LA PARTITA / …E GIULIETTA SI PRESE DUE SCHIAFFONI
(Rdl)______
Il Verona capolista solitaria, nonostante la sconfitta patita all’ ultima partita, ospita il Lecce dei sette punti in sette giorni in bella evidenza in classifica, nell’ anticipo della settima giornata.
Al ‘Bentegodi’ ci sono dodicimila spettatori, di cui almeno mille e cinquecento tifosi giallorossi, e le telecamere di Rai Sport, per la diretta di una partita che si annuncia, per tanti motivi, interessante, in una serata piovosa, ma non fredda, di inizio autunno.
LE FORMAZIONI
Hellas Verona: Silvestri, Eguelfi (74′ Ragusa), Marrone, Matos (39′ Cissè), Pazzini, Colombatto, Lee (55′ Zaccagni), Crescenzi, Laribi, Dawidowicz, Empereur.
A disposizione: Ferrari, Tozzo, Caracciolo, Henderson, Gustafson, Di Carmine, Balkovec, Calvano, Kumbulla.
Allenatore: Grosso
Lecce: Vigorito, Petriccione, Mancosu, Palombi, Meccariello, La Mantia (83′ Pettinari), Tabanelli (88′ Fiamozzi), Venuti, Calderoni, Scavone (83′ Armellino), Bovo.
A disposizione: Bleve, Cosenza, Arrigoni, Lepore, Torromino, Haye, Marino, Dubickas, Tsonev. Allenatore: Liverani
Ammoniti: 11′ Lee, 29′ Eguelfi, 53′ Scavone, 63′ Petriccione, 81′ Palombi, 98′ Meccariello
Arbitro: Luca Massimi di Termoli
Assistenti: Oreste Muto di Torre Annunziata e Damiano Margani di Latina
IV Ufficiale: Riccardo Ros di Pordenone
LA CRONACA
Padroni di casa subito in avanti, collezionando due angoli senza esito.
Marrone ci prova di testa, alto. Poco dopo risponde Scavone, fuori.
Il Verona costruisce due palle gol, ma in questa fase di predominio non segna: spinge, non dà riferimenti in avanti, sembra in ogni momento poter trovare la combinazione vincente, ma non concretizza, i vari Pazzini, Matos, Laribi, Lee non trovano lo spunto giusto.
Il Lecce comunque non sta a guardare: è sempre in partita, si difende con determinazione, è sempre pronto a ripartire. Sì, una gara interessante, come ci si aspettava.
Si gioca molto di tattica, i calciatori curano le fasi di non possesso, gli smarcamenti, gli schemi.
Il Verona più ricco, di gioco, ma evanescente.
Il Lecce più semplice, ma più concreto.
Una capolista che comunque non si comporta da prima delle classe, perché comincia a protestare, chiedendo il rigore, per episodi del tutto insignificanti, e comunque mai passibili della massima punizione; continuerà allo stesso modo, ma l’ arbitro ci vede benissimo, e le decisioni di lasciar proseguire sono ineccepibili.
Al 33′ Mancosu centra la porta, da posizione difficile, ma Silvestri para agevolmente: scalda la mira, il regista giallorosso…
Minuto 36′, decisivo: Matos, fino a questo momento pedina mobile e pericolosa, si fa male, in un infortunio di gioco, prova a riprendere, ma lo strappo muscolare non glielo consente.
Si perdono tre minuti, e ne saranno recuperati due…
Nulla sembra cambiare nel prosieguo, con i padroni di casa che provano schemi e cercano soluzioni, sena trovarle, e quando pure le trovano di pensa Vigorito, brillante, a disinnescarle, con parate che in tutta la partita saranno risolutive, e il Lecce che si difende con grinta, con determinazione, provando poi appena possibile a innescare il contropiede.
Due minuti di recupero al termine del primo tempo.
Nel secondo di essi, Mancosu ruba palla, vince un contrasto dal vertice sinistro dell’ area di rigore, da dove, invece che di alleggerimento, in attesa di andare tutti negli spogliatoi per l’ intervallo, l’ azione, sottovalutata dai difensori, diventa di ferimento: alza la testa, il trequartista leccese, vede Palombi e La Mantia appostati come due falchi (a proposito, Falco, non in perfette condizioni, non è nemmeno in panchina) e pennella un traversone micidiale sul secondo, che arriva e la mette dentro.
Un gol pesantissimo.
Quando le squadre tornano in campo, è già un’altra partita. Il Verona perde progressivamente sia in intensità, sia in lucidità, per quanto non demorda, e cerchi il pareggio.
Vigorito dice no con un paio di ottimi interventi: provvidenziale, nelle poche occasioni in cui i padroni di casa arrivano al tiro.
Ma si avverte chiaramente che stanno andando in confusione: cambi di modulo, schemi, fasi di non possesso esasperate finiscono per confondere essi stessi, non gli avversari.
Emblematico quanto accade al minuto 68, con i padroni di casa che si perdono completamente Mancosu, colpevolmente di nuovo sottovalutato, e per giunta ‘stavolta lasciato del tutto solo, a tre quarti di campo. Così, egli riceva palla, avanza, guarda la porta, si prepara la botta e ha tutto il tempo di agire indisturbato, per piazzare una delle sue conclusioni dalla distanza micidiali, che infatti va a insaccarsi sotto la traversa.
Ci sarebbe ancora tempo, specie in questa serie B dove le partite sembrano non finire mai, per il Verona, per rimediare.
Ma Giulietta, aspettando Romeo, è visibilmente scossa dai due schiaffoni presi, mentre faceva moine e fumo senza arrosto. No, la partita è chiusa, il Verona non la riapre, il Lecce la controlla con buon impegno, fino al fischio finale, minuti di recupero compresi, che ‘stavolta non producono novità.
IL GIUDIZIO
Solido, concreto, attento, così è apparso il Lecce, che gioca ormai come voleva il suo allenatore, e ottiene risultati pesanti dalla semplicità, dalla determinazione, dalla voglia di stare al gioco in campo, e di giocare a sua volta.
Vigorito, una sicurezza. Mancosu superlativo.
La Mantia e Palombi magari sono apparsi sotto tono, e invece no. Erano sempre là, mine vaganti pronte a innescare colpi da far male, pur al tempo stesso dando una mano alla fase difensiva.
In particolare, La Mantia ha avuto il merito di sbloccare la partita, facendosi trovare nel posto giusto, al momento giusto, che per una punta è tutto.
Palombi ha visto la profondità in due occasioni, due volte soltanto è stato lanciato, all’ uno contro uno.
Nel primo caso, ha perso il duello col difensore, nel secondo l’ha saltato e ha tirato, forse con una lucidità minore di quella che gli conosciamo, addosso al portiere in uscita, comunque bravo a chiudere lo specchio della porta.
Con semplicità, con intensità, come durante tutta quanta la patita, poi, al fischio finale, tutti a far festa sotto la curva dei tifosi leccesi, nella curva opposta al balcone di Giulietta, miseramente crollato.
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