuare con le nostre avventure…’
‘Eccerto, io quando mi rivedo alla TV ormai sò subito, dalla prima scena, come andrà a finire tutta la storia. Epperò ne vorrei cambiare qualcuna di quelle scene, sempre uguali…’ha sorriso Montalbano.
‘Magari le storie con le donne, no?’ ha chiosato Rizzo.
Poi, sono stati in silenzio, immersi nei loro pensieri.
2.
Se ci pensate un attimo, era una situazione veramente strana quella che vedeva in una stanzetta d’attesa, in un grande ospedale, due uomini seduti uno di fronte all’altro, che si guardavano di sottecchi e, ogni tanto, profferivano qualche frase, irresoluti e tentennanti, come se non avessero fiducia uno dell’altro.
Erano il commissario Montalbano e l’Ufficiale Rizzo, proprio loro, con tutto il carico delle particolarità letterarie e delle caratterizzazioni che gli autori avevano voluto attribuire loro. Di là, c’era il Maestro, Andrea Camilleri, probabilmente intento alla sua ultima battaglia.
‘Per non saper né leggere né scrivere, io però non mi faccio persuaso che lei, proprio lei che tratta questi casi, come dire, misteriosi, sta qui che di misterioso non c’è nulla…’ ha iniziato Montalbano, deciso a scoprire qualcosa di più su quello strano incontro.
‘Si, è vero. Ma io una ragione per essere qui ce l’ho eccome. Anzitutto perché il Maestro Camilleri è citato spesso, negli scritti che mi riguardano in quanto Raffaele Polo, che è il mio autore, lo annovera tra i più grandi scrittori. E poi perché, in effetti, ho ricevuto proprio ieri sera questa lettera che, se mi promette di leggere con il dovuto riserbo, le sottopongo subito…’ E così dicendo, Rizzo ha tirato fuori dalla tasca posteriore dei pantaloni un gonfio portafoglio, dal quale ha estratto una busta gialla stazzonata, da cui ha tirato fuori un foglio che ha porto al commissario Montalbano:
Direzione degli Affari Interni
Comanda di Lecce
Sez. XXLL
Oggetto: istruzioni come da comma 375/bis per il destinatario della presente
Da circostanziate informazioni, si evidenzia presenza Salvo Montalbano at capezzale Suo Autore.
Verificare e assicurarsi collaborazione prezioso Commissario.
Tutto qui. Un timbro e il numero di protocollo.
‘Vede che un motivo ce l’avevo, per essere qui?’ ha sorriso l’Ufficiale Rizzo che, verificando la sorpresa del Commissario, era palesemente a suo agio.
‘Piuttosto voi, o meglio, voscienza, come mai è qui?’
Montalbano ha estratto dalla tasca della giacca un pizzino e lo ha porto all’Ufficiale.
‘Questo me lo ha dato Fazio, stamattina’ ha aggiunto serio il Commissario.
Sul pizzino c’era scritto, con frettolosa calligrafia: ‘Qualcosa non va davanti al Maestro’.
‘E allora, eccoci qui. Altro che spontanea gratitudine verso lo Scrittore…. Se non ce lo avessero comandato…’ ha chiosato Rizzo, con tono sarcastico.
Montalbano ha passeggiato su e giù per la stanza, poi si è seduto di scatto,
‘E adesso, cosa dobbiamo fare?’ ha borbottato quasi a sé stesso.
‘Niente. Il deus ex machina è di là, sappiamo come sta, non possiamo fare proprio nulla’ ha chiarito, rassegnato, l’Ufficiale.
‘Eh no, io mi sono rotto i cabbasisi di farmi imporre sempre le trame e le storie da altri… Stavolta, facciamo di testa mia, e vediamo dove andiamo a finiri…’ è scattato Montalbano.
Poi, rivolgendosi a Rizzo : ‘Mi serve la tua collaborazione. Da solo non riesco a concentrarmi su questa storia, i miei collaboratori sono lontani, non c’è neppure Catarella… Però credo che, in due, ce la faremo a capire perché ci hanno fatto incontrare proprio qui, e adesso…’
‘Stai tranquillo, sono a disposizione. Ma, onestamente, sei convinto che noi, semplici personaggi, possiamo interferire con il mondo reale?’ ha chiesto Rizzo.
‘E quale minchia è il mondo reale? Tu lo sai?’ gli ha subito gridato Montalbano.
