“Casaleggio peggio di Berlusconi”, E IL PD PRESENTA UNA PROPOSTA DI LEGGE SUL CONFLITTO DI INTERESSI DIGITALE. ECCO COME L’HA SPIEGATA FRANCESCO BOCCIA
(Rdl)______L’on. Francesco Boccia (nella foto), deputato e economista PD, ha tenuto ieri alla Camera dei Deputati una conferenza stampa relativa alla proposta di legge sul conflitto di interessi digitale da lui presentata. Qui di seguito, una sintesi delle sue dichiarazioni.
“Una normativa aggiornata sul conflitto di interessi non può non tenere conto delle ricadute del settore digitale sulla politica, in particolare di chi oggi ha una carica istituzionale ed ha collegamenti diretti ed evidenti con società che si occupano di profilare online le persone, o peggio ancora di indirizzarne le scelte in maniera indiretta. Non si può ridurre la politica a marketing. La legge sul conflitto di interessi nella società digitale presentata parla al mondo di oggi e di domani.
Le proposte giunte in Parlamento dal M5S parlano di una società novecentesca lontana dalle complessità di oggi. Dev’essere chiaro a tutti che nel 2019 non si deve poter selezionare un terzo del Parlamento e più di mezzo governo attraverso attività di profilazione, analisi del sentiment, analisi comportamentale, indirettamente anche attraverso il ‘nudging’ con attività fatte spesso dagli stessi candidati e poi dire noi non c’entriamo nulla, se si hanno a cuore le regole democratiche di un Paese.
Oggi il conflitto di interessi non riguarda soltanto l’editoria se gestita o condizionata da chi ha un ruolo politico ma anche chi si occupa di dati, di informazioni, di business o di attività che, anche attraverso il web, incidono sulle scelte politiche. Vale per Casaleggio così come per tutte quelle società private che usano piattaforme online per influenzare le scelte politiche, attraverso l’analisi e la canalizzazione del sentiment degli elettori.
La proposta di legge sul conflitto di interessi digitale, di cui sono primo firmatario, che il PD ha presentato è l’altra faccia della medaglia del conflitto di interessi ‘tradizionale’ che si sintetizza molto efficacemente nella proposta Fiano depositata a inizio Legislatura, che regola i rapporti tra aziende e istituzioni. Il Partito Democratico vuole prevenire tutti i conflitti. Oggi, invece, la sensazione è che la maggioranza non sia tanto interessata al conflitto di interessi quanto all’interesse per il conflitto.
Il conflitto di interessi che andiamo a normare si applica al titolare della carica politica che sia stato eletto anche attraverso il sostegno di società private che fanno nudging o all’editore che eserciti, o abbia esercitato negli ultimi tre anni, la propria attività nel settore della comunicazione elettronica o di gestendo piattaforme online. Nel rispetto del Regolamento Euratom si stabilisce anche il divieto, per chi concorre a incarichi politici, di esercitare attività di profilazione degli utenti o alterazione inconsapevole del comportamento delle persone in modo prevedibile. Nel caso in cui ad incorrere in conflitto di interessi sia il titolare della carica politica questo decadrà dalla carica; nel caso in cui, invece, il conflitto di interessi sia stato riconosciuto ad un’azienda privata, dovrà pagare una sanzione pecuniaria.
Se a fare analisi del sentiment degli utenti e profilazione dei dati è un partito politico, allora la si fa in maniera trasparente con piattaforme open source, con algoritmi aperti e leggibili da tutti e controllabili, in qualsiasi momento, da un’autorità terza (in questo momento la piattaforma Rousseau non risponde a nessun requisito tra questi). La proposta del PD è stata depositata, vedremo se il M5S avrà il coraggio di approvarla”.