GASDOTTO TAP / “Cosa c’entra il cemento Colacem?” CHIEDE IL DIRETTORE DELLO STABILIMENTO DI GALATINA. leccecronaca.it HA CERCATO LE RISPOSTE
(Rdl)______L’ ingegner Gaetano Cafaro, direttore dello stabilimento Colacem di Galatina, ci ha mandato ieri un comunicato stampa, che qui di seguito pubblichiamo integralmente.
Abbiamo cercato qualche risposta (nella foto, uno scorcio del cantiere Tap di San Basilio).
A seguire, pubblichiamo la prima, nel frattempo che ne arrivino altre.
I nostri lettori potranno così confrontare le informazioni e farsi autunomamente il proprio libero convincimento._______
COSA C’ENTRA IL CEMENTO COLACEM?
Galatina, 6 Febbraio 2019 – Nel dibattito politico sulla TAP, da alcuni giorni circolano notizie fantasiose e prive di ogni fondamento sui nostri cementi che dimostrano incompetenza e ignoranza di chi scrive e parla, creando solo dannosi allarmismi.
Viene erroneamente citato il cemento quale oggetto della questione, quando in realtà si tratta di calcestruzzo (è come confondere la farina con il pane).
Alcuni articoli, comunicati e le stesse diffide fanno un uso casuale delle unità di misura.
Allo stesso numero vengono associati a volte i “milligrammi”, altre i “microgrammi”, altre ancora le “parti per milione”, denotando superficialità e incompetenza in materia.
L’unica cosa certa è che il cemento prodotto a Galatina risponde pienamente a tutte le norme vigenti, comprese quelle relative al contenuto di cromo esavalente.
Nel nostro sito web è disponibile e da tutti visionabile, da sempre, il documento di valutazione rilasciato da ITC-CNR (Istituto per le Tecnologie della Costruzione) il quale certifica che tutti i cementi prodotti a Galatina, sottoposti a controlli sia interni che operati da terzi con ispezioni, ottemperano a tutti i requisiti prescritti dai Decreti del Ministero della Salute del 10 maggio 2004 e del 17 febbraio 2005.
Colacem rispetta le leggi, l’ambiente e il territorio, crea condizioni positive di progresso economico e sociale, investe continuamente nelle migliori tecnologie disponibili, assicurando un’industria sostenibile e di qualità. Le nostre porte rimangono sempre aperte a tutti coloro che vogliano conoscere lo stabilimento, il nostro modo di operare e la nostra organizzazione fatta di persone serie e professionali.
Ing. Gaetano Cafaro
Colacem S.p.A.
Direttore Stabilimento Galatina______
Ecco la risposta di Serena Fiorentino:
E’ DAVVERO COME CONFONDERE LA FARINA CON IL PANE?
In un comunicato strampa del 6 febbraio il Direttore dello stabilimento di Galatina della Colacem S.P.A dà per certo che “il cemento prodotto a Galatina risponde pienamente a tutte le norme vigenti, comprese quelle relative al cromo esavalente”.
Partiamo da questa affermazione ed analizziamo il rapporto di prova sul test di cessione in acqua effettuato sul materiale cementizio utilizzato per la costruzione del pozzo di spinta del cantiere TAP di San Basilio.
In tale rapporto, datato 21 dicembre 2018 si rileva Cromo esavalente nell’elemento analizzato (materiale cementizio).
Leggiamo anche la nota del 14 agosto 2018 di Trans Adriatic Pipeline in cui, al tavolo tecnico della Provincia di Lecce convocato a seguito della comunicazione dei superamenti dei valori della Concentrazione Soglia di Contaminazione (CSC), la stessa allega l’elenco dei fornitori dei materiali utilizzati per la costruzione del pozzo di spinta.
Nella nota si legge nello specifico che “Il calcestruzzo utilizzato per il getto dei pali secanti, per la trave di coronamento e per le pareti di spinta e di intersezione interne al pozzo risulta confezionato e fornito a piè d’opera dalla ditta “De Pascalis” di Galatina (LE) ed è composto da due tipi di cemento provenienti dall’impianto COLACEM (stabilimento di Galatina). La matrice cementizia del jet-grounting è composta da un mix di cemento ed acqua: il cemento proviene dall’impianto COLACEM (stabilimento di Galatina) e l’acqua da un pozzo ubicato in zona industriale di Calimera. Tale acqua risulta essere stata campionata ed analizzata prima delle operazioni di cantiere per accertarne l’effettiva qualità ambientale.”
