L’ INDAGINE DELLA MAGISTRATURA DI LECCE SULLA XYLELLA, LA PROCURA CHIEDE L’ARCHIVIAZIONE PER GLI INDAGATI RIGUARDO ALLE PRINCIPALI IPOTESI DI REATO, MA SULL’INTERA QUESTIONE RIMANGONO MOLTE OMBRE
(Rdl)______Nella tarda mattinata di oggi si è avuta notizia del fatto che nei giorni scorsi il giudice per le indagini preliminari della Procura della Repubblica di Lecce Alcide Maritati ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dal procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone e dal sostituto Roberta Licci, e richiesta del procuratore capo Leonardo Leone de Castris, riguardo l’indagine sull’origine e la diffusione della Xylella.
Cominciata nel dicembre 2015, e protrattasi in questi anni, anche con una proroga speciale ottenuta per indagare sull’uso dei prodotti chimici in agricoltura, l’indagine della magistratura si è sviluppata a proposito delle sperimentazioni negli oliveti anche all’epoca dell’essiccamento, dei ritardi con cui furono affrontate le emergenze segnalate dagli agricoltori, delle regolarità dell’uso dei finanziamenti pubblici, e dell’ applicazione ritenuta non corretta delle procedure imposte dall’Unione europea, come nell’uso di pesticidi vietati, o come nell’importazione del batterio della xylella per fini scientifici.
Essa vede ora dunque un primo punto fermo.
Cercheremo di avere il testo completo del documento, lo abbiamo chiesto ai competenti uffici giudiziari, se ce lo daranno, se lecito e se possibile, lo pubblicheremo integralmente, anche perché la lettura completa è indispensabile per capire l’intera questione
Da quel po’ che è emerso in questi minuti, intanto, è possibile stabilire che, come detto, per gli indagati è stata chiesta l’archiviazione, in merito alle accuse di diffusione colposa della malattia, inquinamento ambientale e deturpamento delle bellezze naturali.
Però, se questo è un primo punto fermo, ce ne sono altri ancora tutti da scrivere.
Nel provvedimento reso noto oggi, infatti, è disposto pure la trasmissione degli atti della Procura salentina alla Procura di Bari, per quanto riguarda l’ipotesi di reato di falso, ravvisata negli atti acquisiti all’Istituto agronomico mediterraneo di Valenzano, e in due comunicazioni dell’Osservatorio fitosanitario di Bari, relative alla data ufficiale di comparsa della Xylella.
Sempre da quel po’ finora emerso, i giudici, per quanto non abbiano raccolto prove sufficienti per incriminarli a carico degli imputati, parlano di “molteplici iregolarità” di “pressapochismo” e di “negligenze”, a proposito di tecnici e accademici, in quanto i loro interventi “si sono dimostrati assolutamente disarticolati, tardivi, caratterizzati da scarsa trasparenza e professionalità e non consoni complessivamente a una corretta gestione dell’emergenza“: “è indubbio che gli indagati, ciascuno per la sua parte, non hanno di certo agito seguendo le regole e le prassi che sarebbero state necessarie in quella situazione. Ma è altrettanto vero che pare impossibile trovare la prova certa che, osservate le corrette regole di comportamento, l’evento non si sarebbe comunque realizzato”.
Insomma, per sostenere un’ accusa in giudizio di colpa relativa ad un esito, secondo quanto sancito dalla Cassazione, bisogna avere la certezza che l’evento si sarebbe potuto prevenire, come invece nella fattispecie non è possibile dimostrare.
Quindi indagati non imputati.
Però dalla richiesta di archiviazione nei loro confronti resa nota oggi, d quel po’ che è stato possibile saperne, sembrano emergere accenni inquietanti su reticenze, omertà e falsità, con l’interesse principale di usufruire di fondi pubblici, piuttosto che individuare le cure più adeguate.______
LA RICERCA nei nostri articoli del 18 dicembre 2015 e del 19 novembre 2016