NO, PER FAVORE, NO…NON CI POSSO CREDERE…ALMENO QUESTO, VI PREGO, DITEMI CHE NON E’ VERO…
(g.p.)______Un’ ora fa circa le agenzie hanno batuto una dichiarazione esplosiva di Angelo Bonelli, 57 anni, di Roma, ex coordinatore nazionale dei Verdi, candidato al Senato non eletto per il centro sinistra alle ultime elezioni politiche.
Eccone il testo:______
“Il Mise di Luigi Di Maio ha dato il via libera alle trivelle per la ricerca del petrolio nello Ionio. Il 31 dicembre 2018 è stato pubblicato sul Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle geo risorse l’autorizzazione a tre nuovi permessi di ricerca petrolifera su una superficie complessiva di 2200 km/q a favore della società USA Global MED LLC, con sede legale in Colorado.
La ricerca autorizza l’uso dell’air gun, le bombe d’aria e sonore, che provocano danni ai fondali e alla fauna ittica: è il regalo di Luigi Di Maio alla Puglia e alla Basilicata dopo Ilva e le autorizzazioni alla Shell rilasciate dal Ministero dell’Ambiente.
Con la legge di Bilancio Di Maio avrebbe potuto abrogare l’art.38 della Sblocca Italia, voluta da Renzi che consente di unificare l’autorizzazione di ricerca con la concessione ad estrarre idrocarburi, ma come ha fatto con Ilva ha confermato per intero quello che ha fatto il precedente governo”.______
Pure con Tap, se è per questo, e non solo come, peggio del precedente governo. Dopo avr preso i voti sostenendo per anni di voler fermare il gasdotto, chiudere e riconvertire l’Ilva e smantellare le trivelle, oltre a denunciare la “frode Xylella”, hanno cambiato idea su tutto.
Ci manca di verificare questa ultima dichiarazione di Angelo Bonelli e sulla deleteria pratica delle trivellazioni petrolifere nei nostri mari. Dato il giorno prefestivo e l’ora non ci siamo riusciti. Al ministero, contattato telefonicamente a Roma, non risponde nessuno. Sul sito, non c’è traccia dei provvedimenti in questione. Non ci sono al momento altre reazioni.
Aspettiamo pr tutto quanto questo sviluppi.______
LA DOCUMENTAZIONE nei nostro ultimi articoli dedicati alle trivellazioni ptrolifere nei notri mari
Questi non sono politici. Né comuni cittadini! Questi sono affaristi predatori! Hanno capito che la presenza al governo in Italia, dura da 6 mesi a un’anno circa e quindi cercano di prendere tutto ció che ruota intorno alla politica. Ministeri, Senato, Camera, uffici dirigenziali che riguardano la Stampa, la TV! Ovviamente si avvalgono di persone che sanno come mettere la popolazione “uno contro l’altro” e con questo sistema spostano l’occhio lontano dai loro affari mettendo al centro delle polemiche, argomenti di tutt’altro interesse
Non è vero che sul sito non vi è traccia, c’è tutto il bollettino.
https://unmig.mise.gov.it/images/buig/62-12.pdf
…dalla pagine 25 in avanti…
Ieri sera ero solo in redazione, e non ero stato capace di trovarlo.
Ora mi studierò tutto, annoterò poi le eventuali reazioni che nel frattempo dovessero arrivare, e poi domani, lunedì 7, proverò ancora a sentie qualcuno al Ministero.
Intanto grazie a Vincenzo.
I lettori di leccecronaca.it sono mediamente migliori di noi che la facciamo materialmente.
“Impugneremo le nuove autorizzazioni rilasciate dal Mise a cercare idrocarburi nel Mar Ionio. Ci siamo sempre battuti in difesa del nostro mare, e continueremo a farlo”: lo dichiara il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano nell’apprendere del via libera alle trivelle dato dal Ministero dello Sviluppo Economico nel mar Ionio; e in particolare della pubblicazione, il 31 dicembre 2018 sul BUIG (bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle geo risorse) di tre nuovi permessi (F.R43-44-45.GM) di ricerca petrolifera su una superficie complessiva di 2200 km/q a favore della società americana Global MED LLC, con sede legale in Colorado, Usa.
