LE ULTIME ORE DI MELENDUGNO: LE MANI LEGATE DI BARBARA LEZZI, LA RICHIESTA DI DIMISSIONI DI GIANLUCA MAGGIORE E LE RESIDUE SPERANZE DI MARCO POTI’
di Giuseppe Puppo______Ma che riunione è stata, quella di questa notte a Roma, convocata dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con i parlamentari del M5S e con in più il sindaco di Melendugno, Marco Potì, e pomposamente presentata alla vigilia come quella della ‘soluzione finale’?
Non c’è uno straccio di comunicato, non c’è una parvenza di dichiarazione ufficiale.
E’ emerso solo in via ufficiosa che i 5 Stelle si sarebbero dati altre 24/36 ore di tempo prima di comunicare la decisione.
Come quei bambini che l’ hanno combinata grossa, ma proprio grossa, tradendo la fiducia dei genitori, gli impegni solennemente presi, le promesse generosamente date, e poi, non avendo il coraggio delle proprie azioni, di fronte al misfatto compiuto, se ne stanno in un angolo a bisbigliare, a farfugliare, a cincischiare, aspettando che gli altri capiscano da soli.
Abbiamo capito, abbiamo capito.
Hanno capito tutti.
Questo governo – lo si era capito da mesi, di fronte alle accondiscendenze, alle reticenze e alle falsità di cui nel frattempo è stato prodigo, quota leghista compresa, sia chiaro – non ha nessuna intenzione di bloccare il gasdotto Tap, che poi è l’ unica cosa che potrebbe e dovrebbe fare, dal momento che la multinazionale ha la possibilità di andare avanti autonomamente, senza nuovi “sì”.
Non sapendo a che Santo votarsi più, sperano nel miracolo di un intervento di un qualche magistrato deus ex machina sullo scenario della situazione in atto, non avendo capito che la questione non è giuridica, o giudiziaria, bensì politica.
O sperano, vista la devozione del premier, in un altro miracolo: quello di Padre Pio.
Aspettiamo allora queste ultime ore di Pompei, pardon, di Melendugno, prima che si materializzi il disastro.
Nel frattempo dobbiamo dare conto ai lettori di leccecronaca.it delle fonti delle ultime ore. Eccole.
L’ agenzia Ansa attribuisce questa mattina al ministro per il Sud Barbara Lezzi il seguente virgolettato, in cui riprende la sua prima sconclusionata dichiarazione di questa estate al riguardo: “il sentiero per arrivare ad uno stop appare molto stretto e si fa sempre più vicino il via libera ai lavori per i costi troppo alti in caso di blocco. Verifiche verranno ancora fatte dal ministro Costa nelle prossime 24-36 ore e prenderemo una decisione. Ma abbiamo le mani legate dal costo troppo alto che dovremmo far pagare al Paese per fermare l’opera, un costo che per senso di responsabilità non possiamo permetterci”.
Questa notte il portavoce del Movimento No Tap Gianluca Maggiore ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Quello che è chiaro è che si sta giocando.
I ministeri non hanno documenti, non sanno.
Si è arrivati a parlare nuovamente di penali, ma non è stato mostrato nessun contratto con la firma di chi ha accettato queste penali.
Ci sarebbe da chiedersi chi si vuole coprire negando al pubblico questi documenti.
La battaglia continua, e continua pure la richiesta di DIMISSIONI IN BLOCCO degli eletti nel Movimento 5 stelle in caso ricomincino i lavori.”
Anche il sindaco di Melendugno Marco Potì ha commentato con una nota la riunione romana:
“Ho chiesto al presidente Conte di garantire su Tap un clima politico nuovo, diverso da quello avuto dai governi precedenti. Ho chiesto loro di essere i cani da guardia dei cittadini, di stare col fiato sul collo di questa multinazionale, cercando di far emergere le (decine) di violazioni di legge di tap. Non ci sarebbe così nessun bisogno di bloccare i lavori per volontà politica, ma Tap si bloccherebbe da sola, per propria responsabilità e propri errori progettuali e/o esecutivi. Senza il terrore di penali o risarcimenti.
