L’ AVVOCATO ANTONIO NUZZOLI SPIEGA AI LETTORI DI leccecronaca.it LA SENTENZA DEFINITIVA / POVERA YARA, UCCISA DA BOSSETTI
di Antonio Nuzzoli * (avvocato – per leccecronaca.it)______
Tutti a protestare per la conferma della condanna all’ergastolo a carico di Massimo Bossetti. Tutti, se non convinti della sua innocenza, fortemente dubbiosi circa la sua colpevolezza: e quindi tutti più o meno convinti dell’idea che forze dell’ordine, investigatori e giudici abbiano voluto trovare un colpevole purchessia, da dare in pasto all’opinione pubblica ed ai parenti della vittima.
Già, la vittima: una ragazzina di 13 anni malmenata, ferita e lasciata agonizzante e sanguinante, al freddo, su un prato di periferia. Una ragazzina sventurata e dimenticata, davanti all’indignazione per l’ergastolo inflitto ad un padre di famiglia.
Una ragazza scomparsa misteriosamente, che non aveva frequentazioni o contatti sospetti, il cui corpo per mesi non si trovava: la disperazione dei genitori e la disperazione degli inquirenti, che in una situazione del genere non sanno neanche da dove iniziare: un delitto maledettamente perfetto. E invece una fortunata combinazione: un aereomodello ha un guasto e cade nel mezzo di un campo incolto e impenetrabile, che già era stato perlustrato come si poteva; e invece questa volta il modellino cade giusto accanto ad un corpo che in nessun altro modo poteva essere visto e scoperto, giusto accanto: era ciò che restava di Yara: e in condizioni tali da poter effettuare accertamenti significativi
Si è potuto così esaminare le ferite di Yara, si è potuto ricostruire la dinamica del suo immeritato decesso (sola, al freddo, dissanguata, terrorizzata certamente: ma ora ci dispiace per Bossetti). Si è potuto persino recuperare una traccia di DNA nucleare che non era della vittima, ma che stava sui suoi slip, che era certo quello del suo assassino: solo una traccia, solo il DNA nucleare: che però ha dato un profilo genetico determinato, che però si doveva distruggere nell’eseguirne l’analisi.
Per dare un volto e un nome a quel profilo genetico, è stato esaminato il DNA praticamente di tutti gli abitanti del paese ed alla fine….. è stato trovato un morto: il defunto sciur Guerinoni, un autista di autobus con fama di donnaiolo, il cui figlio però non era in Italia quando avvenne il delitto: e siamo al punto di partenza!
E allora con tanta pazienza, gli inquirenti hanno esaminato il DNA di tutte le donne che avrebbero potuto una relazione con l’autista don giovanni ed ecco trovata la sig.ra Arzuffi, ecco trovato il figlio, nato all’epoca di una possibile relazione clandestina, col profilo genetico che dovrebbe avere un figlio del Guerinoni, un uomo il cui DNA è perfettamente identico al DNA trovato sugli slip di Yara: Massimo Bossetti, appunto.
E quindi prima la Corte d’Assise di Bergamo poi la Corte d’Assise d’Appello di Brescia hanno affermato ciò che tutti sappiamo: che per trovare due profili genetici uguali bisogna esaminare quello di tutti gli abitanti di migliaia di mondi: cioè il profilo genetico è davvero quello di >Massimo Bossetti e di nessun altro.
A questo punto però, visto che nessun patteggiamento, nessuna confessione nessun pentimento avrebbe potuto evitare l’ergastolo al responsabile di una simile crudeltà, è iniziata l’arrampicata sugli specchi da parte di Bossetti e della sua difesa, con qualche rovinosa caduta.
