FOCUS SULLA PARTITA DEL VIA DEL MARE / UN COLPO DI “CODA” DELLA STREGA CAMBIA LA FORMA, MA NON LA SOSTANZA: IL LECCE LOTTERA’ PER IL PARADISO
di Annibale Gagliani______
Al termine dei novanta minuti tiratissimi tra Lecce e Benevento, la sensazione dei diecimila spettatori del Via del Mare, della dirigenza, dei calciatori e di mister Liverani è stata univoca: il lupo è tosto e gioca a tratti un ottimo calcio. L’1 a 1 finale è ingiusto, sia per la padronanza del campo dimostrata nella maggior parte della contesa dai salentini, sia per la mole di occasioni che hanno portato l’estremo difensore sannita, Montipò, a conquistare la palma di migliore in pagella, grazie a salvataggi provvidenziali sulle incursioni in area di La Mantia e Scavone.
Il fondamento di una promozione è l’organizzazione di gioco fusa alla versatilità della rosa. Il Lecce ha ormai introiettato un’idea chiara, votata all’imposizione delle proprie trame di passaggi all’avversario e all’imprevedibilità del terzetto offensivo. Tachtsidis, seppur in riserva nella seconda parte del match, si è inserito ermeticmente nei meccanismi di un centrocampo per palati fini. Adesso le fonti di gioco diventano tre: zio Lucioni, piede di concetto in impostazione e spietato negli anticipi (l’unica sbavatura in concorrenza con Bovo ha determinato il colpo di “Coda” delle streghe); Petriccione, saggio e lineare nel togliere la bussola ai mediani avversari; Tachtsidis, percentuale di passaggi sbagliati vicina allo 0%, appoggi e aperture sapienti e potenza di un tir davanti alla difesa (deve trovare la miglior condizione per offrire performace più dinamiche). Il trio offensivo ha offerto una prestazione di livello, dimostrandosi tatticamente imprevedibile per le difese avversarie. Mancosu è tornato, scrollandosi di dosso i ricordi della Costa Smeralda e le noie di un digiuno lunghissimo.
Ha sfruttato al meglio una percussione centrale di Falco, inserendosi a fari spenti tra le pieghe della terza linea beneventana e insaccando con freddezza di piatto destro dai sedici metri nell’angolino basso alla destra di Montipò. Servito con eleganza da Falco, l’uomo che fa eccitare la folla leccese, grazie ai suoi capovolgimenti di fronte ad altissima intensità che spesso portano i marcatori avversari a guardare su google maps le coordinate del terreno. Finte, veroniche, controfinte e un goal alla Marco Van Basten sfiorato di un soffio: è la freccia del destino di questo Lecce. La Mantia ha offerto una prestazione di granito, come sempre: fa salire la squadra, battaglia su ogni pallone e sfiora la segnatura in diverse occasioni. Arriverà certamente un altro attaccante nei prossimi giorni, magari un player che sappia fare anche il trequartista (il sogno si chiama Pucciarelli). Mancosu, Falco, La Mantia e Palombi sono i punti fermi in prima linea, ma anche Pettinari dovrebbe avere fiducia (attendere il 31 gennaio per credere), trasformandosi da “oggetto misterioso” a nuovo acquisto della cavalcata finale.
La rosa del Lecce sta diventando versatile? Basti guardare la prestazione di Fiammozzi, che ha sostituito senza remore Venuti sulla fascia destra, e forte di un piede davvero caldo, ha sfornato cross deliziosi a ripetizione. La resistenza agli assalti di Sassuolo, Cagliari e Frosinone sulla spina dorsale della squadra da parte del ds Meluso e la strategia di migliorare il gruppo con minuzia su un’idea tattica precisa, dimostra come il Cavallo di Troia giallorosso sia mosso da un unico mantra: lottare alacremente per il paradiso.
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