Poi, la porta si è aperta e un dottore col camice bianco è apparso, scrutandoli con curiosità.
‘E voi che ci fate qui? Chi siete? Parenti? Comunque non potete stare qui’ ha detto con tono imperioso, indicando la porta e facendo segno ai due che dovevano uscire.
‘Il Commissario Montalbano sono’
‘Sono l’Ufficiale Rizzo, prego’
‘E io mi sto schiantando dalla paura. Fuori, ho detto!’ ha imposto il camice bianco.
Per i due personaggi è stato giocoforza abbandonare la stanza, senza fare caso alla porta sbattuta con violenza alle loro spalle.
3.
Ora, stavano seduti affianco, su una panchina proprio di fronte all’Ospedale dove era ricoverato il Maestro.
Stavano in silenzio, senza saper come fare per riprendere le fila di un discorso non ancora entrato nel vivo ma del quale tutt’e due erano partecipi e attenti…
‘Minchia!’ ha sbottato Montalbano, inforcando gli occhiali da sole.
L’Ufficiale ha sorriso, poi ha cominciato con tono pacato, come se stesse recitando una lezione mandata a mente e studiata nei minimi particolari : ‘La cosa non deve sorprenderci più di tanto. Noi, in effetti, siamo solo personaggi senza una valenza umana e corporea. E ci è stato mandato un nostro simile, anche lui un personaggio – hai notato che assomigliava un po’ al dottore Pasquano? – per farci tornare, velocemente, nelle pagine dei libri di competenza. In realtà, a noi non ci vede nessuno, anche quel cagnolino che è passato poco fa, ha annusato la panchina e l’ha segnata. Non lo avrebbe fatto se ci avesse visti o sentiti…’
‘Ancora li cani! Ma ti rendi conto che, allora, siamo qui, non ci vede nessuno e non possiamo fare nulla…’
‘A proposito, caro commissario, e tu cosa dovevi spiare in questo posto?’ ha chiesto, a bruciapelo, l’Ufficiale Rizzo.
‘Senti, già ti dissi dell’amore e riconoscenza per il mio Maestro. Ma poi, l’idea racchiusa nel pizzino di Fazio, mi ha convinto: c’è qualcosa di strano, proprio qui, proprio adesso. E la tua presenza me lo conferma. Perciò, a rischio di essere presi a pagnuttuni, io direi di tornare dentro e verificare che…’
‘No, escluso. Dentro non si torna. Piuttosto, ragioniamo e troviamo la soluzione come avrebbe fatto Sherlock Holmes. O Poirot. Oppure Miss Marple. Mac anche Pedra Delgado o il tuo concorrente diretto, che è di Roma ma sta ad Aosta e c’è Giallini che lo impersonifica, alla Tv…’
‘Vedo che segui tutti i gialli letterari che si rispettano…. E magari conosci anche Ingravallo oppure Duca Lamberti? Ma sono solo storie, solo storie inventate e personaggi che non esistono, se non nelle pagine dei libri. E le loro indagini, le loro soluzioni sono progettate e inventate dagli autori in anticipo, proprio per arrivare alla conclusione finale dopo duecento pagine, e giustificare la pubblicazione. Noi, invece, dobbiamo capire qualcosa da soli, senza l’aiuto del mio Maestro, che non può, purtroppo, suggerirmi nulla e del tuo autore che chissà dov’è…’ ha detto tutto d’un fiato Montalbano, dimenticandosi anche di infarcire il suo ragionamento con elementi di dialetto siciliano.
‘C’è del vero in quello che dici. Però, possiamo ragionare, questo non ce lo nega nessuno. E capire perché siamo qui e cosa si vuole da noi. Cominciamo col dire che non è un caso se io e te siamo qui. Lasciamo stare come hanno fatto a farci incontrare, ma ci sono riusciti…’ ha iniziato Rizzo, prendendola alla larga.
‘E chi sugno chisti che decisera l’incontro? Mi sono fatto persuaso che, dietro, ci deve essere una Cupola, anche qui…’ ha borbottato Montalbano.