Il governo ci ha ricevuto per ben 2 volte e ci ha dedicato tempo e ascolto. Di questo occorre dare atto e ringraziare il premier Conte per questo nuovo atteggiamento di apertura. Ma ho l’impressione che non si sono fatti tutti quegli approfondimenti necessari né si è dedicato il tempo giusto a cercare qualche motivo valido per bloccare veramente Tap. Non è sufficiente cercare di calcolare i costi di abbandono, con una visione molto ragionieristica e attenta alle conseguenze economiche (tutte da dimostrare e calcolare per bene e non nel modo presentatoci), invece che con una visione più politica, con la P maiuscola. Con la voglia di difendere la volontà ed i diritti dei cittadini più degli interessi di una multinazionale. Sono un po’ amareggiato, ma non demordiamo. C’è il ministro dell’Ambiente Costa che cercherà in breve tempo e con il nostro ausilio, di ricercare altre motivazioni, forti e valide giuridicamente, di far emergere le violazioni e criticità di Tap. E poi c’è Conte che ha auspicato più e più volte l’intervento della magistratura inquirente, anche per essere facilitato come governo nell’azione di blocco del Tap. Su questo si basano le nostre speranze future. Sul rispetto della legge e della legalità. Ieri come oggi”.
Infine, questa mattina alla Tap è stata dedicata una parte della seguita ed autorevole trasmissione di Rai Radio 1 “Radio anch’io”.
Tralasciando sia l’ impostazione reticente della presentazione redazionale, che ha omesso di ricordare questioni fondamentali, sia l’intervento emiliano del direttore della ‘Gazzetta del Mezzogiorno’ Giuseppe De Tomaso, che ha raccontato – e gli hanno concesso molto più tempo degli altri – le barzellette della decarbonizzazione e delle bollette del gas, tanto da far sbottare di insofferenza pure il mite Marco Potì, diamo conto dei due interventi istituzionali.
Il presidente della Provincia di Lecce Antonio Gabellone è stato serio e responsabile: fra l’ altro ha ribadito l’impegno NO TAP dei sindaci salentini che egli rappresenta e ha sottolineato i pericoli che corre il già provatissimo mar Adriatico.
Marco Potì, dal canto suo, ha riassunto per quel che ha potuto le ragioni che sottende la richiesta di blocco dei lavori del gasdotto, che ha definito “una follia ingegneristica“.
Intanto il tempo sta per scadere.
Chissà se in extremis Padre Pio farà il miracolo.
TRADITORI: CON TAP IL GOVERNO SOSPENDE LO STATO DI DIRITTO
Oggi, il Movimento No Tap esprime il suo profondo dissenso e sconcerto per quanto dichiarato dagli esponenti del Movimento 5 Stelle e dal Governo e per quanto riferito dal sindaco di Melendugno Marco Potí a seguito dell’incontro svoltosi a Palazzo Chigi.
Denunciamo all’opinione pubblica e alle istituzioni tutte, italiane e europee che in Italia è in atto un inaccettabile sospensione dello stato di diritto. Dopo la consegna agli organi di Governo di tutta la documentazione raccolta negli ultimi mesi contestualmente alla presentazione dei dossier che provano incofutabilmente l’illegittimità politica e giuridica del progetto TAP, apprendiamo che l’esecutivo in carica continua a dichiarare pubblicamente l’esistenza di costi e penali per bloccare la realizzazione del gasdotto tenendo nascosti i documenti che confermerebbero questo.
Ma nasconderli per quale motivo?
Per quale motivo questo esecutivo continua a proteggere chi ha firmato queste fantomatiche penali? Perché non é dato sapere chi si é assunto le responsabilità di giocare con la vita dei cittadini?
Non abbiamo mai chiesto di fermare quest’opera per un capriccio ma abbiamo sempre chiesto che venga applicata la legge!
Denunciamo ancora una volta che alla richiesta formale di accesso agli atti presentata da cittadini e associazioni, tutti i ministeri hanno dichiarato di non possedere alcun dato. Le prove sono nelle nostre mani e nelle redazioni di tutti i giornali del Paese.
A questo punto dovrebbe essere la magistratura a mettere una pietra tombale su questo progetto, quale organo preposto al rispetto della legge, dato che il potere esecutivo non è disposto ad assumersi la sua responsabilità politica.
L’opposizione al progetto TAP continuerà in tutte le sedi, comprese quelle giudiziarie, per impedire ai fautori di questa grande truffa di farla franca e di agire impunemente contro gli interessi delle comunità residenti e dell’interno Paese.