Gli avvocati infatti nel corso del processo di primo grado, hanno portato in aula un loro consulente di parte il quale ha provato a spiegare che il solo DNA nucleare (quello effettivamente trovato) non basta ad identificare una persona se non accompagnato dal profilo DNA mitocondriale, che viene trasmesso solo dalla madre. Purtroppo per Bossetti, si è trattato del primo autogol: sia perché la comunità scientifica (se poi vogliamo dar retta agli stregoni tutto è possibile) è concorde nel ritenere che il DNA nucleare è unico per ogni individuo e basta ad identificarlo; sia perché si è saputo che il genetista portato dalla difesa non era un genetista, era un dilettante laureato (forse) non si è ben capito dove e quando! Questo ha fatto comprendere ai giudici che non esiste uno scienziato che possa dire che quel profilo genetico non è quello di Bossetti, che la difesa non è stata in grado di trovare uno scienziato disposto ad affermare qualcosa del genere, sia pure dietro lauto pagamento: e qui il processo, e le chiacchiere, potevano finire.
E invece no.
Visto che ormai non poteva affermare che quel DNA, Bossetti ha detto che quel DNA era stato portato (perché ne erano contaminati attrezzi di lavoro dopo una sua epistassi su Yara dal vero colpevole, un suo collega di cui ha fatto il nome. Purtroppo era il nome sbagliato, sfortunatamente per Bossetti era stato indicato giusto uno che aveva un alibi di ferro. Però, dopo tante polemiche e fantasie, dopo essere giunto a dire che il suo DNA era stato costruito artificialmente in laboratorio per incastrarlo, dopo che la suia diufesa aveva trovato 190 criticità nel campione di DNA, Bossetti con quella calunnia aveva infine confessato che il DNA era il suo! E anche qui potevano finire chiacchiere e processi.
Ma la madre di Bossetti, indirettamente accusata di aver avuto una relazione extraconiugale, tanto che il marito ne era morto poco dopo, la madre di Bossetti aveva qualcosa da dire? Certo: ha detto che, nove mesi prima della nascita del figlio era stata da un ginecologo che le aveva praticato strane manipolazioni che, ora, la rendevano convinta di aver subito una inseminazione artificiale a sua insaputa: e così facendo ha escluso ogni dubbio circa la paternità di Bossetti e quindi circa l’attribuzione a lui del DNA trovato su Yara, simile a quello dell’autista morto tanti anni prima, padre del famigerato Ignoto 1.
Quando si sceglie una linea difensiva, bisogna insistere su quella: non è credibile chi cambia versione passando oltretutto, da una fantasiosa ad altre ancora più inverosimili passando poi per un maldestro tentativo di rovinare un innocente collega di lavoro.
Dopo questi bizzarri tentativi di far credere a visite ginecologiche con inseminazione artificiale in omaggio, dopo aver tentato di accreditare l’ipotesi tracce di DNA costruite in laboratorio che, guarda caso, hanno dato giusto il profilo genetico di Bossetti (come se pescando a caso fra le parole di un libro si possa ricostruire un capitolo di senso compiuto) gli avvocati di Bossetti, arrivati in Cassazione con un ergastolo sulla groppa, son tornati alle difese tecniche: quelle che gli rimanevano.
Anzitutto hanno contestato la legittimità della perizia, perché essa ha comportato la distruzione del campione e quindi la impossibilità per la difesa di contraddirne gli esiti. Come dire che, sapendo bene che il campione originario sarebbe stato distrutto, gli inquirenti non avrebbero dovuto toccarlo evitando di scoprire l’identità di un pedofilo assassino: i diritti della difesa prima di tutto, anche prima del buon senso! Poi hanno eccepito errori nel campionamento del campione originario. Altri argomenti cioè senza capo ne’ coda; se gli esami hanno dato un profilo genetico leggibile, il profilo genetico di un uomo che nel giorno dell’omicidio (a prescindere da immagini di furgoni somiglianti o no a quello di Bossett) si trovava certamente a Brembate o nei dintorni e non in Australia ciò significa solo una cosa: che l’esame del campione di DNA è stato fatto bene, altrimenti avrebbe dato sequenze alfanumeriche illeggibili.
Poco altro da dire se non che, volendo, si può avere dubbi sulla colpevolezza in ogni caso, anche quando vi è una confessione,anche quando vi sono cento testimonio oculari: quando si vuole cioè passare il tempo.______
LA RICERCA nel nostro articolo di sabato scorso
Category: Cronaca