E’ GIA’ FINITO IL…FINAMORE? I TRE DI ‘PRIMA LECCE’ ROVINANO IL NUOVO LOOK COL SORRISO DI SALVEMINI
(g.p.)______Proprio questa mattina l’ ufficio stampa del Comune di Lecce, in stile MinCulPop, o, se si preferisce, da ‘compagno caro leader’, aveva mandato ai giornali nuove foto del sindaco Carlo Salvemini tutto sorridente.
Oh, così impara quel birbante di Paolo Perrone a definire Lecce “una città triste“.
In serata però qualche ruga si è addensata sulla fronte del primo cittadino.
Pochi minuti fa il gruppo consigliare di Prima Lecce, vale a dire Antonio Finamore, Laura Caló
e Paola Gigante, vale a dire ancora i tre che da qualche mese fanno da stampella di centro – destra all’ amministrazione di centro sinistra, all’ apice di tutta una serie di vicende da fantapolitica, eppure, vere, che da un anno e passa continuano ad accadere, per non dire di quello che successe in campagna elettorale, hanno diffuso via Facebook il seguente comunicato, che riproduciamo qui di seguito integralmente:
“Il gruppo consiliare di Prima Lecce, tenuto conto dello stato di emergenza che si è determinato in relazione alla vertenza Lupiae Servizi, ritiene opportuno ribadire la propria linea politica a tutela dei lavoratori e delle loro famiglie. Non possiamo consentire a chicchessia ulteriori strumentalizzazioni politiche su una situazione così complessa e delicata.
A seguito del nostro documento pubblico del 6 agosto u.s. nulla è stato comunicato agli scriventi rispetto alle decisioni che questa amministrazione intende assumere a salvaguardia dei livelli occupazionali e nel contempo abbiamo assistito ad una serie di atti amministrativi orientati alla riduzione e al contenimento dei servizi erogati dalla partecipata.
Non avendo avuto alla data odierna alcun riscontro oggettivo sui reali intendimenti della amministrazione in carica, riteniamo, nel rispetto del mandato ricevuto dai nostri elettori di centro destra, di assumere una posizione di chiarezza e di responsabilità non partecipando alla riunione di maggioranza convocata per domani, tenuto conto che non possono essere discussi argomenti di così alta rilevanza politica senza alcun coinvolgimento preventivo e soprattutto a “carte coperte”. Sia ben chiaro il patto sottoscritto con il sindaco Salvemini, era finalizzato esclusivamente ad evitare un lungo commissariamento nel primario interesse della città e della collettività amministrata e non certo al mantenimento della coalizione di governo in carica, diversamente avremmo accettato ruoli e poltrone che non abbiamo mai invocato. Auspichiamo che questo grido di allarme venga valutato con la dovuta serietà e con risposte certe e tempestive che non possono essere procrastinate ulteriormente”.
Tradotto dal politichese: o fate quello che vogliamo noi per quello che riguarda la Lupiae Servizi, o vi togliamo la maggioranza.
Troppo poco.
Non c’è nessun atto sostanziale.
Ma tanto basterà per scatenare boatos e rumors sul futuro di Palazzo Carafa e dintorni. E tanto basta già a rovinare il sorriso di Carlo Salvemini, che si era appena fatto fare le nuove foto ufficiali tutto sorridente. Portassero sfiga?
Non si può giocare a fare la guerra quando in palio c’è il futuro di centinaia di famiglie, perché è di questo che stiamo parlando, all’ombra di giochi di potere e prese di posizione che hanno il retrogusto di dispetti infantili e personalismi mal celati.
Questa maggioranza è il frutto di accordi e compromessi, sin dai suoi primi vagiti nei 15 giorni tra il primo turno elettorale e il ballottaggio, quando tutta la coalizione a sostegno di Alessandro Delli Noci ha deciso di appoggiare l’attuale Sindaco Salvemini, con un apparentamento alla luce del sole, nonché – nei mesi successivi – quando i consiglieri di “Prima Lecce” hanno dichiarato apertamente il proprio sostegno all’Amministrazione Salvemini, scongiurando il pericolo di ingovernabilità per “anatra zoppa”.