L’ennesima farsa per cercare di giustificare una montagna di bugie servita a racimolare voti in una vera e propria colletta elettorale; si è concluso con un nulla di fatto l’incontro voluto dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulla questione TAP.
Apprendiamo dal Presidente del Consiglio che stoppare l’opera costerebbe più della manovra economica.
Si è concluso così il Festival dell’ipocrisia che denunciammo nel 2013; vincono i grandi interessi, vincono sempre le multinazionali. Eppure sarebbe bastato poco per provare a cambiare il punto di approdo invece di sbraitare o promettere di stoppare i lavori.
Noi abbiamo sempre lottato per far capire che non andava bene il punto di approdo non l’opera strategica in sé, perché non potevamo entrare in tecnicismi, il gasdotto, se ritenuto prioritario e strategico per il fabbisogno energetico nazionale ed europeo, poteva essere realizzato altrove, la nostra priorità era salvaguardare una delle coste più belle del nostro Paese. E invece abbiamo assistito ai silenzi, alle bugie, ai ritardi, mentre nelle stanze dei bottoni si procedeva per portare a termine l’accordo, per non lasciare spazio a ripensamenti.
Adesso tutto si avvia a quella conclusione che conoscevamo già da tanto tempo, che abbiamo denunciato a gran voce, e il nostro Salento sarà profanato e deturpato ancora una volta: il gasdotto approderà a San Foca grazie a Vendola in primis e grazie ad una sinistra cinica e inconcludente che ha svenduto il nostro territorio alle multinazionali.
Si dimettano i parlamentari salentini dei 5 stelle ad iniziare dal Ministro per il Sud Barbara Lezzi.
Dopo tutte le promesse non mantenute devono farsi da parte perché qui hanno ricevuto il consenso anche e soprattutto per la questione gasdotto, adesso è giunto il momento di dimostrare l’onestà che tanto decantano: hanno fallito e devono lasciare quella poltrona. D’altronde è stata la loro strategia, hanno sfruttato i problemi nelle varie zone d’Italia per ottenere consenso.
La smettano di prendere in giro gli elettori, in questo caso i salentini.
I diversi virgolettati riportati dalla stampa, agli esiti dell’incontro tenutosi ieri a Palazzo Chigi sul Tap, suonano in modo molto grave, a partire da quelli che riferiscono che il premier Conte ha invocato il sostegno da parte della Procura per fermare il cantiere di Melendugno.
Il presidente del Consiglio deve chiarire al più presto e al Parlamento tutto, e non solo quindi alla deputazione dei 5 stelle, quali sono i reali intendimenti di questo governo su questa opera infrastrutturale.
MELENDUGNO CHIEDE UN TAVOLO TECNICO PUBBLICO. C’E’ VIOLAZIONE DI LEGGE
Dopo l’incontro di ieri a Roma convocato d’urgenza dal premier Conte sulla questione TAP, il Comune di Melendugno chiede la convocazione urgente di un tavolo tecnico pubblico per mettere in luce le violazioni di legge che TAP ha perpetrato con l’obiettivo di realizzare il gasdotto e l’eccesso di potere da parte del Ministero dell’Ambiente in sede di non assoggettabilità dell’opera a VIA.
Da Melendugno si sta provvedendo ad inviare i primi documenti richiesti ieri dal Ministero dell’Ambiente, in particolare quelli relativi alla questione della mancata rappresentazione del reale stato delle praterie di Posidonia e Cymodocea, un habitat ricordiamo protetto dalla Comunità Europea. Si faranno pervenire inoltre le delibere di Giunta, che richiedono l’istituzione del SIC, e l’ordine del giorno in Consiglio Regionale con le mappature fatte da Arpa a San Foca e inviate anche al Ministero dell’Ambiente.
Tutta questa documentazione”, sottolinea il Sindaco Marco Potì, “è già portata a conoscenza anche della Procura di Lecce”.
Oltre a questo si pone l’accento anche sugli eccessi di potere del Ministero dell’Ambiente in sede di verifica di non assoggettabilità a VIA del progetto esecutivo del microtunnel, concessa in base a questa rappresentazione falsa della realtà e ad altre forzature e criticità.
