IL LECCE / LA PARTITA / NIENTE FESTA, MA…
(Rdl)______Testa coda fra due neopromosse, una in procinto di ritornare subito in C, l’altra di fare il salto verso la serie A. E ‘stasera stessa, viste le notizie provenienti da Palermo, a patto di vincere.
Due-tremila tifosi salentini provenienti da tutto il Nord sugli spalti di uno stadio Euganeo (nella foto) disertato da quelli di casa.
Lecce col solito 4-3-1-2: Vigorito – Meccariello, Lucioni, Antonio Marino, Venuti – Tabanelli, Petriccione, Majer – Mancosu – La Mantia, Falco.
Padova col solito 4-3-3: Minelli – Longhi, Cherubin, Andjelkovic, Cappelletti – Pulzetti, Serena, Lollo – Mazzocco, Bonazzoli, Baraye.
E – questo è il calcio – succede quello che non t’aspetti, con il Padova in vantaggio al 2′. Assist di Longhi per Baraye che difende palla, resiste a Venuti e sorprende Vigorito con una botta da distanza ravvicinata sul secondo palo.
Il Lecce accusa il colpo, pare stranito, sulle ali dell’entusiasmo i padroni di casa vanno al tiro altre tre volte, anche se fuori bersaglio, con un Baraye scatenato.
Gli ospiti si fanno vedere in avanti solamente dopo il primo quarto d’ora, guadagnano un primo calcio d’angolo, e fanno il primo tiro, respinto dal portiere, con Tabanelli.
Il Padova ora è guardingo, nervoso, conta già due ammoniti per brutti falli.
Altri due angoli, in attacco, per i Giallorossi, ma senza costrutto.
Alla mezz’ora Baraye si fa quaranta metri palla al piede, arriva in debito di ossigeno davanti all’area, dove Lucioni, pulito, gli mette il pallone a lato, per il primo angolo dei Veneti.
Fasi alterne, sprazzi di gioco, agonismo, ma poca creatività e scarsa incisività.
Da entrambe le parti: calci d’angolo senza convinzione, manovre senza sbocchi, passaggi corti e tiri velleitari. E si va così al riposo.
Liverani fa un doppio cambio al rientro dagli spogliatoi: Bovo per Marino, e Palombi per Petriccione. Ne farà un altro, il terzo e ultimo, al 67′, con Haye per Tabanelli, quando si accorge che la squadra non è entrata ancora in partita, per di più sotto di due gol. Già, perché un Padova sempre concentrato e dinamico, che ci crede ancora, nell’improbabile miracolo della salvezza, come del resto è anche giusto che così sia, va di nuovo in gol al minuto 56, con Cappelletti, di testa, su azione di calcio d’angolo.
Poi, quando manca poco più di un quarto d’ora, più ampio recupero alla fine, partita riaperta, i rigori li danno anche al Lecce, Mancosu lo trasforma.
A questo punto la partita si infiamma, anzi diventa cattiva: infortuni, ammonizioni, falli, nervosismo.
Il Lecce ci prova, ma, al minuto 83, occasione per il Padova: salva Vigorito che, senza commettere fallo, si oppone su Baraye arrivato di nuovo solo davanti a lui.
Ma, nervosismo a parte, non succede niente di rilevante, fino allo scadere del 90′.
Poi ci sono ben sette, giusti, minuti di recupero. Però niente, niente da fare, il risultato non cambia.
Finisce 2 a 1.
E ci sta. Niente processi, niente recriminazioni.
Il Lecce è sceso in campo confuso, disorientato, scarico, proprio in quello che poteva essere il momento decisivo, risolutivo. Aveva ancora nelle gambe e nella testa l’impresa di domenica sera della vittoria casalinga con la capolista. La tensione. Il viaggio. Si è aggiunta la notizia di un’ ora prima del pareggio casalingo del Palermo, che, invece di generare determinazione, ha prodotto una specie di ingiustificata mollezza. Come se avesse già deciso il fato.
Preso subito in apertura un gol, non ne è venuto più fuori.
Il Padova arrivava da quindici giorni di inattività agonistica, per quanto di polemiche, in un ambiente rassegnato: la squadra ha reagito, si sono giocati l’ultima carta, della disperazione, e sono riusciti a prevalere, mettendoci maggiore concentrazione e maggiore condizione psicofisica.
Ora, non è successo niente. Il Lecce è ancora padrone del proprio destino. Adesso ha dieci giorni per rifiatare e per riprogrammarsi. Riposa nel fine settimana. Nel prossimo, l’altro ancora cioè, male che vada con ancora un punto di vantaggio sulla terza, gioca al Via del Mare contro lo Spezia, e vincendo taglierà il traguardo della promozione diretta.
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