“La battaglia contro le trivellazioni nei mari pugliesi continua. Di Maio e Costa come Renzi e Calenda. Con la differenza che almeno Renzi e Calenda erano dichiaratamente a favore delle trivellazioni, mentre Di Maio e Costa hanno tradito ancora una volta quanto dichiarato in campagna elettorale.
“Avrebbero potuto nel programma di governo e quindi nella legge finanziaria bloccare tutte le ricerche petrolifere in Italia, come avevamo sempre detto di voler fare. La mia solidarietà affettuosa a tutti i militanti del Movimento 5 Stelle della Puglia che purtroppo avevano creduto alle affermazioni su Ilva, Tap, trivellazioni e su tante altre cose che si stanno svelando speranze deluse per sempre” ha dichiarato il governatore pugliese.
La Regione Puglia non farà un diverso trattamento al Governo Conte rispetto ai governi precedenti, non siamo persone che fanno due pesi e due misure a seconda delle convenienze. La Regione Puglia difenderà il suo mare in ogni sede e con tutti i mezzi disponibili”.
Dobbiamo fare chiarezza sulla vicenda delle trivelle, perché quanto sta circolando in queste ore su alcuni organi di stampa e sui social non corrisponde al vero. Stiamo parlando della concessione di coltivazione BAGNACAVALLO (RA), e dei permessi di ricerca in mare nel Mar Ionio, esternamente al Golfo di Taranto.
Le autorizzazioni concesse dal Ministero dello Sviluppo Economico sono la conseguenza obbligata per legge dell’ennesima scelta assurda ereditata dal passato Governo. E’ chiaro quindi che avevamo davanti due alternative: bloccare con forte rischi di impugnazione e non ottenendo alcun risultato, oppure lavorare per una proposta normativa in modo tale da porre fine al proliferare di richieste di trivellare il nostro territorio o i nostri mari.
Per quanto attiene Bagnacavallo (RA), il Ministero dell’Ambiente ha deliberato la Valutazione di Impatto ambientale favorevole nel 2016, la Regione Emilia Romagna ha espresso l’intesa favorevole nel 2017, così come i Comuni interessati Lugo e Bagnacavallo, pertanto stando alla normativa attuale il conferimento non era possibile negarlo. Addossare la colpa a questo Governo è dunque un’assurdità che denota anche malafede.
Per quanto attiene i 3 permessi di ricerca della società Global Med che interessano lo Ionio, il Ministero dell’ambiente ha ottenuto la valutazione di impatto ambientale favorevole nel 2017. Sempre, quindi, mesi prima che si formasse il Governo del Cambiamento. Su questa ennesima eredità, così come sulle altre, daremo battaglia con una proposta che verrà presentata al decreto semplificazioni: un emendamento tale da bloccare l’iter di ben 40 titoli oggi pendenti.
Esattamente come sono state bloccate già diverse altre opere invasive, ricordo infatti che da quando siamo al Governo il Ministero dello Sviluppo Economico ha dato seguito alla rinuncia formale di 3 permessi di perforazione in Sardegna e Sicilia, nonché all’iter di rigetto di 7 permessi di ricerca nell’Adriatico e nel Canale di Sicilia. A queste si aggiungono altri 3 titoli su terraferma che non verranno conferiti, Carisio (NO), Tozzona (BO-RA) e Masseria la Rocca (Basilicata).
Il MoVimento 5 Stelle è sempre stato contrario a prescindere, per questo alla fine le trivelle nello Ionio verrano fermate.
COORDINAMENTO NAZIONALE NO TRIV
COMUNICATO STAMPA
NUOVE TRIVELLE A 5 STELLE, NELLA CALZA DELLA BEFANA “LA GIUSTIFICA” DEL SOTTOSEGRETARIO CRIPPA
Poco prima della mezzanotte di ieri, con un lungo post su facebook il Sottosegretario Davide Crippa ha tentato di fare chiarezza sulla vicenda che ha visto il Suo MISE attore protagonista del rilascio di tre permessi di ricerca di idrocarburi nel Mar Ionio e di una concessione di coltivazione in Emilia Romagna.
