LIBRI / EDITO DA ‘ I QUADERNI DEL BARDO’ ESCE “La poesia dilata i confini”, L’OMAGGIO SCRITTO DA DONATO DI POCE ALLA POETICA DEL GRANDE MAESTRO TOMASO KEMENY IN OCCASIONE DEL SUO OTTANTESIMO COMPLEANNO
di Chiara Evangelista______
I compleanni comportano sempre un bilancio, più o meno preciso, di quanta vita si è vissuta, di quanti sogni son rimasti nel cassetto a prender polvere, di quanti sorrisi hanno riempito il cuore, di quante lacrime han rigato il viso, di quante salite son diventate discese.
E tutto questo non poteva che essere racchiuso in un libro-omaggio, anzi, un libro di un amico su un amico per un amico: “La poesia dilata i confini” di Donato Di Poce, edito da iQdB Edizioni.
Dimenticate le biografie che studiavate a scuola perché quella che leggerete sarà una conversazione, appunto, tra amici che han votato la propria vita alla poesia. Qual è il ruolo del poeta oggi? Poesia e tecnologia?
Di seguito riportiamo un breve estratto dal libro sul valore del silenzio (nella foto, un momento dell’ incontro)
Donato Di Poce: “Il poeta è uno che deve gridare o è colui che tace più a lungo?”
Tomaso Kemeny: “Nel rumore crescente dei media e dell’informazione, abbiamo bisogno disperato delle Muse che veglino sugli oggetti privilegiati del desiderio, circondandoli di margini di silenzio immacolato. Non si tratta del silenzio che evapora col tempo, ma di quell’urgenza dell’indicibile che appare nella forma del lampo atto a dissolvere l’insensatezza del buio quotidiano, rischiarando in un istante, che ritorna in ogni rilettura, l’oscurità succeduta al tramonto delle grandi attese collettive. Il silenzio non abita più il vuoto, ma il non ancora riempito dal totalitarismo dell’utile e del denaro. Il silenzio apre il testo al ritorno dell’impossibile e così sono i poeti, i cavalieri dell’impossibile a custodirne gli spazi inviolati”.
Riflessioni che zampillano sulla pagina mentre riaffiorano i ricordi, mentre si dipinge sulla tela il ritratto di uno tra i più importanti poeti internazionali che la contemporaneità abbia partorito: professore integerrimo, studioso di Anglistica, inventore del Mitomodernismo ( con lo slogan “Fight for Beauty”), temerario eroe surreale di azioni poetiche, maestoso maestro della scrittura epico-onirica, orfica e surreale.
La voracità di vita e l’appetito di bellezza, questo è l’elisir di lunga giovinezza dell’anima che ha portato Tomaso a spegnere 80 candeline e ad avere un libro omaggio per la sua poetica come ciliegina sulla torta.
Noi lo festeggiamo con una delle poesie che ci ha regalato perché la “poesia non è di chi la scrive ma di chi gli serve” :
«Vide ut alta stet nive candidum»–
(guarda com’è alta la neve candida)
scrisse a chi guidò alla gioia, Orazio,
a Taliarco, invitandolo
a versare vino vecchio da un’anfora
sabina, non prima di avere aggiunto
legna al focolare. Noi
non abbiamo bisogno né di vino,
né di legna per un focolare perché ubriachi
di baci, viaggiamo
da ebbrezza a ebbrezza
mentre la neve
ricopre le nostre orme
nascondendoci nel candore
di un amore abbagliante
come la luce
nei sogni.
Happy B-day, Tomaso! Anzi… Happy (and) B(eautiful)day!