La richiesta che giunge dal Sindaco Marco Potì è chiara: “Alla luce di questo dossier che fa emergere gravi violazioni di legge e inadempienze da parte di TAP e anche dei funzionario del Ministero, il Comune di Melendugno chiede la convocazione urgente di un tavolo tecnico alla presenza degli esperti e dei tecnici del Comune stesso, di ARPA Puglia, della Regione Puglia, del Ministero dell’Ambiente e della stampa in modo che i giornalisti possano prendere direttamente consapevolezza di quanto stiamo sollevando e per dimostrare che il progetto si deve bloccare non per volontà politica, con le conseguenze applicazione di penali e risarcimenti, ma per violazione di legge da parte di questa multinazionale che vorrebbe operare in Italia.”
ONESTA CAZZO!!!
SE COMINCIANO I LAVORI DIMETTETEVI!
Non vi sentite traditori?
Mi hanno picchiato, insultato, diffamato , accusato , inquisito, multato, per un “mafiodotto”.
LA LEGGE PER LORO NON ESISTE, per voi?
Avete tirato fuori penali inesistenti , scuse da bambini beccati con le dita nella marmellata!
Per mesi vi ho dato PERSONALMENTE documenti che non sono andati da nessuna parte.
Voi non vi sentite traditori?
La gente si sente tradita!
SE I LAVORI PARTONO VI DOVETE DIMETTERE!
Con i Cinque Stelle stiamo assistendo al gioco dell’oca in salsa pugliese. Quando erano opposizione erano pronti a fare tre passi avanti, dicendo “no” a tutto, come all’Ilva e alla Tap.
Oggi invece assistiamo a clamorosi passi indietro nelle caselle “Vicolo corto” e “Vicolo Stretto”.
In quel vicolo nel quale ci sono finiti dentro perché adesso che sono al Governo, e non hanno più alibi, dovranno spiegare ai loro elettori, e soprattutto qui in Puglia dove hanno centrato l’en plein di collegi, queste clamorose retromarce sul siderurgico e sull’approdo del gasdotto.
A questi elettori, e soprattutto a quelli del Salento, va tutta la mia più sincera solidarietà perché sono stati traditi dalle promesse elettorali.
Ora siamo in attesa del prossimo lancio dei dadi: chissà che i Cinque Stelle non ripartano dalla casella.
Svelato il mistero delle 24/36 ore.
Da indiscrezioni giornalistiche diffuse in serata, si apprende che il ministro dell’ Ambiente Sergio Costa ha chiesto un nuovo parere ai tecnici del suo Ministero, già chiamati in causa nei mesi corsi, quando dettero il via libera per quanto di loro competenza riguardo le prescrizioni ambientali.
La risposta è attesa per domani.
Michele Emiliano farebbe bene a tacere. Non accettiamo lezioni da un componente di spicco del partito che questa opera l’ha voluta e che con la sua inerzia è stato uno dei principali responsabili per l’arrivo di TAP nella nostra Regione. Se solo lo avesse voluto Emiliano avrebbe potuto fermare TAP in qualsiasi momento ad esempio istituendo un SIC mare a San Foca. Perché non lo ha fatto?
Avrebbe potuto inoltrare ricorso al TAR entro il 19 dicembre 2015 quando gli avevamo consegnato tutte le carte che dimostravano palesi abusi da parte del MISE del precedente governo PD che ha portato avanti l’opera nonostante il parere negativo della Regione Puglia. Perché non lo ha inoltrato?
Avrebbe potuto avviare quei monitoraggi volti a rilevare la Posidonia ed altri habitat per trasformare l’area di Melendugno in SIC per i quali, grazie al M5S Puglia sono già stati stanziati 100.000€. Monitoraggi di cui non abbiamo visto neanche l’ombra.
Negli ultimi 3 anni noi del M5S Puglia abbiamo profuso un impegno totale per fermare TAP, l’ennesimo abominio partorito dai professionisti della malapolitica dei precedenti governi PD. Abbiamo lavorato giorno e notte da semplice forza di opposizione sia nelle istituzioni, attraverso qualsiasi tipo di azione politica, che sul territorio, al fianco dei cittadini. Nel corso delle manifestazioni alcuni di noi sono stati anche feriti in seguito agli scontri che sono nati.
