IL COMMENTO / SI’, MA…SI PUO’ FARE DI PIU’
di Paolo Paladini______
Domenica 16 Settembre, alle ore 17.00, in occasione dell’XI Giornata nazionale sulla Sclerosi Laterale Amiotrofica indetta da AISLA, si accenderanno i riflettori sulla festa di fine stagione «LA TERRAZZA “TUTTI AL MARE”» presso il Lungomare di San Foca.
Un’occasione preziosa per celebrare nel migliore dei modi il progetto “IO POSSO” che rappresenta, a ben vedere, un unicum sul territorio nazionale per quanto riguarda l’accoglienza delle persone disabili e l’accessibilità.
Con il lavoro infaticabile del personale infermieristico ed assistenziale, nonché con la presenza di ausili ad alta tecnologia e funzionalità, la struttura è stata capace di soddisfare (nell’anno 2018) la richiesta di circa trecento utenti. In tal modo, col primo accesso al mare attrezzato per le persone affette da SLA, patologie neuromotorie e altre disabilità, tutti, ma proprio tutti, hanno potuto sentire sulla propria pelle la bellezza del nostro territorio (una bellezza troppe volte negata, troppe volte élitaria).
Ma, un tale appuntamento non può incarnare solo questo.
Un traguardo stagionale che saluterà l’estate per il quarto anno consecutivo con un incremento del 40% di ingressi rispetto all’anno precedente, deve necessariamente accendere il faro della discussione su specifici interrogativi di carattere generale.
Tutte le istituzioni e tutti i cittadini sono dunque chiamati ad interrogarsi sulle potenzialità di sviluppo che la disabilità porta con sé. Quando delle specifiche esigenze di Libertà vengono accolte, è tutta la società a giovarsene con l’inserimento di nuove figure professionali, con l’incremento delle attività produttive esistenti, col turismo e con la messa in circolo di una ricchezza immateriale ed interiore che può esprimersi soltanto attraverso il continuo scambio di esperienze tra le persone.
Non solo.
Quando una struttura di palesa come l’eccezione rispetto alla regola, è tutto il mondo politico che deve fare sana opera di riflessione.
Non per fustigarsi allo scorgere delle tante mancanze (la flagellazione non serve…non è mai servita, anzi, la storia insegna che, dietro simili atteggiamenti si nasconde spesso la volontà di pilotare l’opinione pubblica o, al più, di lavarsi alla bell’e meglio la coscienza).
Se domande dovessero emergere, queste dovrebbero sempre essere guidate dalla ferma volontà di migliorarsi.
Per rendersi conto della centralità di simili approcci, basti gettare uno sguardo critico sulle parole di Giorgia Rollo che, come Presidente dell’Associazione “2HE” ha attuato fattivamente il progetto: “abbiamo permesso di fare il bagno nel nostro splendido mare a circa trecento persone, provenienti anche dall’estero, che altrimenti non avrebbero potuto”.
Eccolo il vero punctum dolens: il non potere, il non poter altrove, dove si vuole.
E allora, quanto un’organizzazione come quella sul Lungomare di San Foca potrebbe trasformarsi in qualcosa di ghettizzante se non accompagnata da un disegno di più ampio respiro capace di coinvolgere tutto il territorio regionale?
Abbattere le barriere vuol dire anche questo: pensare ad una rete di sensibilità e realtà pienamente accoglienti e, poi, adeguare i trasporti, rendere accessibili gli alberghi, creare percorsi e spazi fruibili nelle città.
Se così non fosse, il progetto “IO POSSO” rischierebbe di mostrarsi, nel lungo periodo, come una cattedrale nel deserto; come un’isola sperduta che, seppur felice, non ha alcun legame con la terraferma.
Dunque, domenica sera festeggiamo!
Festeggiamo alla grande poiché, come dice ancora Giorgia Rollo: “alla felicità che ci sorge nel cuore per aver permesso di fare il bagno nel nostro splendido mare a circa trecento persone con disabilità motorie di ogni tipo, provenienti da tutta Italia e dall’estero, si aggiunge l’orgoglio di aver realizzato una progetto il cui trend di crescita è in controtendenza rispetto al paventato calo delle presenze turistiche nel Salento”.
Ma poi, dal giorno dopo, esattamente dal giorno dopo, rimbocchiamoci le maniche.
Facciamolo tutti, come società civile.
Perché c’è tantissimo ancora da lavorare.
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