Le dichiarazioni dell’esponente di governo risultano inesatte e denotano -grave a dirsi per un Sottosegretario di Stato- anche una conoscenza non sufficientemente approfondita delle questioni poste.
Procediamo per punti.
Primo
Al contrario di quanto afferma Crippa, le autorizzazioni concesse dal MISE NON sono affatto “la conseguenza obbligata dell’ennesima legge assurda ereditata dal passato Governo” (Gentiloni? Ma quando mai!).
Le firme dei quattro decreti NON erano atto dovuto; il diniego dei tre permessi e della concessione non avrebbe comportato lesione del legittimo affidamento in capo ai richiedenti e, quindi, nessuno mai avrebbe potuto attivare un contenzioso. La solita storia delle “penali” non funziona.
Seguendo la logica del Sottosegretario, inoltre, nel 2015 M5S non avrebbe mai potuto e dovuto pretendere dal Governo Renzi l’affondamento di Ombrina Mare e di tutti i procedimenti in corso e non conclusi riguardanti il rilascio di titoli in mare entro le 12 miglia. Né le forze referendarie chiedere alle italiane ed agli italiani di votare SI’ il 17 aprile 2016.
Cosa sarebbe cambiato, dunque, dal 2015 ad oggi? Un particolare non trascurabile: la collocazione del M5S, nel 2015 all’opposizione ed oggi al Governo. Morale della favola: finché si è all’opposizione si è liberi di “spararle” a prescindere; una volta al Governo, si diventa improvvisamente “ragionevoli”, “responsabili” e immobili.
Ed è proprio dell’immobilismo del Governo che il Sottosegretario dovrebbe rispondere: perché la responsabilità più grave dell’Esecutivo sta nel non avere posto la parola “fine” al far west delle trivelle, approvando, ad esempio, una moratoria con un semplice decreto o dando corso all’iter di elaborazione del Piano Aree.
Cosa ha impedito fino ad oggi al Governo di varare una norma, come scrive il Sottosegretario, “in modo tale da porre fine al proliferare di richieste di trivellare il nostro territorio o i nostri mari”?
Lo abbiamo spiegato commentando la Manovra 2019: il niet della Lega, espresso dal Sottosegretario alla Giustizia, Jacopo Marrone, in risposta ai timori di Consifindustria e di Femca-Cisl.
Punto Secondo
Il Sottosegretario sostiene che “Per quanto attiene i 3 permessi di ricerca della società Global Med che interessano lo Ionio, il Ministero dell’ambiente ha ottenuto la valutazione di impatto ambientale favorevole nel 2017. Sempre, quindi, mesi prima che si formasse il Governo del Cambiamento. Su questa ennesima eredità, così come sulle altre, daremo battaglia con una proposta che verrà presentata al decreto semplificazioni: un emendamento tale da bloccare l’iter di ben 40 titoli oggi pendenti”.
Sull’eredità dei 3 permessi di ricerca, il MISE intende dare battaglia a titoli già accordati: prima si firma e poi si dà battaglia per andare incontro ad un contenzioso certo e perdente! I 40 “titoli pendenti” di cui parla Crippa (probabilmente avrebbe voluto dire istanze e richieste di concessioni) avrebbero potuto essere messi in stand by già da tempo ma questo non è stato fatto (vedi sopra).
Punto Terzo
Quanto alle “eredità”, ogni Governo deve confrontarsi con il lascito di chi lo ha preceduto ma questo non giustifica proprio niente. Il dato di realtà è che il M5S deve il suo “pieno di voti” anche alle promesse, finora disattese, fatte prima e durante la campagna elettorale anche sul fronte No Triv.
Far politica significa innanzitutto avere il coraggio di scegliere, cosa che finora al M5S è mancato. Semmai, come i contenuti della Manovra 2019 dimostrano, ha assecondato le richieste dei Sì Triv, Lega e Confindustria in testa: no alla Moratoria, no al Piano delle Aree.