‘In un certo senso, hai ragione. Loro, diciamo così, Loro hanno stabilito tutto, perché debbono realizzare un progetto, e siamo indispensabili io e te…’ ha detto l’Ufficiale che, dopo una breve pausa, ha continuato: ‘Del resto, noi siamo due personaggi che vanno cercando soluzioni, anche le più strane e irreali. E ci riusciamo sempre, all’ultima pagina. Così, questa storia, anche stavolta, si concluderà semplicemente, con un esito che noi ancora non possiamo immaginare, perché non siamo noi che la scriviamo, questa storia…’
‘E non possiamo farci niente, non possiamo inserirci nella vicenda, catafottere tutta la trama e dire la nostra, finalmente?’ ha chiesto il bellicoso Commissario.
‘Mmmh, la vedo nera. Mi sa che non ce la facciamo. Comunque, possiamo provare.’
4.
Il Commissario Montalbano e l’Ufficiale Rizzo cominciavano ad intendersi.
Sorridendo, e sforzandosi di essere il più precisi possibile, hanno fatto mente locale: ‘Io ricevetti u pizzinu da Fazio una tre orate fa. Subbito mi precipitai accà, addimandandomi cosa fusse successo‘ ha detto Montalbano.
‘E io ho trovato la lettera sul mio tavolo, accanto al libro appena uscito con le mie ultime storie…’ ha seguitato l’Ufficiale.
‘Dunque, ‘qualcuno’ voleva che ci trovassimo proprio qui, solo noi due, per quale ragione? Il Maestro non sta bene, è evidente. E perché noi dobbiamo essere qui?’ si è chiesto, un po’ nirbuso, il Commissario.
‘Con un po’ di fantasia, non è difficile capire che, quando un grande Autore sta per andarsene, i suoi personaggi più importanti si animano e vanno ad assisterlo, nessuno li può vedere ma lui si, certo. E gli rendono il misterioso passaggio più facile e piacevole…’ ha cominciato Rizzo che di cose misteriose e dell’aldilà se ne intendeva.
‘Così, anche perché non si discute sulla strabordante presenza di voscienza negli scritti del Maestro, ecco che voi siete stato convocato, anche perché lo stesso direttore Feltri non ha perso occasione di segnalarvi come ‘rompicoglioni’…’ ha insinuato con un risolino Rizzo.
Montalbano ha riso con gusto: ‘Figuriamoci se mi sono meravigliato. Il dottore Pasquano me ne dice di peggio, ma è un buon uomo, in fondo. Rompicabbasisi? Certo, e me ne vanto!’
‘A me, invece, hanno inviato la missione per verificare se questo avvenimento, ovvero la presenza di un Montalbano in carne e ossa potesse avverarsi veramente e si potesse assoldare il Commissario, non più personaggio, ma reale investigatore, per i prossimi, difficili casi….’ ha concluso Rizzo.
‘E, di grazia, cosa avete spiato?’ ha chiesto Montalbano, interessato.
‘Ho spiato, come dite voi, che la fantasia e la realtà si intrecciano mirabilmente e nessuno di noi è in grado di dire se una cosa è o non è. Adesso noi stiamo parlando. Ma siamo proprio noi a parlare oppure c’è qualcuno che ci mette in bocca le parole? E dopo, dove finiremo? E dove finiranno le nostre immagini così ben definite da tv, cinema e giornali ma, in realtà lontane, lontanissime da una realtà che non ha immagini ben definite….’ ha risposto Rizzo.
‘A proposito, ma voi non siete mai apparso in una fotografia? Neanche per sbaglio?‘ ha chiesto Salvo.
Rizzo ha sorriso e si è schernito: ‘Solo una volta, per sbaglio. Ma quella immagine ha fatto il giro del mondo. Eccola, guardate…’ e ha tirato fuori dallo stesso gonfio portafoglio un cartoncino sciupato.
‘Chiaramente io sono quello dietro, del quale si intravedono gli occhi…’______
5.
I due, adesso, erano al tavolino di un bar. Abbandonata la panchina, eccoli che continuano i loro profondi discorsi davanti ad un caffè e un cannolo per Montalbano, un pasticciotto per Rizzo.
‘La nostra identità si può facilmente dedurre dal dolce che preferiamo…’ ha sorriso Rizzo, addentando golosamente il pasticciotto.
‘Vero è’ ha bofonchiato Montalbano che combatteva con la generosa rricotta che fuoriusciva dal cannolo.
‘Vedi Salvo, scusa se ti chiamo per nome…’ ha cominciato Rizzo, leccando dalle dita gli ultimi frammenti di crema.
