TAP, NON E’ ANCORA DETTO…SUSSURRI E GRIDA: SOSPETTI E RICHIESTA DI INTERVENTO AI MAGISTRATI. CHE COSA STA SUCCEDENDO NEL CANTIERE DI SAN BASILIO A MELENDUGNO? E CHE COSA POTREBBE SUCCEDERE? TUTTO A CAUSA DI QUESTO GASDOTTO, DEFINITO IN CONFERENZA STAMPA QUESTA MATTINA “un attentato contro l’umanità”
di Giuseppe Puppo______Che cosa è successo nel cantiere Tap di Melendugno, zona, come è noto, interdetta all’accesso dei cittadini, giornalisti compresi? Che cosa sta succedendo? E’ che cosa potrebbe succedere, di tremendamente pericoloso?
Lo hanno chiesto questa mattina a Melendugno gli ingegneri Alessandro Manuelli e Gianluca Maggiore, della commissione comunale che da anni studia e segue la questione, presente il sindaco Marco Potì, oltre a numerosi attivisti del Comitato No Tap, che da anni monitorano costantemente l’intera località, in una conferenza stampa convocata per illustrare i loro “sospetti”, e sollevare, circostanziate osservazioni alla mano, altre questioni riguardo l’operato della multinazionale che sta costruendo il gasdotto, alcune vecchie, ma irrisolte, altre ‘lavate con l’acqua di falda’, mettiamola così, con ulteriori sviluppi, e altre del tutto nuove.
I relatori hanno costantemente già informato la Procura della Repubblica di Lecce di tutto, a parte rispetto agli altri procedimenti penali in corso.
Chiedono l’intervento immediato dei magistrati per bloccare il cantiere, almeno di sapere che fine abbiano fatto gli esposti presentati. Con urgenza.
Perché, come ha affermato Manuelli, “il gasdotto Tap è un attentato contro l’umanità”.
Vediamo i motivi.
C’è in primis il sospetto che nel cantiere sia successo qualcosa, ultimamente. Ora, il sospetto è l’anticamera della verità, a maggior ragione quando lo sostengono dati di fatto, incongruenze ed evidenti anomalie.
Il 26 aprile scorso Tap ha comunicato ufficialmente agli enti e alle autorità interessate in un foglio di tre righe di testo di aver finito le operazioni di perforazione per il così detto micro tunnel, che poi in realtà – ma questo lo sapevamo già – non è affatto micro, anzi, tutt’altro. Lunghissimo, delicatissimo, ma, a dire della multinazionale, ultimato in tempi record.
Però, a smentire clamorosamente la comunicazione, alcune decine di conci stanno abbandonati in un deposito a Surbo. Lo provano le foto mostrate in conferenza stampa e scattate a più riprese nel mese di questo mese di maggio (nella nostra foto). Sono una sessantina, forse settanta. Arrivano là, nel deposito dell’ azienda Torino Trasporti, sulla strada provinciale fra Surbo e Trepuzzi, da Brindisi, dove sono stati trasportati via mare, per poi essere a loro volte avviati al cantiere di San Basilio.
Il concio – ho imparato anche io – è un grosso tubo di cemento che serve per spingere la talpa che scava e che diventa poi parte integrante del tunnel. Spese di trasporto a parte, ognuno di essi costa centinaia di migliaia di euro.
Ora – ho ragionato anche io, terra terra, è il caso di dirlo, ché non voglio fare il registratore, o il passacarte, ma riferire solo cose che ho capito – qui non stiamo parlando del piastrellista che si era fatto arrivare una scatola di piastrelle in più e poi le ha lasciate, in quanto avanzate, dopo aver finito il lavoro in un stanza, o dell’imbianchino che si era fatto arrivare qualche latta di vernice in più, a buona misura, e poi la lascia nel ripostiglio di casa, in quanto erano bastate quelle che aveva già.
Se sessanta-settanta pesantissimi e costosissimi conci stanno ancora in deposito significa che nel cantiere i lavori non sono stati affatto ultimati, checché ne dica Tap.
“La stessa TAP che pubblicizza a reti unificate ogni suo traguardo raggiunto, anche il più insignificante, completa un micro tunnel da record ingegneristico e si limita ad una breve comunicazione istituzionale, senza sparare i fuochi d’artificio? Come minimo qui c’è qualcosa che non quadra!” – ha commentato Serena Fiorentino, del comitato Mamme No Tap.
Ma c’è dell’altro. Gli osservatori – volontari della commissione comunale di Melendugno, sia pur a distanza, hanno notato che negli ultimi giorni all’interno del cantiere sono stati accumulati montagne di sabbia.
Da dove viene, e perché?
Mancano risposte. Ci sarà stato per caso un cedimento, uno smottamento?
Ipotesi plausibile. E qui veniamo all’annosa questione della natura idrogeologica della zona in cui dall’approdo a mare San Foca fino alla centrale di smistamento a Melendugno si trova interrato il gasdotto. Si tratta di un’antica palude, che negli anni trenta fu bonificata, come tante altre delle coste del Salento. Rimane fatta di acqua e sabbia.
In conferenza stampa questa mattina sono stati dimostrate evidenze che dimostrano che i carotaggi, i sondaggi, le operazioni preliminari sono state fatte poco e male, e non si è voluto minimamente tener conto della natura dei luoghi, che di per sé sarebbe stata ostativa alla costruzione del così detto micro tunnel.
Così si è espresso questa mattina Gianluca Maggiore: “Era il 2012 quando tramite osservazioni al ministero l’associazione Tramontana evidenziava le criticità su quello che sarebbe stato l’approdo di San Foca da praticare con la tecnica del microtunneling.