Punto Quarto
Dice ancora il Sottosegretario: “… ricordo infatti che da quando siamo al Governo il Ministero dello Sviluppo Economico dal 1 giugno 2018) ha dato seguito alla rinuncia formale di 3 permessi di perforazione in Sardegna e Sicilia, nonché all’iter di rigetto di 7 permessi di ricerca nell’Adriatico e nel Canale di Sicilia. A queste si aggiungono altri 3 titoli su terraferma che non verranno conferiti, Carisio (NO), Tozzona (BO-RA) e Masseria la Rocca (Basilicata)”.
Crippa ricorda male, anzi malissimo: di norma il MISE non si oppone alle istanze di rinuncia presentate da quelle compagnie Oil&Gas che per varie ragioni intendono abbandonare il campo. Ebbene, nei Bollettini pubblicati da giugno a dicembre 2018 è presente un solo atto di accettazione da parte del MISE di un’istanza di permesso di ricerca (“Tozzona” di Po Valley). Limitandoci ai permessi di ricerca, nel periodo giugno-dicembre 2018 risultano presentate -ma non accettate- altre due rinunce, entrambe da parte di Eni (Capparuccia e San Benedetto del Tronto dove peraltro si prevede un nuovo sito di stoccaggio gas).
Quanto all”aver “dato seguito all’iter di rigetto di 7 permessi di ricerca in Adriatico e nel Canale di Sicilia”, nei Bollettini che coprono il periodo di permanenza di Di Maio al MISE non c’è traccia di atti di rigetto.
Semmai ci sarebbe moltissimo da dire sulla mancata approvazione, da parte del Governo, di una norma che abroghi il meccanismo di rinnovo automatico dei titoli minerari a fronte di presentazione di istanze che risultano invece copiose nei BUIG da giugno a dicembre 2018.
Punto Quinto
In ultimo, la prova provata dello stato confusionale e delle contraddizioni che albergano nel M5S di governo e, a contempo, di opposizione: “Il Movimento 5 Stelle è sempre stato contrario a prescindere, per questo alla fine le trivelle nello Ionio verranno fermate”.
Logica vuole che se M5S fosse stato sempre contrario a prescindere, sull’ultimo BUIG non avremmo trovato traccia di nuovi permessi e di nuove concessioni.
6 gennaio 2019
Coordinamento Nazionale No Triv
Da quando sono Ministro non ho mai firmato autorizzazioni a trivellare il nostro Paese e i nostri mari e mai lo farò.
Non sono diventato Ministro dell’Ambiente per riportare l’Italia al Medioevo economico e ambientale.
Anche se arrivasse un parere positivo della Commissione Via, non sarebbe automaticamente una autorizzazione.
Voglio che sia chiaro.
I permessi rilasciati in questi giorni dal Mise sono purtroppo il compimento amministrativo obbligato di un sí dato dal ministero dell’Ambiente del precedente governo, cioè di quella cosiddetta sinistra “amica dell’ambiente”.
Noi siamo il governo del cambiamento e siamo uniti nei nostri obiettivi. Siamo e resteremo contro le trivelle. Quello che potevamo bloccare abbiamo bloccato. E lavoreremo insieme per inserire nel dl Semplificazioni una norma per bloccare i 40 permessi pendenti come ha proposto il Mise.
Siamo per un’economia differente, per la tutela dei territori e per il loro ascolto.
Anche per questo incontrerò personalmente i comitati Notriv di tutta Italia. Per lavorare insieme a norme partecipate, inclusive e che portino la soluzione che tutti aspettiamo da anni.
“È insopportabile la bieca ipocrisia di chi, dopo aver finto di lottare al nostro fianco, appena giunto al Governo del Paese anche grazie ai tanti elettori sensibili a questo argomento, ora assume le medesime condotte dei governi precedenti che si volevano contrastare con la richiesta di referendum antitrivelle.
Tali posizioni esprimono una totale indifferenza per le questioni ambientali e per la tutela dei nostri mari e dei nostri territori senza alcuna reale prospettiva di sviluppo economico. Ma soprattutto un cinismo spietato e lobbista come già constatato dalla Puglia nei voltafaccia insopportabili sulle questioni Ilva e Tap.
