L’ APPROFONDIMENTO / ESTORSIONI, SPACCIO DI DROGA, E ‘IL PENSIERO’. ECCO CHI SONO I PROTAGONISTI DELLA GOMORRA LECCESE, CON I NOMI DELLE ‘FAMIGLIE’
(Rdl)______La Direzione Investigativa Antimafia ha presentato ieri la sua ultima relazione nazionale sulla criminalità organizzata, relativa al secondo semestre dell’ anno scorso. Pubblichiamo qui di seguito integralmente il capitolo che si riferisce alla provincia di Lecce______
Anche nel periodo in esame il territorio della provincia di Lecce è stato interessato dalla costante ed incisiva azione preventiva e repressiva degli Uffici investigativi e giudiziari locali che, negli anni, ha reso possibile il ridimensionamento della compagine originaria, storicamente nota come Sacra Corona Unita, ormai sprovvista di un’univoca leadership e di figure carismatiche capaci di ricompattare e rinsaldare le diverse consorterie criminali, connotate da profili d’instabilità.
Le pesanti condanne inflitte agli storici boss salentini, ancora oggi sottoposti a lunghe pene detentive, hanno determinato la frammentazione dei sodalizi – rimasti privi di una “regia” criminale unitaria – accompagnata da un affievolimento di quel rigido sistema intimidatorio e di controllo del territorio, tipico del passato. In tale contesto, compagini di matrice straniera – soprattutto albanese, maghrebine e dell’Est Europa – sono riuscite, nel tempo, a ritagliarsi degli spazi di autonomia nella gestione delle attività illecite.
Nel capoluogo si registra l’operatività di diversi gruppi criminali, capeggiati anche da nuove leve, che pur nel rispetto dei vecchi boss detenuti, perseverano, più liberamente di un tempo, nello spaccio di sostanze stupefacenti e nel controllo del territorio, attraverso le estorsioni.
Proprio nei confronti di un pregiudicato leccese, già condannato per associazione a delinquere finalizzata al furto e al traffico illecito di sostanze stupefacenti, nel mese di dicembre la
DIA di Lecce ha eseguito il sequestro di due immobili di pregio, del valore complessivo di circa 900 mila euro.
In alcuni quartieri del capoluogo, poi, sono operativi elementi criminali che, in un clima di convivenza, riescono ad imporsi come unici fornitori degli stupefacenti per la successiva vendita al dettaglio. Una percentuale sugli incassi verrebbe, poi, destinata al cosiddetto “pensiero”, che rappresenta lo stipendio mensile da versare obbligatoriamente alle famiglie dei boss carcerati, per il loro sostentamento.
Sempre nel capoluogo, il ritorno in libertà di soggetti già gravati da pesanti condanne per delitti associativi di tipo mafioso, sembra coincidere con un certo attivismo teso all’acquisizione di spazi nell’economia legale, soprattutto nei settori della ristorazione e del turismo,
Anche nella fascia dei comuni posti a sud del capoluogo salentino si registra la presenza di referenti di zona, a capo di piccole batterie criminali che gestiscono il mercato degli stupefacenti, come evidenziato dai numerosi sequestri ed arresti effettuati, senza soluzione di continuità, dalle Forze di polizia.
Tale assunto trova conferma nelle recenti operazioni “Contatto” del mese di settembre, e “Tajine”, del successivo mese di dicembre.
La prima, conclusa con l’arresto di 37 soggetti, ha dimostrato l’operatività di un’articolata associazione, con epicentro a Sogliano Cavour, capace di alternare la sua “collaborazione” criminale con due diverse associazioni finalizzate al traffico di sostanze stupefacenti. Inizialmente operava con il clan COLUCCIA – egemone, da anni, in alcuni territori della provincia di Lecce come Noha, Galatina, Cutrofiano ed Aradeo – per poi passare al gruppo GRECO, il cui elemento di vertice è diventato collaboratore di giustizia.
La seconda operazione, invece, che ha portato alla cattura di 9 responsabili, ha fatto luce su un gruppo capeggiato da un leccese e da un marocchino, i quali, unitamente ad altri, avevano gestito un’estesa attività di spaccio di droga, approvvigionata dal sodalizio attraverso la criminalità calabrese, barese e spagnola, e destinata a rifornire i mercati salentini di Nardò, Copertino e Leverano.
Più in generale, i vari sodalizi operanti in provincia sembrano evitare, al momento, eclatanti manifestazioni intimidatorie – un tempo utilizzate per affermare la propria egemonia – fatta eccezione per il territorio di Surbo ove sono stati registrati alcuni atti incendiari, anche in danno di appartenenti alle Forze di polizia.
Da segnalare come nel territorio di Surbo, nel mese di novembre, la DIA di Lecce ha eseguito la confisca di vari beni immobili, di un’azienda e disponibilità finanziarie, per un valore di 250 mila euro, riconducibili a un soggetto denunciato per reati in materia di armi e stupefacenti.
Nel capoluogo sono presenti anche i RIZZO che estendono la loro influenza anche nei Comuni di Cavallino Lizzanello, Melendugno, Merine, Vernole, Caprarica, Calimera e Martano. In provincia, in particolare, a Vernole, Melendugno, Calimera, Lizzanello, Merine, Castrì di Lecce,
Cavallino e Caprarica di Lecce, in forma più ridimensionata di un tempo, opera il gruppo criminale dei LEO, detti “Vernel”.
A nord del capoluogo, nei comuni di Campi Salentina, Trepuzzi e Squinzano, sono attivi i DE TOMMASI ed i PELLEGRINO; mentre a sud, i COLUCCIA sono attivi nei comuni di Noha, Galatina, Cutrofiano ed Aradeo, i MONTEDORO-SCARLINO-GIANNELLI nei comuni di Casarano, Parabita, Matino, Collepasso, Alezio e Sannicola.
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