A DIFESA DEI DIRITTI DELLE PERSONE DISABILI. leccecronaca.it INTERVISTA PAOLO PALADINI, GARANTE A LEVERANO: “Facciamo comunità, per essere migliori”
di Maria Antonietta Vacca_______
Capita una sera, mezz’ora prima di una presentazione che ti avvisino di un fuori programma. “Il garante dei diritti per le persone disabili del comune di Leverano verrà a fare un sopralluogo per stabilire l’accessibilità dell’area”. Sarebbe stato poi mio compito accogliere il nostro ospite. E… inaspettatamente, vivo uno dei momenti più intensi che il palco possa riservare.
Da qui la mia idea di intervistare Paolo Paladini (nella foto), 32 anni, dottore in giurisprudenza, per far conoscere questa figura così importante, ma ancora così poco nota, e per dar voce ad una sensibilità di rara bellezza.
D.) – PAOLO, CI AIUTI A CAPIRE IL COMPITO E LE RESPONSABILITÀ DEL SUO RUOLO ISTITUZIONALE…
R.) – Diciamo pure che la figura del Garante della persona disabile rassomiglia molto ad un “Giano Bifronte”. Se da un lato esso conserva la possibilità di denuncia (da Regolamento, il Garante interviene di propria iniziativa o sulla base di segnalazioni scritte relative a disfunzioni, irregolarità, scorrettezze, ritardi ed omissioni dai quali sia derivato o possa derivare un danno materiale o morale al Disabile); dall’altro manifesta le sue qualità più spiccatamente costruttive. E allora, ecco che interviene come promotore di iniziative culturali o ricreative volte a migliorare l’inclusione sociale delle persone.
Per quello che più mi riguarda da vicino, vorrei dare al mio incarico un taglio del tutto particolare. Desidererei agire dietro le quinte, con discrezione ed efficacia, senza sovraesporre la mia figura al ruolo di protagonista. Piuttosto mi piacerebbe creare una sorta di “rete” con i cittadini e le altre istituzioni in modo tale che ognuno possa sentirsi incentivato a mettere in circolo il suo potenziale.
La mia esperienza nell’ associazionismo mi suggerisce, infatti, che per troppe volte i direttivi e le presidenze si sono limitati a coltivare esclusivamente il proprio orticello.
Io vorrei diventare una sorta di collettore, di facilitatore del dialogo. In modo che chiunque dovesse avvertire un problema venga posto simultaneamente nella possibilità di intervenire in prima persona per indirizzare l’azione pubblica verso la scelta migliore.
Uno stile, questo, che ben si sposa con quello adottato, in linea più generale, da tutta l’Amministrazione di Leverano.
Con ciò, spero di dimostrarmi sempre degno di fiducia. Qualora poi dovessi errare, anche involontariamente in qualcosa, mi auguro di avere la capacita di imparare per poter così risultare di volta in volta una persona migliore.
Come ama spesso dire il mio Sindaco: “Siamo Comunità”.
D.) – PONENDO COME CONDIZIONE DI BASE IL FATTO CHE LA DISABILITÀ APPARTIENE AD OGNI INDIVIDUO, COSA PENSA CHE IN QUESTO MOMENTO FACILITEREBBE LA VITA DI TUTTI NOI? OVVERO, QUALE HANDICAP DOBBIAMO SUPERARE PER VIVERE MEGLIO?
R.) – Sicuramente occorre superare il grosso limite del credere di non avere limiti.
Provo a spiegarmi meglio.
Dal mio punto di vista esiste un solo metodo per progredire nella consapevolezza personale: misurarsi con delle difficoltà. Il che presuppone sia la capacità dell’individuo di riconoscere le stesse come difficoltà, sia l’abilità nello scoprirsi almeno temporaneamente inadatto a superarle in scioltezza, senza sforzo.
Ciò che quotidianamente noto mi suggerisce invece una società (specie per le nuove generazioni) convinta di “potere tutto” semplicemente perché lo vuole.
