LA BRUTTA FINE DI VITTORIO FELTRI
(g.p.)______Adesso poi dirà che era una provocazione, che voleva agire a fin di bene, che lui ha tanti amici pugliesi, o robe simili. Io, non ci volevo credere, perché il razzismo è ignoranza, e lui è (era) un uomo di cultura, di mondo, con una brillante carriera di successi.
Qualsiasi cosa dica o non dica, rimarrà per sempre la gravità di queste parole, che poi, come ben sa chi con le parole ci lavora, semplici parole non sono, perchè spesso le parole sono fatti, spesso sono massi, sono macigni.
Ho controllato, dopo che me l’ avevano segnalato, e purtroppo è vero.
Difficile spiegare da dove gli sia uscito, un simile concentrato di odio, razzismo, arroganza, superficialità, ed ignoranza.
Eppure a Bergamo alta, dove risiede, non fa tanto caldo.
Esasperazione patologica da mancato protagonismo?
Un caso clinico.
Demenza senile?
Nella terapia, dovrebbero vietare con prescrizione medica l’ uso dei social, anche perchè altrimenti i malati finiscono con il dare il peggio di sè e sollecitare il peggio negli altri, appunto con i social, che già per conto loro a tutto ciò sono predisposti per fatti propri.
Voglio ricordarmelo come era, come l’ho conosciuto: burbero, ma geniale, nel giornalismo; elegante, pieno di iniziative e di fervore creativo.
A dire il vero, negli ultimi tempi, sempre più spesso insofferenza, acidità di stomaco, perdita di lucità, pressappochismo hanno via via condito sempre più spesso sia i suoi scritti, sia le sue comparsate televisive da Golem nei talk show di cui è ospite fisso.
Però a tutto c’è un limite, e oggi l’ha oltrepassato.
Che brutta fine, per quello che aspirava ad essere l’ erede di Indro Montanelli! Ma non bestemmiamo, che quello era Maestro di stile e di disponibilità, e lo è stato fino a 92 anni, ed invece lui è finito a 75 anni diritto diritto imbalsamato nel museo degli orrori, e oramai senza più nessuna credibilità.