IL DOPPIO APPUNTAMENTO CON UN GIOVANE VERSEGGIATORE SICILIANO, A LECCE PER iQdB EDIZIONI: PIETRO ROMANO E LA SUA POESIA DEL RIFIUTO E DELL’ACCOGLIENZA, “lo strumento più immediato per connettermi alla parte più intima delle cose”
di Emanuela Boccassini______
Ieri sera, venerdì 22 febbraio, presso il Fondo Verri, il giornalista Annibale Gagliani (a destra, nella foto) ha magistralmente condotto la presentazione della raccolta “Fra mani rifiutate”, per la casa editrice salentina iQdB edizioni di Stefano Donno, nella collana Z diretta da Nicola Vacca, del giovane poeta siciliano Pietro Romano (a sinistra).
Replica questa sera, sabato 23, sempre a Lecce, presso il Museo Faggiano, condotta dalla bravissima giornalista Giovanna Ciracì.
Classe ’94, Pietro Romano ha palesato una nobiltà d’animo, una sensibilità e un’attenzione al mondo circostante fuori dal comune.
Nella poesia di Romano ‒ che indaga nell’animo umano ‒ tenerezza, sogno, accoglienza e rifiuto, luce e silenzio, sono le parole chiave per una completa comprensione. La poesia «Fra mani rifiutate», che dà il nome alla raccolta, è una sinesi straordinaria di quello che è possibile ravvisare nella silloge stessa.
Fra mani rifiutate
mi orienti, parola, per farti mondo:
sei linfa che cola su spoglie pagine bianche,
acerba sopita nel mio esistere puro.
Mi tranci, parola svestita del suono,
affilata le carni mi scavi quando
a depennarmi è il solitario ascolto
del tuo accadermi spezzata sulla lingua.
Mi scheggi parola sgranata, mia orma,
cerniera di assenze, risorti silenzi
d’idee, di luci su scarpe rotte,
di pane raffermo in tavola, di tosse
gettata in gola, di febbri remittenti quando
la mente è freddo di cratere spento
e tu, divezzata da vita, non divieni.
Nei componimenti di Pietro Romano, infatti, si può leggere un’analisi approfondita, e forse anche una critica, alle emozioni, al non sapersi esprimere e non saper instaurare un dialogo con gli altri e con se stessi.
Non stupisce certo, in una società superficiale, egoista, che consuma tutto e velocemente, persino i sentimenti.
La mancanza di empatia riscontrata dall’autore è sintomo, secondo il giovane poeta, non solo di una società incapace di creare relazioni esterne, ma soprattutto di rapportarsi con sé.
La sua è una poesia intima, che osserva il mondo distratto, e la cui ragion d’essere è il desiderio di rintracciare origini che accomunino tutti e permettano di scoprire quanto è nascosto in noi. Perché anche dal dolore si possono trovare aspetti positivi, capaci di farci crescere e abbattere le mura costruite dentro di noi. Mura che ci impediscono di manifestare il nostro essere e di “amare oltre”, di riscoprire il senso della tenerezza che abbraccia anima e corpo in contemplazione del bello.
La sua poesia è un richiamo alle origini, alla riscoperta della nostra umanità ‒ perché oggi, forse, abbiamo perso gran parte di noi e dell’amore per cui esistiamo ‒ e al superamento dell’emarginazione dell’individuo dovuta alla sua incapacità relazionarsi.
Al giovane poeta ospite di Lecce, in queste due importanti occasioni, leccecronaca.it ha rivolto qualche domanda.
Ecco che cosa ci ha risposto.
D.) Benvenuto! Perché ha scelto la poesia, oggi non particolarmente apprezzata dalla massa, per esprimere sè stesso?
R.) Cara Emanuela, anzitutto desidero ringraziarLa per il tempo che mi sta dedicando, e grazie pure ai lettori di leccecronaca.it per l’attenzione che vorranno regalarmi.
Ho scelto la poesia come forma di espressione perché, oltre a percepirla vicina al mio sentire, è per me lo strumento più immediato attraverso il quale connettermi alla parte più intima delle cose.
Se è vero che oggi ci si astiene dal ricercare la profondità, la poesia, in quanto espressione di tale ricerca, mi permette di indagare le ragioni di tale rifiuto. Perché essa stessa, in un modo o nell’altro, mi insegna ad accogliere chi o cosa mi ha rifiutato e a mia volta chi o cosa rifiuto. Un’operazione certo non facile, ma possibile solo attraverso un esercizio di scavo interiore.
D.) Quali sono importanza e scopo della parola?
R.) La parola è per me esperienza di un andare oltre, di un trapassare, sempre in cerca di un nesso, di un varco che consenta di stagliarsi su più orizzonti possibili. Essa, in quanto tale, è tutela delle cose fragili, nel senso etimologico del termine fragilità, con riferimento a ciò che è in grado di spezzarsi, e quindi di produrre crepe. Ecco, la poesia permette di scrutare all’interno della crepa, di vedere cosa vi sta all’interno, per riscoprirlo, infine, dentro di noi.
D.) La Sua non è una poesia improvvisata, ma in essa è evidente un retaggio culturale profondo e ricercato. Quali ne sono punti di partenza?
R.) Rilke, per il suo canto abissale, continua a essere un punto di riferimento assolutamente importante per il mio modo di vedere le cose. Bonnefoy, che, con L’ora presente, sembra compiere in versi il tentativo di ricondurre l’istante presente alla matrice da cui è stato per così dire generato. Un mio assillo, per così dire, è quello di risalire, mediante la parola, a un punto di origine che talvolta sento molto vivido dentro me e che credo comunque esserci in ognuno.
D.) Ha dedicato una poesia a Dj Fabo, perché?
R.) DJ Fabo è colui che negli ultimi anni è riuscito meglio a rappresentare che cosa voglia dire trasformare il proprio corpo in un campo di battaglia, in nome del diritto a esprimersi con pienezza. Ecco perché ho voluto tanto dedicargli una mia riflessione.
In Occidente la morte è percepita come contraria alla vita mentre di quest’ultima è parte integrante. Al fine di attribuirle un senso, veniamo meno al principio per cui ciascuno in un modo o nell’altro debba trovare espressione e quindi potere recidere dentro di sé istanti di intensità piena.
Dj Fabo ha inteso significare questo, pur cosciente che la sua lotta non sarebbe stata da molti compresa.
Quello che oggi rilevo è assenza di empatia: non sappiamo reggere al dolore altrui, perché anzitutto non siamo in grado di fronteggiare noi stessi con il peso di ogni nostra debolezza.
Ecco come per esempio mi spiego talune modalità con cui la gente è pronta a mettere con estrema facilità alla gogna chiunque coltivi un pensiero difforme da quello comune, specie nei social, oggigiorno. Assenza di empatia equivale oltre che ad assenza di ascolto reciproco anche a incapacità di amare noi stessi e accogliere quelle zone oscure, in attesa di esprimersi e ritornare a essere luce.
D.) Qual è il messaggio che vuoi “urlare” attraverso la Sua poesia?
R.) Che il buio altro non è che luce inespressa, carica di un potenziale indicibile quanto inaudito.