Vivere su una sedia a rotelle mi ha da subito fatto capire che ognuno è praticamente unico al mondo e che, in virtù di questa sua unicità, ci sono cose che gli vengono facili e cose che invece richiedono fatica.
Ai ragazzi vorrei lanciare un messaggio preciso: sognate in grande, certo; datevi obiettivi altissimi, di quegli obiettivi che mai nessuno al mondo si è posto prima. Ma, allo stesso tempo, sappiate esattamente da dove partite. Solo così potrete abbattere le barriere che vi tengono distanti da tutto ciò che desiderate davvero. Passo dopo passo, con un impegno costante e una volontà indomita verso un continuo miglioramento.
Veda, Maria Antonietta, spesse volte ho preso parte a progetti culturali che mi hanno portato a parlare di disabilità nelle scuole del mio paese. Ho guardato negli occhi ognuno di quei ragazzini, ho ascoltato i loro nomi e le loro storie.
Ebbene, non vorrei mai che neppure uno di loro un giorno si svegliasse improvvisamente e, nella disperazione più assoluta, si accorgesse di non poter soddisfare quelle sue aspettative che non hanno tenuto conto di certe condizioni iniziali.
Soltanto il “limite” può farci capire dove impiegare le nostre energie migliori.
Auguro a tutti di saper sempre imparare da ciò che si è.
D.) – CHI COME NOI HA IL PRIVILEGIO DI VEICOLARE MESSAGGI IMPORTANTI ATTRAVERSO LA COMUNICAZIONE NON PUÒ PERDERE L’OPPORTUNITÀ DI DIRE…CHE COSA…
R.) – Non possiamo perdere l’occasione di rimarcare il più possibile che “disabilità” fa rima con “diritto”.
Per troppo tempo le mie orecchie hanno ascoltato parole inaccettabili. Il più delle volte pronunciate per il tramite di importanti mezzi di comunicazione.
E allora ecco la vuota compassione e il pietismo sciocco. Perché sì, perché la lacrima conviene, perché gli occhi lucidi fanno vendere.
Ma chi ha il privilegio di veicolare messaggi importanti deve avvertire su di sé, prima ancora del profitto, la responsabilità di ciò che dice.
In questo nostro mondo non c’è chi ha necessità e chi accorre celermente in suo aiuto. Non abbiamo bisogno di “buoni samaritani” o di miracoli nel tempio.
Siamo tutti insieme (disabili e non) elementi imprescindibili di una stessa società. Ognuno con le proprie peculiarità, ognuno con le proprie esigenze. Ma accomunati da uno stesso obiettivo centrale: far sì che questa vita possa assumere dei contorni quanto più dignitosi possibile. E se siamo lontani da tutto questo, allora la responsabilità ricade su ciascuno.
Perché disabile non è solo chi sta su una sedia, chi non vede, chi ha delle difficoltà cognitive o chi non sente.
Dis-abili siamo tutti perché tutti siamo limitati nel fare qualcosa.
Saper osservare i nostri contesti urbani dall’altezza di chi rimane seduto favorisce anche i bambini.
Lo stesso dicasi per gli scivoli: quante mamme ne fanno uso con i loro passeggini, quanti anziani?
Usare attenzione e avere cura dei propri luoghi fa vivere bene chiunque, perciò, ogniqualvolta dovessimo proferire parola su questo tema proviamo a tenerlo bene a mente.
Category: Costume e società
Non ci posso credere.
Ho conosciuto Paolo una decina d’anni fa.
Studiavamo insieme.
Era l’unico del nostro gtuppo a poter guardare i docenti dritti negli occhi.
Umile, attento, tenace, sempre garbato.
Poi la vita ci ha separati.
Ora che in Puglia non vivo più da tanto tempo,porto sempre con me alcuni suoi insegnamenti.
Leggere ancora le sue parole mi fa piangere.
Non è cambiato per nulla.
In bocca al lupo per le tue battaglie “Bakunin”.
T.V.B.
Barbara.