Se due più due fa quattro, davvero qualcuno ha confuso la farina col pane?______
In serata, l’ingegner Antonio De Giorgi, membro del direttivo della sezione Sud Salento di Italia Nostra, ci ha mandato il seguente documento:
CONTENUTO DI CROMO ESAVALENTE NEL CEMENTO DEL CANTIERE TAP DI SAN BASILIO. SERVONO MAGGIORI CONTROLLI!
La scrivente Associazione ritiene che la questione in oggetto sia un’occasione opportuna per
denunciare l’assoluta inadeguatezza dei controlli ambientali in atto, con particolare riferimento alla
specifica vicenda.
Riportiamo succintamente gli antefatti.
Il cromo esavalente è un pericolosissimo agente inquinante proveniente soprattutto nei processi
industriali (per esempio, concia delle pelli, bagni galvanici, combustione di carbone), classificato come “cancerogeno certo per l’uomo” dall’IARC (Agency for Research on Cancer) e considerato anche genotossico, capace cioè di determinare alterazioni del DNA umano; la sostanza può essere assunta dalla popolazione per via orale o cutanea o inalatoria.
Proprio per questa estrema pericolosità, e per il rischio tra l’altro di una gravissima contaminazione delle falde acquifere, vari ricercatori ( vedasi ad esempio la pubblicazione di Alessandro Alimonti, Istituto Superiore di Sanità, Dipartimento di Ambiente e Salute, “Cromo VI, aspetti tossicologici”) suggeriscono sistemi di monitoraggio della presenza di cromo con controlli continui o a intervalli ravvicinati, anche con “biomarcatori”, con campioni biologici su cui determinare i livelli di inquinanti ed i loro effetti sulla salute dei soggetti esposti.
In questo contesto, si rileva invece l’inadeguatezza dei sistemi di controllo vigenti.
Il D.M. 10 maggio 2004, che recepisce la direttiva 2003/53/CE e contiene norme in materia di
immissione sul mercato e di uso di talune sostanze e preparati pericolosi come il cemento, stabilisce
che il cemento stesso ed i suoi preparati non possano essere commercializzati o impiegati se
contengono, una volta mescolati ad acqua, oltre lo 0,0002% (2 parti per milione) di cromo
esavalente VI idrosolubile sul peso totale a secco del cemento. La pericolosità della sostanza, come
si è detto, giustifica questi limiti molto restrittivi.
Tuttavia lo stesso D.M. 17 febbraio 2005, “Adozione di un metodo di prova relativo ai cementi in
riferimento al decreto 10 maggio 2004” contiene delle norme che tutelano ben poco la salute
pubblica ed appaiono concepite per tutelare prioritariamente gli interessi dei cementieri.
Anzitutto, l’intera procedura di verifica è basato su “autocontrolli”, così come previsti in un
“manuale di qualità” della fabbrica.
Sappiamo bene da varie esperienze quanto questi “autocontrolli” offrano scarse garanzie di indipendenza e di imparzialità.
Ai sensi del Decreto citato. un organo di controllo pubblico (es. Arpa) può effettuare delle
ispezioni, tuttavia:
le ispezioni “devono essere normalmente realizzate una volta all’anno” (A.5.2.2) e la
“durata del periodo di controllo è di 12 mesi” (A.5.3.3);
l’organismo di verifica “deve informare dell’ispezione il produttore in anticipo” (A.5.2.2);
dopo ogni ispezione deve essere redatto e spedito al produttore “un rapporto
confidenziale” (SIC!).Il produttore quindi può quindi predisporre con tutta tranquillità ogni
“azione correttiva” in rapporto a quanto indicato nel rapporto, prima che l’organismo di
verifica prenda decisioni sulla valutazione finale (A.5.2.3).
l’organismo di verifica valuta i risultati delle prove dei campioni di autocontrollo
“almeno 2 volte l’anno” e le valutazioni “devono essere pianificate in anticipo”.
normalmente la valutazione dei risultati delle prove dei campioni di autocontrollo
“puo’ essere fatta per corrispondenza” (A.4.5.3.4) (SIC!!);
nella valutazione dei risultati di prova deve essere escluso qualsiasi risultato di prova
“accettato come aberrante” dall’organismo di verifica (A.5.3.4) (SIC!!).
Ogni commento in merito è superfluo.
Non sta a noi valutare eventuali profili di illiceità nella situazione verificatasi a San Basilio.
E’ chiaro tuttavia che la tutela della salute pubblica e dell’ambiente, nella fattispecie, è affidata a
procedure obsolete, carenti e inaffidabili, da riformare con urgenza.
Si confida tuttavia che gli Enti competenti – ed ultima spiaggia la Magistratura – intervengano
con decisione per porre rimedio a queste inammissibili criticità.