La firma dei permessi di ricerca petrolifera con l’Air Gun tra Natale e Capodanno, dà il senso di una delusione grandissima nei confronti di avversari politici con i quali il Governo pugliese aveva lealmente collaborato su queste grandi battaglie”.
“Non bastavano l’ILVA, la TAP, le centrali di Brindisi e Taranto, le discariche che prendono i rifiuti dalle più svariate parti d’Italia… per distruggere completamente la nostra immagine turistica, bisognava rovinare anche l’unica risorsa naturale che ci è rimasta: il mare”. E’ questo l’incipit dell’aspro commento di Alfredo Longo, Primo cittadino di Maruggio (Taranto) e delegato all’ambiente all’interno del coordinamento pugliese di Italia in Comune. Il riferimento, ovviamente, alla notizia delle ultime ore, quella che riguarda la firma, da parte del Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, di un accordo che autorizza tre nuovi permessi di ricerca petrolifera a favore della società americana Global MED LLC. In altre parole, un documento che dà il via libera alle trivelle per la ricerca del petrolio nel mar Ionio che sindaco Longo definisce, ironicamente, “un regalo non richiesto dal vicepremier per concludere il 2018 nel peggiore dei modi”.
Italia in Comune Puglia aveva già avuto modo di manifestare il proprio interesse per la causa ambientale, in special modo per la difesa delle coste definite ‘patrimonio territoriale’: lo aveva fatto partecipando alla manifestazione no-triv di Mola di Bari dello scorso agosto, ma anche quando, sulla questione TAP, il referente regionale Michele Abbaticchio aveva espresso la ferma volontà a vigilare sull’impatto sociale e ambientale del metanodotto e si era detto pronto a schierarsi al fianco del collega sindaco Marco Potì definendo “non proprio degna di un Governo che si definisce così ‘popolare’ una decisione che privilegia una multinazionale e pregiudica l’attività dei lavoratori del settore”.
“E’ chiaro, oramai, che dobbiamo dare il benvenuto ai petrolieri americani che occuperanno a breve ben 2200 chilometri quadrati del nostro mare per ricercare il petrolio e spareranno con gli Air Gun delle bombe d’aria e suono che sicuramente non faranno il bene della nostra fauna ittica. Ed i nostri tramonti in spiaggia saranno certamente più suggestivi, con la sagoma delle torrette delle trivelle! – ha continuato, con sarcasmo, Longo che ha concluso- Che dire? Il Governo del Cambiamento avrebbe potuto cambiare, appunto, le scelte del precedente Governo Renzi ma, a quanto pare, lo ha fatto in peggio e le potenti lobby che dicevano di voler combattere in realtà sono diventati i loro migliori alleati”.
Anche il consigliere regionale Gianni Liviano, anch’egli nel direttivo regionale del partito, si è detto fortemente preoccupato: “ Le prospettive di diversificazione economica del nostro territorio indicate anche attraverso la legge regionale speciale per Taranto, a cui il gruppo consiliare Regionale del Movimento 5 stelle ha fattivamente cooperato, certo non passano dalla trivellazione del nostro mare. Preoccupa e dispiace che, anziché fare passi in avanti verso nuove prospettive di sviluppo, il governo ritorni così clamorosamente indietro autorizzando la trivellazione del nostro mare”.
“Confermo la mia assoluta contrarietà a qualsiasi attività di ricerca e di estrazione di idrocarburi nel mare Ionio e lungo le coste salentine. Ecco perché, da presidente della Provincia di Lecce e da sindaco di una città conosciuta in tutto il mondo per la bellezza del suo mare, metterò in campo tutti i percorsi politici e istituzionali per ottenere risposte certe e risolutive.
Sentirò i presidenti delle Province di Brindisi e Taranto, così come il presidente della Regione Emiliano: è tempo di far fronte comune, insieme ai sindaci del nostro territorio, per combattere uno spettro che abbiamo già conosciuto pochi anni fa e che ora si ripresenta.
Abbiamo il dovere di difendere il patrimonio più grande: la nostra terra. Facciamolo insieme, perché solo così possiamo dare slancio ad una prospettiva di sviluppo unica e strategica per tutta l’area jonico-salentina”.