Nella lunga riunione di ieri a Palazzo Chigi abbiamo portato nuovi documenti all’attenzione dei ministri Costa e Lezzi e del Presidente del Consiglio ai quali dobbiamo riconoscere di aver cercato, e di continuare a cercare fino all’ultimo, qualsiasi norma, appiglio burocratico o amministrativo per bloccare TAP senza che questa decisione finisca per ripercuotersi, con delle maxi penali da miliardi di euro, su tutti i cittadini italiani.
Laddove neanche questa ultima possibilità dovesse risultare utile, abbiamo portato una seconda richiesta al Governo: di valutare se esistano i termini per indire una consultazione popolare e lasciar scegliere ai legittimi titolari dei soldi pubblici, i cittadini, se far arrivare il gasdotto o, piuttosto, pagare le ingenti penali.
Se tutti i nostri sforzi non basteranno siamo coscienti, seppur consapevoli di aver fatto tutto quanto in nostro potere, di dover fare ciò che i vecchi politici non hanno mai fatto: chiedere scusa ai nostri concittadini per non essere riusciti ad arrivare in tempo per rimediare ai disastri di chi ci ha preceduto; non ci resterà che lavorare ogni giorno, ancora più duramente, per cercare di recuperare la fiducia dei cittadini e per fargli recuperare qualcosa di ancora più importante: la fiducia nella politica.
Voglio ribadirlo anche qui: siamo stati e siamo tuttora contrari al gasdotto Tap. Fino ad oggi, però, avere un quadro completo della situazione è risultato impossibile. Non avevamo accesso a tutta la documentazione che potesse consentire una visione globale della questione, con i suoi tanti ostacoli burocratici. Quando la Ministra Lezzi avanzò richiesta di accesso agli atti non ricevette mai risposta.
Adesso che siamo al Governo e possiamo guardare oltre il velo di Maya, la realtà fa male. Nonostante tutto, fino alla fine, noi ci crediamo.
Ieri abbiamo sottoposto all’attenzione del presidente Conte e del Ministro Costa elementi relativi alle cartografie e alle autorizzazioni rilasciate. In queste ore verranno valutati con la massima urgenza, è una corsa contro il tempo.
È assurdo sentirsi criticare oggi da chi ha fornito il lasciapassare alla Tap o da chi, come Michele Emiliano, aveva nelle sue mani il potere di fermare l’opera e si è ben guardato dall’esercitarlo. Se davvero avesse voluto fermare lo sbarco del “tubo” a San Foca avrebbe potuto riconoscere la zona marina come sito di interesse comunitario (Sic). La sua condotta omissiva è gravissima e deve assumersene la responsabilità.
La nostra volontà di bloccare l’opera c’è sempre stata e resta. Se non dovesse emergere l’appiglio giusto per bloccare il gasdotto, purtroppo, l’unica alternativa sarebbe quella di esporre il Paese a un contenzioso internazionale le cui conseguenze, anche economiche, sarebbero pesantissime. Vi assicuro che noi, in primis, non vogliamo arrivare a questo.
Personalmente sono tra i firmatari dell’esposto in Procura che ha portato al sequestro di un’area di cantiere, in contrada “Le paesane”. È con quello stesso spirito che sposo oggi, e sempre, questa battaglia. Sono Salentino anch’io ed è per questo che in questa battaglia ci metto il cuore, prima di tutto.
“Abuso della credulità popolare, solo così può definirsi la vicenda TAP che ha giocato nel Salento un ruolo determinante per la vittoria del Movimento 5 Stelle. Un abuso di cui non sono immuni nemmeno le istituzioni salentine e pugliesi, a partire da Regione e Provincia. Una regione che sotto la guida di Vendola prima, Emiliano poi, non ha saputo o, peggio, non ha voluto fare concertazione fra territori pugliesi (solo ora si chiede lo spostamento da San Foca), ha disatteso e calpestato lo stesso Statuto regionale che prevede da anni il Consiglio delle Autonomie. Le presunte rivendicazioni e prese di posizione di oggi appartengono al teatrino della politica, alle finzioni che tentano di coprire o dirottare le responsabilità.
I cittadini vittime di abuso della credulità popolare potrebbero appellarsi addirittura all’articolo 661 (se ben ricordo) del codice penale per essere stati palesemente raggirati. A noi politici il doveroso compito di richiamare a responsabilità politiche ed alle doverose conseguenze che ciascuno dovrebbe assumersi a fronte di atteggiamenti e promesse evidentemente privi di verità.”
Lo afferma in una nota Adriana Poli Bortone.