“Felicità” E’ UNA NOTTE NELLA PIAZZETTA DI GEMINI, CON CESARE DELL’ ANNA, I SUOI MUSICISTI E I SUOI OSPITI. RESOCONTO DI UN CONCERTO MEMORABILE
di Roberto Molle______
Sono circa le 23.00 di ieri quando metto piede nella piccola piazza di Gemini. Gli ultimi fuochi del Salento Buskers Festival stanno per essere esplosi, capannelli di turisti e curiosi insistono intorno a giocolieri, clowns e acrobati. Naturalmente, i più divertiti sono i bambini, ma anche tra gli adulti non mancano gli sguardi assorti e incantati. C’è tanta gente che si aggira tra gli stand gastronomici e le postazioni degli artisti di strada; nello slargo a lato della chiesetta, la “cassarmonica” montata a tempo di record nel pomeriggio è vuota, dagli altoparlanti posti ai suoi lati viene mandata musica a tutto volume.
C’è come un clima di attesa, di calma prima della tempesta, di sensazione che da lì a poco qualcosa di meraviglioso dovrà accadere.
Da qualche tempo, sulla mia scrivania, insieme ad altri, c’è il cd dell’ultimo album di Girodibanda (il titolo è “Guerra”, pubblicato a dieci anni di distanza dall’omonimo Girodibanda, sempre per l’etichetta 11/8 records fondata dal trombettista Cesare Dell’Anna, anima e buona parte del corpo del progetto. n.d.r.), è lì in attesa di essere ascoltato e recensito.
Per la verità l’ascolto c’è stato, ma era come se mancasse un’ulteriore verifica sul campo per contestualizzare, collegare e percepire nello stato di grazia più ottimale quella “bomba” sonora che si sprigionava dal piccolo scrigno a forma di cd.
Intorno alle 23.30 da lontano, spettacolo per gli occhi, si vedono fiamme lanciate nell’aria e trampolieri che danzano sulle note di una fanfara che avanza. Tra la folla si apre un varco e si fanno strada i musicisti di Girodibanda: Cesare Dell’Anna nel suo impeccabile frac suona la tromba e dirige, un nugolo di suonatori (contarli si fa complicato) impugna trombe e tromboni, altri si dividono tra il suono di flauto e tuba, e tra chitarra e violino. A suon di marcia, l’originale corteo taglia il pubblico entusiasta, e bisognerebbe guardarli per capire che Fellini o il più serioso Pasolini avrebbero raccolto molto di quegli sguardi e di quella scena bellissima per costringere il tutto in uno dei loro film più visionari.
Il numero di musicisti che ha preso parte alla registrazione di Guerra è impressionante, quasi un enclave ritagliata nel marasma delle eccellenze internazionali. Eccoli allora i nomi: Pino Ingrosso, Irene lungo, Enza Pagliara, Rachele Andrioli, Maria Mazzotta, Daniela Guercia, Claudio Cavallo, Enzo Petrachi, Pino Ingrosso, Puccia (degli Aprè la classe), Talla, Eva, Sofia e Maria, Giuseppe Semeraro, Cristoforo Micheli, Matteo D’Onofrio e Miciariello (voci e cori); Vincenzo Dell’Anna (percussioni); Stefano Valenzano (basso); Mauro Tre (farfisa); Rocco Nigro (fisarmonica); Antonio De Marianis e Dario Congedo (batteria); Redi Hasa (violoncello); Marian Serban (cymbalon); Roberto Esposito (piano); Gino Semeraro e Luigi Bruno (chitarra); Fabio Soriano (ciaramelle); Luigi Grande (synth); Giorgio Doveri (violino); Hossein Emadi (baglama); Andrea Doremi (Tuba, trombone); Oscar De Caro (basso tuba); Daniele Quarta (bombardino); Maurizio Capone (tuba e rullante); Antonio Inno, Luca Manno e Marco Mazzucca (sax); Giuseppe Oliveto, Nico De Filippis e Gaetano Carrozzo (trombone); Mimmo Della Bona (flicornino); Patrizio Tafuro, Andrea Perrone, Gabriele Blandini, Alessandro Dell’Anna ed Emanuele Calvosa (tromba); Giorgia Santoro (flauto); Donato D’Elia (oboe); Giuseppe Coccoli, Vincenzo Grasso, Mino Tafuro, Adriano Iurlaro e Piero Papadia (clarinetto); last but no least Cesare Dell’Anna: tromba, direzione orchestrale, compositore, agitatore. Troppi nomi, vero? Come nei titoli di coda di un film… ma chi se la sentirebbe di eliminarne solo uno per accorciare la lista essendo consapevole che tutti hanno contribuito a realizzare un capolavoro?
