OPERAIO DI TORRE SANTA SUSANNA MUORE TORNANDO A CASA NEL CUORE DELLA NOTTE DOPO UN TURNO DI LAVORO MASSACRANTE AL MOSTRO DELL’ILVA. FATALITA?
(e.l.)______Una fatalità, dicono. Un tragico incidente d’auto, e sarà pure così. Però una riflessione si impone, su questo turbocapitalismo, questa croce della globalizzazione selvaggia, questa logica del profitto aziendale a tutti i costi, che tante nefandezze ha provocato, con le sue dinamiche perverse, come quella degli staordinari, quando ce n’è bisogno per aumentare gli utili, “chiesti” agli operai, in luogo di altre e più umane soluzioni.
E lo straorinario aveva fatto, all’ AncelorMittal, come si chiama adesso il Mostro dell’ Ilva, Carlo Di Sarno, 47 anni, in tutto dodici ore di lavoro.
Dodici ore di lavoro, manco ai tempi tristi ottocenteschi contro cui tuonò Carlo Marx.
Erano le quattro di questa notte, gli mancava poco per raggiungere casa sua, a Torre Santa Susanna.
Ad un tratto, ha perso il controllo della propria auto, finita fuori strada, ed è andato a sbattere contro un albero.
Lo schianto, il buio più nero, la morte.
Forse che era stanco?
Forse che aveva sonno?
E si può parlare di tragica fatalità, o dovremo parlare meglio di ben altro?