“La firma dell’imbecillità”
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Il presidente dell’ associazione ‘Sportello dei diritti’ Giovanni D’Agata ci manda il seguente comunicato______
La firma dell’imbecillità è stata lasciata con il pennarello nero, indelebile, ben visibile a caratteri cubitali, sulla balaustra esterna dell’Anfiteatro Romano a Lecce. In un punto, l’antichissimo manufatto è stato imbrattato con la scritta “dux” che chiaramente rappresenta un’occasione per inneggiare al fascismo. Il vandalo si è accanito sulla balaustra esterna del monumento antistante l’arena.
L’anfiteatro romano, insieme al teatro, è il monumento più espressivo dell’importanza raggiunta da Lupiae, l’antenata romana di Lecce, tra il I e il II secolo d.C. La datazione del monumento è ancora oggetto di discussione e oscilla tra l’età augustea e quella traiano-adrianea.
Il monumento venne scoperto durante i lavori di costruzione del palazzo della Banca d’Italia, effettuati nei primi anni del ‘900. Le operazioni di scavo per riportare alla luce i resti dell’anfiteatro iniziarono quasi subito, grazie alla volontà dell’archeologo salentino Cosimo De Giorgi e si protrassero sino al 1940. Attualmente è possibile ammirare solo un terzo dell’intera struttura, in quanto il resto rimane ancora nascosto nel sottosuolo di piazza Sant’Oronzo dove si ergono alcuni edifici e la chiesa di Santa Maria della Grazia.
Del monumento, realizzato in parte direttamente nella roccia e in parte costruito su arcate in opera quadrata, rimangono allo scoperto, oltre ad una parte dell’arena ellittica, intorno alla quale si sviluppano le gradinate dell’ordine inferiore, due corridoi anulari, uno che corre sotto le gradinate, l’altro, esterno, porticato, cui appartengono i numerosi e robusti pilastri, sui quali era imposto l’ordine superiore scandito, al pari di altri similari monumenti, dal Colosseo all’Arena di Verona, in una galleria di fornici.
Questa pensata è “una chiara forma di apologia del fascismo”(reato sanzionato dal codice penale italiano) ed esorta l’intervento della Soprintendenza dei Beni Storici Artistico per rimuovere immediatamente la scritta.
Resta comunque il danno al simbolo storico che è anche un monumento, oltre al tempo e a i soldi che si dovranno spendere per cancellarla.
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Sono sicuro che D’Agata se invece della scritta Dux, avesse letto W Che Guevara, non si sarebbe dispiaciuto anzi. Non è il gesto vandalico che lo ha colpito, come lui stesso spiega ma ciò che sottende. All’esimio avvocato varrebbe la pena di ricordare che quello che lui definisce il monumento più espressivo della città, fu recuperato proprio grazie al Fascismo, e che i suoi compagni di partito hanno sempre criticato, perché per portare alla luce l’anfiteatro, si dovettero abbattere alcune catapecchie, che a loro dire erano costruzioni medioevali.
D’Agata, tu e il tuo antifascismo di maniera, grazie al quale i tuoi compagni si sono riempita la pancia e i conti in banca, ha fatto il suo tempo.
L’Assessorato alla Cultura del Comune di Lecce ha segnalato alla Soprintendenza la scritta vandalica e offensiva per la città. Del problema è stato interessato il Polo Museale Puglia a cui fa riferimento ogni intervento sull’Anfiteatro e martedì prossimo prenderà il via l’intervento di restauro con la cancellazione della scritta.
Ad essere colpita è stata la balaustra, un bene storico anch’esso, sebbene molto più recente rispetto all’Anfiteatro.
“Al di là del contenuto delirante, quella scritta rappresenta un’offesa a tutti i cittadini leccesi – dichiara il sindaco Salvemini – Sporcare con il catrame uno dei più bei affacci panoramici sul patrimonio storico della città è un atto che denota assoluto disprezzo per Lecce e la sua storia. Ogni volta che atti come questo si verificano, mi sento colpito come cittadino leccese prima che come sindaco. Al danno, ci è stato assicurato dalla Soprintendenza, si può mettere riparo e dunque mi auguro che in pochi giorni quella macchia sarà cancellata e che da ora in avanti a nessuno venga in mente di compiere atti vandalici di questa gravità ai danni del patrimonio storico cittadino”.