E’ nata così l’attuale Amministrazione leccese, massima espressione del civismo sceso in campo a tutela dei propri diritti: donne e uomini liberi che hanno deciso di mettersi in gioco per cambiare le sorti di una città vittima di baronati, clientele e giochi di potere.
E’, pertanto, quanto meno impensabile che oggi il lavoro di tutti questi cittadini scesi in campo e divenuti amministratori venga vanificato da lotte intestine tra sigle di partiti che non hanno più riconoscimento nazionale e vecchi rancorosi rivali politici locali che si sferrano attacchi reciproci sulla pelle di lavoratori inconsapevoli ed incolpevoli.
Nessuna motivazione, neanche la necessità di un cambiamento radicale dell’intero assetto amministrativo (partecipate incluse) ed economico della città, potrà giustificare il sacrificio di tanti posti di lavoro. Solo il dialogo tra tutti gli amministratori, nessuno escluso, può portare ad elaborare una soluzione ottimale, che tuteli le parti interessate, salvaguardando gli assetti politico-amministrativi, senza scadere in ricatti puerili e radicalismi introspettivi.
La popolazione leccese deve poter contare su Amministratori manifestamente responsabili, che si assumano le proprie responsabilità e non che giochino a scarica barile perché di fronte ad un problema vale la contingenza e la necessaria risoluzione nel miglior modo possibile e nel minor tempo possibile, null’altro; di Ponzio Pilato ne è piena la storia, ma non servono a nulla, tanto meno a risolvere i problemi della nostra città.
I cittadini oggi si aspettano che la politica dia loro delle risposte, che dimostri di poter effettivamente gestire e monitorare l’andamento delle risorse comunali, anche grazie all’attività dell’assessorato al bilancio (attuale e precedente).
Per ben governare la nostra città serve un impegno congiunto, trasversale, unitario e qualora così non fosse non ci sarebbe altra soluzione che tornare alle urne, circostanza questa che non ci ha mai fatto paura.
Ciò a cui stiamo assistendo in questi giorni è la prova evidente che per qualcuno il consenso elettorale è da anteporre al bene della collettività. È bene insistere sul fatto che i 24 milioni di euro già versati ad oggi dal Comune di Lecce alla società Lupiae Servizi (senza trascurare la perdita del 2017 di un milione e 400 mila euro ancora da coprire) sono soldi pubblici, sono soldi dei cittadini leccesi.
Questo aspetto, molto spesso e non a caso, trascurato dalle varie fazioni politiche, anche quelle che minacciano l’uscita dalla maggioranza, è il primo spunto di riflessione dal quale partire per analizzare con oggettività la situazione.
Quando un’azienda, pubblica o privata che sia, ha una gestione ordinaria che comporta la perdita di ricchezza patrimoniale e non la produzione di utili, risulta necessario procedere almeno ad una riorganizzazione, che tuteli certamente i lavoratori e le loro famiglie ma che, nel caso di azienda pubblica, tuteli altresì le tasche di tutti i cittadini. Ed è proprio questo il percorso che oggi il sindaco Carlo Salvemini e il vicesindaco Alessandro Delli Noci hanno intrapreso, con un atto di responsabilità e coraggio gestendo una situazione atavica.
Ecco perché non è più possibile, come in maniera semplicistica si è fatto fino a ieri e come alcuni, anche all’interno dell’attuale maggioranza fanno oggi, recitare e reiterare soltanto una semplicistica e anacronistica “tutela dei lavoratori”.
Le soluzioni possibili che permettano alla società partecipata di avere una gestione virtuosa devono passare, necessariamente, dalla tutela dell’intera comunità cittadina, da scelte, anche e nello stesso tempo coraggiose e responsabili, che tutelino la professionalità dei lavoratori e che cancellino le inefficienze che hanno portato a questa situazione.
Il mandato che i cittadini hanno dato a Carlo Salvemini e ad Alessandro Delli Noci è legato a quel cambiamento che tuteli e anteponga, finalmente, l’interesse della collettività.
Auspichiamo, quindi, che le varie forze politiche, soprattutto quelle a sostegno di questa Amministrazione, si assumano le proprie responsabilità, abbandonando o almeno sospendendo, di fronte a problemi tanto seri e così delicati, il “teatrino della politica” con atteggiamenti poco consoni a quel mandato di cambiamento ricevuto e che rischiano di essere molto più dannosi per i lavoratori stessi.