‘Ci mancherebbe, per carità, carissimo, io Salvo mi chiamo…’ ha risposto Montalbano, mescolando lo zucchero nella tazzina di caffè.
‘Vedi Salvo, la nostra realtà, in effetti, secondo i canoni della corrente definizione, non esiste.
Dove trovi, ad esempio, un bar, proprio in questo posto, dove si può assaporare contemporaneamente un pasticciotto leccese e una cannolo siciliano, magari proprio come lo fanno a Vigata? Nella realtà ‘umana’, definiamola così, non esiste, non può esserci. E invece noi siamo qui, noi, personaggi usciti dai libri siamo in un luogo che c’è e non c’è, di là c’è il nostro Maestro, il tuo Creatore, che è alle prese con un altro, importante episodio della sua vita terrena… Si mescola tutto con grande armonia, siamo noi che non riusciamo a capire quello che accade, vogliamo solo che le nostre fallibili e inesatte leggi terrene siano applicate in toto, sennò storciamo la bocca e diciamo che è impossibile…’ ha spiegato Rizzo, guardando fisso negli occhi Montalbano.
‘Sarebbe a dire che io, Commissario Montalbano, per non saper né leggere né scrivere, sono una figura fantastica, e come me sono tutti quelli che escono dalle pagine degli scritti del nostro Maestro Camilleri? Però, sono qui, bevo il caffè, parlo con te e tra poco torno al Commissariato e riprendo il lavoro. Ma allora, è tutta una camurria!’ si è agitato il Commissario.
‘Salvo, ascoltami. Ti faccio un esempio. Se io scrivo una biografia su Garibaldi, tanto per dire, scrivo di un Garibaldi che s’incontra a Teano con Vittorio Emanuele e dice ‘Obbedisco’.
Ci sono anche i quadri, le illustrazioni, a quei tempi non c’era la TV sennò sai quanti filmati sarebbero andati nei telegiornali. Ora, quanti Garibaldi ci sono: quello vero, quello della mia biografia, quelli ripresi da pittori e storici, quelli che sono interpretati da attori nei film…
Insomma, inizi a capire che la ‘realtà’ di Garibaldi sfuma e si perde in mille rivoli che sono fantasia, interpretazioni, riletture, biografie, film… Ma a noi, in realtà, cosa interessa: Garibaldi o la ‘figura’ di Garibaldi, l’immagine che ci siamo formati dentro e che, per ognuno di noi, è un diverso Eroe dei due mondi? In un certo senso, ecco spiegata l’idea pirandelliana di ‘Uno nesuno e centomila’…’ Rizzo si è fermato e ha finito di sorbire il caffè.
‘Però, tutt’nzemmula mi parvi di capire che sempre accasa stiamo. Pirandello, il mio monumento a Porto Empedocle, la Sicilia…’ ha detto Montalbano, tra sé e sé.
‘Vedi che cominci a capire, caro il mio Commissario? Quel monumento, ad esempio, non ti somiglia. Tu hai le fattezze di Zingaretti oppure è lui che è veramente Montalbano e non lo sapeva, ma non è importante questo, è importante come ti vede e ti considera la gente, è importante l’idea Montalbano che, ormai, è storia e non la può cancellare nessuno…’ ha concluso Rizzo che, ad una cameriera che si avvicinava, ha ordinato un cannolo come quello del Commissario.
Montalbano ha fatto un sorrisino e poi ha chiesto: ‘Signor sotuttoio, e come minchia lo spieghiamo che la cammarera ci ha visti e ci sta portando i cannoli?’.
Anche Rizzo ha sorriso e, forbendosi le labbra col tovagiolino di carta, ha risposto.
6.
‘Allora, parliamoci chiaro. Partiamo dall’idea che nulla è proprio come lo vediamo noi, c’è sempre qualcosa che ci sfugge e di cui non possiamo accorgerci….’ ha detto Rizzo, guardando fisso Montalbano. Che ha fatto un cenno della mano, come dire, vabbè, andiamo avanti.
‘Così, quando avvengono dei cambiamenti che noi diamo per scontati, ma che in realtà sono carichi di mistero, c’è come una vibrazione, un rimescolìo, un fremito dell’Universo che scompagina ogni nostro credo…. E il bello è che noi non possiamo accorgercene, perché la Scienza, quella ufficiale del Mondo Umano, non si è ancora pronunciata….In realtà, brancola nel buio, ma uno Scienziato come può ammettere, serenamente che ‘a questa domanda non c’è risposta’. Morirebbe, piuttosto…’ e Rizzo ha sorriso, introducendo nel suo discorso una lunga pausa.