I musicisti sono tutti sul palco della cassarmonica (gran parte d loro hanno suonato nel disco), Cesare alterna fasi di direzione orchestrale a virtuosismi con la sua tromba, sotto, il pubblico diventa cornice insieme ai trampolieri che instancabili s’inventano coreografie deliziose, l’uomo sputafuoco gioca con le fiamme dando un tocco di magia al tutto. E via via gli strumenti si fondono creando ogni sorta di intreccio sonoro. Balkan-jazz, patckanca, progressive, traditional bandistico, fusion, funky e atmosfere Stax Records, si fondono creando una miscela sonora multiforme e multietnica.
Mi rendo conto che non si può dire del disco se non si è stati almeno a uno dei concerti di Girodibanda; le diciotto tracce (elaborazioni di marce sinfoniche, brani in italiano, francese e dialetto) sono di una bellezza mozzafiato, un titolo su tutti: “Cavallo di ritorno palestinese”, dove oltre alle sonorità giungono temi eterni e irrisolti come quello della questione palestinese. Ma la sensazione è che, per quanto Cesare e tutto il gruppo si sforzino a mimetizzare la musica investendola di temi sociali, essa, la musica, rompe gli argini del reale e travolge ogni cosa, portando chi ascolta in un mondo libero da ogni problema e a sentirsi in comunione con gli altri in un vortice di danza ed estasi…
Certo, tutto poi, aspetta alla fine dei suoni, ma non riuscirà a cancellare quelle sensazioni bellissime che solo la musica sa dare.
Mentre il tempo scorre si alternano sul palco (come nella tradizione decennale di Girodibanda) gli ospiti di Cesare che prima di tutto sono amici; ed ecco allora un istrionico Pino Ingrosso a cantare “cavallo di ritorno palestinese” e a fare miracoli con la sua voce da tenore prestata alla musica popolare, seguito da una prorompente Irene Lungo che fa esplodere il pubblico quando attacca con “Pompei”, brano compreso in “Baluardo” disco degli Opa Cupa. Il repertorio spazia tra quelli delle esperienze parallele di Cesare Dell’Anna, in particolare Girodibanda e Opa Cupa, d’altra parte sul palco c’erano elementi comuni ai due progetti.
Ancora ospiti: una bravissima Rachele Andrioli interpreta “Sula sula”, uno dei brani più suggestivi del canzoniere salentino con alle spalle una sezione fiati incontenibile e una base ritmica percorsa da suggestioni jazz-rock. Altra superba interpretazione di Rachele è stata la versione trasfigurata della canzone “Cu ti lu dissi” della grande Rosa Balistreri.
Mi rendo conto che non ci sono differenze particolari, è un continuum. Il disco e il concerto sono complementari, se si indossano le cuffie e si chiude il mondo fuori, si inserisce il disco nel lettore e si chiudono gli occhi, Cesare e lì di fronte a te con tutti gli altri di Girodibanda; c’è Andrea Doremi e il suo trombone, c’è Mauro Tre a inventare ghirigori di suono vintage col suo Farfisa, c’è Pino Ingrosso che intona “Felicità” di Al Bano e Romina e riesce a non farti storcere il naso, c’è Irene Lungo che gioca quasi in loop con l’aria di una tammurriata che si stempera nel canto suadente di Rachele Andrioli a riportare ad un Salento multietnico e finalmente non più autoreferenziale.
E poi c’è Talla, cantante senegalese che entra in scena sulle note di un traditional reggae per proseguire con una versione divertissement di “Ti amo” di Umberto Tozzi, naturalmente jazz-balcaneggiata.
Sono quasi le due di stamattina quando il fantastico circo di Girodibanda saluta tutti e si mette in viaggio per altre mete scortato dai suoi saltimbanche e trampolieri, lo si potrà trovare in giro da qualche parte a ricominciare, con altri ospiti (tra quelli che si alternano ad ogni concerto ci sono anche: Claudio “cavallo” Giagnotti, Mannarino, Enzo Petrachi, Yari Carrisi e tanti altri) e la loro splendida musica proveniente da diversi regioni del meridione d’Italia, dall’Albania, dalla Romania e dal Senegal… per ora.
E “Guerra” è un gran bel disco!