TAP / SITUAZIONE / AGGIORNAMENTI
(Rdl)______
Questa mattina il gip del Tribunale di Lecce, Cinzia Vergine, ha rigettato la richiesta di dissequestro dell’area del cantiere di Melendugno, avanzata dalla multinazionale, dopo il provvedimento del 27 aprile scorso (nella foto).
Gli indagati, fra i quali Clara Rissa, legale rappresentante di Tap, dovranno rispondere delle accuse di opere eseguite in assenza di autorizzazione, distruzione e deturpamento di bellezze naturali, distruzione o deterioramento di piantate di alberi, abusivismo in aree sottoposte a vincolo.
Così, in un comunicato stampa, il Comitato No Tap ha commentato la notizia:
“Finché persiste il decreto di sequestro, i lavori in quel tratto non potranno proseguire.
E ora come la mettiamo? Quella politica che aspettava le irregolarità per bloccare l’opera, oggi come si pone?
La conferma di un sequestro presuppone quantomeno l’ipotesi di irregolarità, per cui è arrivato il momento in cui nemmeno la politica, abituata al voltafaccia, può esimersi dal prendere una posizione netta.
Denunciamo da anni irregolarità in tutto l’iter autorizzativo, che oggi sembrano emergere e farsi concrete. Ma qualcuno deve averlo dimenticato, oggi che si trova nei ruoli principali per prendere decisioni.
Noi non lo dimentichiamo, ed andiamo avanti convinti di tutto ciò che abbiamo fatto e che faremo, per bloccare un’ opera inutile e dannosa, figlia di un sistema imposto.
Sarà un inverno in tempesta…”.
L’ APPROFONDIMENTO nel nostro ultimo articoli sulla questione di venerdì 19
TAP: “Opera anti-ambientale e attuata in piena illegalità”
Se Italia in Comune Puglia aveva già avuto modo di manifestare il proprio interesse per la causa ambientale, in special modo per la difesa delle coste definite ‘patrimonio territoriale’, alla luce delle ultime vicende, a chiarire ancora maggiormente la volontà di vigilare sull’impatto sociale e ambientale di una grande opera in corso quale il metanodotto è intervenuta una nota congiunta del coordinatore nazionale del partito, Alessio Pascucci e del referente pugliese, Michele Abbaticchio, a sostegno del ‘collega’ Marco Potì.
“Ci pare quanto mai assurdo che, dall’Ufficio circondariale marittimo, abbiano permesso alla Trans Adriatic Pipeline di partire coi lavori in mare pur senza avere la concessione demaniale, quando, invece, in nessun caso si può prescindere dal rilascio di una concessione se si vuole utilizzare il demanio marittimo.
Chiunque intenda occupare, per qualsiasi uso, zone del mare territoriale è stato sempre tenuto a presentare domanda per il rilascio della concessione e a ottenerne autorizzazione, quindi, innanzitutto, chiediamo chiarimenti riguardo questo particolare atteggiamento di favore verso TAP.
In secondo luogo, vorremmo comprendere di che ordine di grandezze temporali si parli, quando si fa riferimento alla temporaneità delle opere da realizzare, visto che, per la installazione e la successiva disinstallazione delle enormi palancole, non potrà certamente farsi riferimento a giorni o settimane ma, semmai, a mesi e anni.
Non in ultimo, ci chiediamo se il divieto di navigazione nel tratto di mare a nord del porto di San Foca non determinerà danni economici alle attività nautiche della zona.
Non ci sembra una decisione così ‘popolare’, come questo Governo ama definirsi, quella che privilegia una multinazionale e pregiudica l’attività dei lavoratori del settore”, è stato il commento del Primo Cittadino di Cerveteri, al quale ha fatto eco il sindaco pugliese Abbaticchio:
“Da una parte abbiamo un Ministro delle Infrastrutture che non si è mai attivato per il ritiro di un’ordinanza palesemente illegittima, in vigore oramai da oltre sette mesi, che ha vietato, dal 5 ottobre al 31 dicembre 2019, qualsiasi attività nello specchio d’acqua a nord di San Foca, dall’altra, un Ministero dell’Ambiente, che sta ancora prendendo tempo per studiare le carte. Siamo stanchi di questa inerzia e ci aspettiamo, su grandi temi come questo, soluzioni di maggior buonsenso.
Come di buon senso, sarebbe stato, per esempio, dare luogo ad un confronto con i comitati, con la Regione Puglia e con i sindaci delle zone interessate, reali conoscitori delle dinamiche territoriali e naturali portavoce delle istanze del tessuto che amministrano.
Teniamo a precisare- ha continuato l’amministratore locale- che, esattamente come la comunità di San Foca, Italia in Comune non è contro l’opera.
Vorremmo solo essere certi che, prima di prendere le decisioni del caso, si valutino tutte le soluzioni alternative compatibili con la fortissima vocazione turistica dell’area e che la scelta della localizzazione del punto di approdo e del tracciato a terra- che, lo ricordo, ha già tristemente portato all’espianto di circa cinquecento ulivi per procedere alla posa di un tratto di condotta – venga effettuato individuando la zona più idonea sotto il profilo ambientale, sociale e turistico.
Siamo con il sindaco di Melendugno, Marco Potì, siamo con una comunità che si sente abbandonata e tradita e siamo e saremo sempre per la difesa del nostro mare”.