Montalbano si è agitato un po’ sulla sedia, ha inforcato gli occhiali da sole e poi li ha rimessi nel taschino della giacca. Poi ha balbettato: ‘Verrebbe a dire che siamo circondati… E che schifezza è mai questa?’
‘La cammarera, come dice voscienza. E il pasticciotto. E il cannolo. Tutto finto, ma per la nostra realtà. In altre realtà siamo noi ad essere finti, e reali sono la cameriera e le cose buone che ci ha portato. Ma quello che voglio farvi capire, scusate l’ardimento, è che nessuno ha mai stabilito quale sia la ‘vera’ realtà, scherzando potremmo dire la realtà reale…’ ha concluso Rizzo.
‘E vabbè, passi. Ma io, voi, che ci stiamo a fare in questo momento che ci hanno mandato mentre il Maestro sta per, non voglio magari pensarci…’ ha tirato fuori, d’un fiato Montalbano.
Rizzo è stato in silenzio. Poi ha ripreso, misurando le parole: ‘Caro il mio Commissario, non c’è sempre una risposta precisa agli interrogativi. Io potrei azzardare un’opinione, ma non è detto che sia quella giusta…. Piuttosto voi, cosa pensate in merito a questo nostro incontro?’
‘Fazio mi passò u pizzino e altro nu saccio. Ma dite, dite, parlate come un libro stampato’ ha detto Montalbano.
‘Si, magari con le illustrazioni a colori! Io penso che questi incontri avvengano sempre, quando un essere umano sta per passare all’aldilà, di cui noi non sappiamo nulla. Allora, tutte le sue creazioni, i suoi pensieri, le idee che Platone immaginava come ombre che si proiettavano sul muro…’ ha ricominciato Rizzo, indugiando in quel suo intercalare da intellettuale che a Montalbano, però, non piaceva,
‘Non mi fate venire il nirbuso! Parlate terra terra e lasciate stare le fumisterie, per favore…‘ ha esclamato infatti il Commissario.
‘Giusto. Insomma, noi siamo qui perché il vostro Creatore, il Maestro Autore, si accinge al grande passo. Come, perché e cosa significhi, non si sa. Ma il Grande Saluto, prima della Partenza, era necessario… Ora, direte voi, cosa c’entro io?’ ha fatto Rizzo, cambiando tono e sorprendendo Montalbano che è ammutolito.
‘Ma io sono, di solito, proprio dove ci sono fatti misteriosi, inspiegabili. Nel Salento, sempre. E talvolta in trasferta. Adesso, però il tempo è finito, io debbo andare. É stato veramente un piacere….’ ha concluso Rizzo.
Si sono alzati, guardandosi con simpatia. Si sono dati la mano.
Poi, Rizzo ha sorriso: ‘ Una sola curiosità, posso?’
‘Ma certo, dite’ ha risposto Montalbano, inforcando gli occhiali da sole.
‘Perché quando mangiate e state in compagnia di belle donne, dite che non volete parlare e che il silenzio, durante il pranzo, è d’obbligo? Io, invece, trovo che sia quello il miglior momento per le confidenze….’ ha chiesto, incuriosito, Rizzo.
Montalbano gli ha messo la mano sulla spalla: ‘Guadda guadda, lo notasti anche tu? Ma quella è stata una camurria della televisione che aveva difficoltà a riprendere i discorsi di due seduti al tavolino e che mangiano… Figurati se ammè non piace di parlari culle fimmene specialmente! Ti saluto… a proposito, come ti chiami?’ ha sorriso Salvo Montalbano, commissario di Vigata.
Ma Rizzo non ha risposto, si è allontanato facendo un cenno di saluto con il braccio alzato, come se stesse per andare lontano, molto lontano…______
ABBIAMO RIPUBBLICATO QUI SOPRA SENZA SOLUZIONE DI CONTINUITA’ LE SEI ‘PUNTATE’ USCITE IL MESE SCORSO
Category: Cultura
Non basta leggere, bisognerebbe anche capire. Ma capire è un lusso che non tutti possono permettersi …
Andrea Camilleri