LA ‘GIORNATA NAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE’. LA PROPOSTA DI leccecronaca.it
di Paolo Paladini______
È arrivato il momento di dare il giusto peso alle ricorrenze e alle parole.
Giornate mondiali.
Giornate nazionali.
Giornate di rione.
Giornate della giornata del vicino di casa.
Giornate dell’umore della tazza del cesso del vicino di casa.
Tutto questo ed altro ancora viene facile da scorgere alla sola effettuazione di un collegamento ad internet.
E allora, la giornata del rifugiato fissata per il 20 giugno, si accosta a quella dell’orgasmo che si celebra, invece, il 31 luglio.
La giornata per la lotta all’aids del primo dicembre viene posta sullo stesso piano rispetto allo giornata europea del gelato artigianale prevista per il 24 marzo di ogni anno.
Poi ancora:
la giornata mondiale di Star Wars (4 maggio);
la giornata mondiale dell’ordine in ufficio (24 maggio);
la giornata mondiale degli ufo (2 luglio);
la giornata mondiale degli emoji (17 giugno)
Insomma un guazzabuglio di date e ricorrenze che, tra goliardia e seria introspezione, pare volerci far riflettere per un verso (si pensi alla giornata internazionale della memoria del 27 gennaio) e disorientarci per l’altro (per chi non lo sapesse, il 13 gennaio c’è anche la giornata senza pantaloni … altrimenti detta, giornata delle mutande).
Ma cosa accade quando non si pone un argine?
Succede che si corre il rischio di affastellare nomi vuoti su nomi vuoti, anche quando la ricorrenza richiederebbe un po’ più d’attenzione.
D’altra parte, a cosa servono i punti fermi?
Loro sono utili, nemmeno a dirlo, per fermarsi.
Così, secondo la tradizione cristiana, Dio fece il mondo e il settimo giorno (solo il settimo!) si riposò.
Così anche per gli antichi romani: le vittorie più importanti (e solo quelle!) davano diritto al “Trionfo”. Occasioni per rendere onore e fissare le cose nella mente, anche per ciò che concerne le generazioni a venire.
Ecco dunque la necessità di fare pulizia, di sgombrare il campo dalle cose inutili.
Perché, se così non fosse, oggi, 7 ottobre 2018, non avrebbe senso parlare della “Giornata Nazionale per l’eliminazione delle barriere architettoniche”.
Nella confusione questa risuonerebbe come una delle tante altre giornate e, proprio attraverso il disordine, si renderebbero vani tutti i suoi possibili effetti positivi.
Allora rallentiamo.
Per un solo, singolo momento, fermiamoci!
Cosa rappresenta l’abbattimento delle barriere se non il riconoscimento plateale di una sconfitta collettiva appena sanata?
Lì, dove c’è qualcosa da tirare giù, evidentemente, all’ atto della costruzione, nessuno era stato capace di interrogarsi adeguatamente sui veri bisogni percepiti dal cittadino.
E si fanno le giornate nazionali per questo. Per dire: “sì, lo sappiamo. Se c’è anche solo un gradino, chi sta su sedia a rotelle non può muoversi. Però, adesso, noi siamo un Paese civile! D’altronde abbiamo anche istituito una giornata ad hoc”.
Ipocrisia che si somma ad altra ipocrisia.
Se non fosse per una preziosissima opportunità a disposizione di tutti.
Noi, la società civile, abbiamo la possibilità costante di ritrovarci e di porre, insieme, le domande più significative ai nostri rappresentanti politici.
Quanti denari pubblici si risparmierebbero se solo tutte strutture si pensassero, ab initio, come accessibili a chicchessia?
Quanto risuonerebbe più pregnante il Principio del buon andamento (consacrato nell’Art. 97 della Costituzione delle Repubblica Italiana) se solo si facessero valutare i servizi a quelle persone che poi dovranno concretamente avvalersene?
Quanto respiro avrebbe il Principio di sussidiarietà orizzontale se si coinvolgessero tutte le associazioni locali nella progettazione delle opere pubbliche?
Certo, per fare questo sarà necessario che ognuno si riscopra come parte essenziale ed insostituibile di una rete di rapporti umani di inestimabile valore.
Ma, se la sola lettura di un’opinione giornalistica riuscisse anche semplicemente a solleticare lo spirito della cittadinanza attiva di alcuni lettori, forse questo vorrebbe dire che una piccola realtà di informazione locale sarebbe stata in grado di fare il proprio dovere.
Se questi pensieri potessero poi arrivare alle orecchie di chi siede sugli scranni della Regione, forse si scoprirebbe l’estrema necessità, ad esempio, di istituire un elenco di tutti i “Garanti delle persone disabili” presenti sul territorio e di rendere obbligatoria tale figura per qualsiasi Comune.
Solo scambiandosi le esperienze e mettendo a disposizione criticità e buone prassi, si potrebbe sperare di invertire drasticamente la rotta per ciò che riguarda il rapporto con le barriere fisiche e culturali di una collettività itera.
Allora sì, questa giornata avrebbe un senso.
Un articolo che invita alla riflessione, ad abbandonare il brusio di un mondo che pone giornate per tutto e non dà valore a niente. Un articolo da leggere per metterlo in pratica, ciascuno per come può.