ECSEL VS ACCADEMIA DEI LINCEI. DI NUOVO COLPITE E AFFONDATE CON LUCIDITA’ LE IMPOSTAZIONI PSEUDO SCIENTIFICHE SU CUI DA ANNI SI REGGE LA FRODE XYLELLA
(e.l.)______L’ agenzia di stampa Askanews ha ‘lanciato’ ieri da Bruxelles una lunga e circostanziata dichiarazione di Luca Marini (nella foto), docente di diritto internazionale all’ Università La Sapienza di Roma, e direttore dell’Ecsel, il Centro europeo per la Scienza, l’Etica e il Diritto (European Centre for Science, Ethics, and Law).
Le parole del professor Marini vanno a criticare duramente e lucidamente le posizioni espresse recentemente dall’Accademia dei Lincei riguardo l’intera questione della Xylella.
L’Ecsel smentisce in particolare l’affermazione della Commissione dell’Accademia dei Lincei secondo cui la Xylella sarebbe stata individuata dai ricercatori in Puglia “con certezza come responsabile del complesso del disseccamento rapido dell’olivo (CoDiRO) sin dalla prima identificazione certa del batterio, nel 2013”. Basandosi su questa “certezza” la Commissione Lincea denunciava in una lettera il 2 maggio come “la dinamica degli eventi di questa vicenda metta drammaticamente in luce alcuni aspetti disfunzionali del rapporto tra poteri pubblici e scienza purtroppo molto radicati in Italia”; questo perché, sosteneva, “si è scelto di non dare credito alle evidenze scientifiche prodotte dai ricercatori e non dare seguito alle loro precise raccomandazioni, impedendo per anni la messa in atto delle misure necessarie a fermare l’epidemia”.
Ecco le parole precise della replica del professor Luca Marini, che giudica “controverse” queste affermazioni, osservando che sollevano “alcune perplessità”.
“E’ noto che esiste un solo articolo scientifico, pubblicato su ‘Scientific Report’ nel dicembre 2017, nel quale si mette in correlazione, unicamente mediante un esperimento condotto in laboratorio su piantine di un anno di età, il disseccamento rapido dell’olivo (Co.Di.R.O.) con l’infezione del batterio Xylella fastidiosa. E’ quindi evidente che nel 2013 non poteva esserci nessuna ‘certezza’ perché all’epoca non erano ancora stati condotti i test di patogenicità indispensabili per iniziare a comprendere l’eziologia del disseccamento.
A riprova di ciò il professor Giovanni Martelli (colui che ha avuto l’intuizione che nel Salento poteva esserci il batterio Xylella fastidiosa, fino ad allora non segnalato in alcun paese europeo), sul notiziario di informazione a cura dell’Accademia dei Georgofili, il 30 ottobre 2013 asseriva: ‘In conclusione, non vi sono al momento elementi che facciano ritenere X. fastidiosa come l’agente primario del disseccamento rapido dell’olivo. Essa è verosimilmente coinvolta nel quadro eziologico come compartecipe. E’ quanto si vuole accertare attraverso l’isolamento (in corso) in coltura pura del batterio, che ne consenta la definitiva ed incontrovertibile identificazione e permetta la conduzione di prove di patogenicità che possano una volta per tutte accertarne il comportamento su olivo. A ciò si aggiunga la ricerca dei possibili vettori, anch’essa in effettuazione”.
Luca Marini contesta poi in modo netto un’altra affermazione della Commissione sui problemi della Ricerca dell’Accademia dei Lincei, secondo cui il “dannosissimo ritardo nella messa in atto delle misure di contenimento hanno fatto sì che il numero di olivi potenzialmente infetti sia passato dal 2013 a oggi da qualche centinaio di migliaia a più di 20 milioni e la superficie colpita dall’epidemia da 80 a più di 1.800 Km2”.
“Riguardo ai pretesi 20 milioni di piante ‘potenzialmente infette’ – puntualizza Marini – c’è un problema di numeri. I soli dati ufficiali disponibili sono quelli forniti dalla Regione Puglia e ci dicono che, su 450.000 piante campionate, solo il 2% risulta infetto dal batterio Xylella fastidiosa, e cioè appena qualche migliaio. Un altro dato significativo è quello rilevato a Melendugno, in piena zona infetta: quando, nell’aprile 2018, la Tap (il consorzio per la costruzione del gasdotto Trans Adriatic Pipeline, ndr) ha chiesto alla Regione Puglia l’autorizzazione allo spostamento di piante di olivo, è emerso che su 450 olivi solo 3 erano positivi al batterio, ovvero lo 0,7%.
E’ infine singolare che la Commissione Lincea, mentre auspica che ‘questa paradigmatica vicenda aiuti in futuro a fondare le decisioni politiche su solide evidenze scientifiche’, di fatto si soffermi su meri dati numerici forniti da associazioni di categoria, senza considerare le evidenze scientifiche (fatte proprie anche dall’Unione europea) concernenti la neurotossicità per la salute umana e la nocività per l’ambiente dei fitofarmaci imposti dalla normativa vigente”, che mirano a sterminare la Sputacchina (Philaenus spumarius), l’insetto individuato come il vettore del contagio.
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