Osservazioni reiterate in ogni step del progetto.
Era il maggio del 2016 quando la Commissione Tecnica Comunale sul progetto TAP, avvalendosi della documentazione redatta dalla stessa società, concludeva che l’approdo in località San Basilio non presentava le condizioni geologiche per supportare un tunnel in cemento lungo 1540m e largo 3m .
Per TAP il micro tunnel di San Foca ha sempre rappresentato la panacea contro tutti i mali, la soluzione contro tutti l’impatti.
Per chi ha studiato, la talpa, il tunnel, i conci, il pozzo di spinta, sono sembrati dei giocattoli fragili nelle mani di una natura che li ripudiava.
Intorno i primi di maggio, dalle “vedette” che come moderni partigiani osservano il cantiere TAP arrivano le prime segnalazioni.
-“È cambiata la logistica del cantiere”
-”stanno portando via molta acqua e poco materiale”
-”la stazione di spinta intermedia è ferma da una settimana”
-”sabbia, montagne di sabbia!”
A queste segnalazioni, corredate da foto e video è partita un attenta valutazione da parte dei tecnici della Commissione.
Era chiaro che vi era qualcosa che non andasse.
La talpa è arrivata all’interno del cantiere il 10 gennaio 2019 , i primi conci sono stati inseriti il 16 gennaio. Da quel momento abbiamo iniziato a contare le stazioni di spinta intermedie, i conci valvolati, seguendo passo dopo passo tutte le operazioni, ma da un momento all’altro uno stallo. Perché?
All’improvviso , il 7 maggio, TAP comunica:
‘per Vs. opportuna informazione, in riferimento alla realizzazione del Microtunnel e alle attività di cantiere in località
San Basilio in agro di Melendugno, si comunica che in data 26/04/2019 è stata completata la perforazione del
Microtunnelling in accordo agli elaborati di progetto’.
Avrebbero finito il microtunnel a campata unica più lungo del mondo e viene comunicato 15 giorni dopo a tutti gli enti senza un comunicato stampa?
Era ancora tutto più chiaro, c’era qualcosa che non andava.
Perché nel cantiere ci sono ancora decine di conci? Dovrebbero essere contati e intervallati dalle stazioni di spinta intermedie.
Perché il giorno 29 aprile, a 3 giorni dalla dichiarata conclusione delle attività di microtunneling, sul cantiere era ancora presente una stazione di spinta intermedia, insieme a decine di conci, e la gru inseriva un concio in cemento nel pozzo di spinta?
Di una cosa siamo certi: per cercare di rispondere a queste domande, il deposito della Torino Trasporti di Surbo è pieno di conci, e dal pozzo di spinta “ a lavori terminati” per un mese è stata estratta sabbia.
Tutto questo, con dovizia di particolari, è al centro di un esposto alla magistratura, come è argomento di un esposto il piano di carotaggi che TAP doveva eseguire per redigere il progetto esecutivo di tutta l’opera.
Sono decine ormai gli esposti con “dovizia di particolari” che giacciono sulle scrivanie della magistratura leccese, alcuni come notizia di reato.
Una cosa certa è che nessuno ha avuto la grazia di dissipare i nostri dubbi, e TAP continua a dichiarare avanzamenti lavori, e probabilmente a accaparrarsi fondi.
Quello che colpisce è vedere montagne di sabbia nel cantiere di San Basilio, quella sabbia che il micro tunnel doveva tutelare.
In attesa di risposte attendibili, permetteteci di dire che a San Basilio c’è un problema serio, che non si è presentato a distanza di 5 o 10 anni, ma durante la costruzione, di un gasdotto da 20 miliardi di m³ che sotto passa una provinciale e una spiaggia affollatissima durante la stagione balneare, e sarebbe dovuto essere sicuro per almeno cinquanta anni”.
Ancora sono state tante le altre le questioni sollevate nella conferenza stampa di questa mattina a Melendugno. I lettori di leccecronaca.it mi perdoneranno se faccio solo accenno ad altre, solo ad alcune delle altre, in sintesi giornalistica, chè non sono riuscito a stare dietro a tutte, per approfondirle, come avrebbero meritato. Spero solo di aver colto, come riferito, le principali, quelle fondamentali. Per esempio, il sindaco Marco Potì ha chiesto urgentemente alla Regione Puglia il riconoscimento della costa quale Sito di Interesse Comunitario, Sic. Questo consentirebbe nuove possibilità di opposizione alla realizzazione del gasdotto, dopo la scoperta della preziosissima barriera corallina presente nel tratto di mare antistante.
Poi, l’enorme impatto ambientale su flora e fauna, e territorio, poco e mal considerato fino ad adesso.
Qui è in gioco il futuro delle giovani generazioni, che passa anche dal blocco di quest’opera inutile, dannosa, devastante, per tutti, buona solo per il profitto di pochi approfittatori e lobbysti dell’alta finanza internazionale, e dei politici loro camerieri.
Infine, ed è discorso di pochi mesi, mentre in tutto il mondo si lotta, comunque si chiede a gran voce di ridurre le emissioni di gas serra, di portare subito il limite sotto l’1,5 di aumento del surriscaldamento, entro e non oltre il 2030, pena effetti devastanti per l’uomo e l’ambiente, qui in Salento si vuole ancora costruire un gasdotto che produrrebbe picchi di emissioni inquinanti di gas serra per i prossimi cento anni.
Altro che compensazioni economiche, offerte da Tap e dal governo Conte traditore…A quanto ammonterebbe la compensazione economica, per un Salento devastato per sempre, in un futuro negato?______
LA RICERCA nei due nostri ultimi articoli, del 23 e 24 maggio scorsi