IL RACCONTO / ERA IL GIORNO DI NATALE DEL 2030, E A TARANTO CADEVA LA NEVE

| 23 Dicembre 2018 | 0 Comments

di Serena Fiorentino______

Correva l’anno 2030 anche al Circolo Polare artico e, nel piccolo villaggio di Rovaniemi, Babbo Natale, come ogni anno, leggeva con attenzione miliardi di letterine giunte da ogni dove. Da diversi anni ormai, notava sempre la stessa stranezza in quel migliaio di letterine provenienti dalla lontana Italia ed in particolare da una cittadina appoggiata tra due mari che portava il nome di Taranto.

In quelle letterine non v’erano più richieste né di palloni da calcio, né di biciclette, né di racchette da tennis o di pattini a rotelle, ma solo costruzioni, trenini, bambole o piccoli giochi elettronici: giochi solitari per intrattenersi nel chiuso delle quattro mura domestiche.

Correva l’anno 2030 nel rione Tamburi a Taranto e i bimbi erano ormai da anni costretti a vivere nel chiuso delle loro case e a guardare il mondo solo attraverso i vetri delle finestre sempre serrate. Troppi mostruosi camini fumanti veleno a due passi dal mare, troppe nuvole di polveri inquinate, troppo pericoloso respirare l’aria esterna senza prima averla filtrata e ripulita.

Correva l’anno 2030 ed era già Natale. Un Natale particolarmente freddo e pungente. Di certo da troppo tempo in quelle zone non era un bel vivere, ma la magia di quel giorno speciale si faceva spazio nelle famiglie regalando qui e là qualche grande sorriso. Le lucine colorate sfavillavano sugli abeti di plastica verde, i regali invadevano i pavimenti, i presepi avevano accolto festanti il bambinello e le case profumavano già di squisiti dolci delle feste.

Tutto sembrava promettere giorni più sereni, quando i bimbi di Taranto si accorsero di uno strano fenomeno mai visto prima. Fuori dalle finestre chiuse, ovattati batuffoli bianchi si posavano sulla terra grigia. Era il giorno di Natale del 2030 e a Taranto cadeva la neve.

Tutti i sorrisi presto si trasformarono in lacrime tristi, quando i bimbi realizzarono di non poter aprire le finestre, né uscire dalle loro case. I mostruosi camini fumanti veleno non si fermavano mai lì a Taranto. Non si poteva respirare neanche durante il giorno di Natale.

Niente avrebbero potuto tutti quei pacchetti infiocchettati, tutti quei regali perdevano la loro magia in confronto alla voglia di uscire in giardino a giocare a palle di neve. I bimbi, d’un tratto, erano tutti tristi. Tristi i genitori e triste perfino Babbo Natale.

La situazione diventava di ora in ora sempre più insopportabile. Il vecchio barbuto di Rovaniemi allora chiamò a raccolta tutti i suoi elfi e chiese loro di farsi venire un’idea saggia per risolvere la sconveniente faccenda.

Dopo ore ed ore di pensieri bislacchi e proposte sbilenche, si decise di consultare anche la Befana.

La vecchia arrivò volando sulla sua scopa e decise subito di farsi carico dell’incresciosa situazione. Al 6 gennaio non mancavano che una manciata di giorni e non c’era certo tempo da perdere.

Un modo per far tornare il sorriso sul volto di ogni bambino di Taranto andava trovato in tutta fretta. Quell’anno le sue calze avrebbero dovuto contenere qualcosa di davvero speciale. Calze per tutti, tranne che per i più piccini.

Correva l’anno 2030 e la Befana aveva stranamente deciso di riservare le sue innumerevoli calze solo agli adulti di tutto il mondo. Ma gli adulti di certo non s’erano comportati granché bene, dal momento che avevano appestato l’aria che sarebbe servita a far respirare in libertà i propri figli. Gli adulti certo non meritavano dolci, caramelle e frutta secca, ma solo tanto tanto carbone.

E dove avrebbe potuto la vecchia signora a cavallo di una scopa trovare tutto quel carbone se non nella grande acciaieria tarantina? In men che non si dica le caldaie che alimentavano i mostruosi camini fumanti veleno rimasero vuote di quel carbone, che finì tutto nelle calze della Befana distribuite agli adulti in ogni angolo del mondo.

I camini smisero così di fumare e i bambini di Taranto poterono ricominciare a respirare felici.

Dopo solo qualche giorno tutti aprirono le finestre e cominciarono ad uscire in giardino a giocare con le palle di neve.

I sorrisi tornarono ad illuminare gli occhi di grandi e piccini e, finalmente, anche a Taranto si fece largo gioiosa la magia del Natale.______

 

Serena Fiorentino è laureata in Lingue e letterature straniere, diplomata alla Scuola di Politica Internazionale, Cooperazione e Sviluppo di Roma, ed è da sempre impegnata nel volontariato ed in particolare nel settore diritti umani e integrazione.

Durante tutto l’arco dei suoi studi non ha mai smesso di dare voce alle sue passioni per la musica e per la scrittura.

Da anni ormai impegnata attivamente nella lotta al Trans Adriatic Pipeline e alla frode Xylella, il suo attivismo si è concretizzato nel tempo sia a livello di volontariato, sia a livello lavorativo.

Ormai meglio conosciuta come la “mamma NO TAP”, il 6 marzo scorso ha ricevuto il premio nazionale Donne Pace Ambiente “Wangari Maathai”, grazie anche al suo libro illustrato “Tanto non la fanno”- Racconti No Tap, pensato per spiegare il gasdotto ai bambini.

Category: Costume e società, Cultura

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