LECCE VISTA DAGLI SCRITTORI CONTEMPORANEI / 14 – QUEL CHE RESTA DEL COMMEDIOGRAFO GIULIO CESARE VIOLA
di Raffaele Polo______
Durante il ‘ventennio’ fascista, il teatro e il cinema erano veicoli fondamentali per instillare nella popolazione una serie di concetti e ideologie che, in apparenza asettici e lontani dalle esigenze politiche, in realtà avevano il compito di ‘formare’ un pensiero univoco e condiviso con chi deteneva il potere. Perciò le compagnie teatrali, ma soprattutto gli autori dei testi, erano controllati e sovvenzionati dal MinCulPop, che deteneva il potere di allontanare o censurare chi non ottemperava a questa ideologia.
In tutti i regimi è così, del resto. E anche nelle democrazie più evolute, si incontrano spesso ‘veti’ o scelte che sono privilegio esclusivo della maggioranza del momento…
Giulio Cesare Viola, salentino nato a Taranto nel 1886 (e non dimentichiamo che la Terra d’Otranto, allora, comprendeva Lecce, Brindisi e Taranto) si trova tra i marosi di queste situazioni squisitamente politiche e di regime, quando le sue commedie, i suoi testi e sceneggiature cinematografiche, vengono ora accettate con entusiasmo e affidate alle migliori compagnie del momento, ora messe in disparte per l’evidente ‘agnosticismo’ dell’autore.
Famoso il suo testo che De Sica utilizza per ‘I bambini ci guardano’: in realtà siamo ad assistere a ‘Pricò’, un testo del 1924 che è reputato tra i più riusciti di Viola.
Che è autore di tante commedie, tutte accettate di buon grado dal pubblico, ma non altrettanto dalla critica che sottolinea spesso difetti e confusioni sulle tematiche , sovente ‘pirandelliane’ del bravo autore.
Che, dal canto suo, ci tiene a mostrare come è la società in cui vive, piena di contraddizioni e spesso decisamente poco o nulla positiva. Ma, a rischio di deludere la critica intellettuale, Viola mette in scena sentimenti e situazioni che hanno bisogno di valori e punti fermi. Pur non trascurando le istanze di ‘modernità’ che riguardano soprattutto i temi legati all’amore e alla indipendenza femminile, così ben celebrata dal maestro Ibsen…
Di Viola, poco o nulla è rimasto. Del suo ‘Quinta classe’ e di ‘Pater. Il romanzo del lume a petrolio’, che sono degli anni Cinquanta, nessuna memoria. L’idea generale su questo bravo commediografo è sintetizzata con molto acume da Luigi Scorrano che nel suo ‘Il polso del presente – Poesia, narrativa e teatro di Cesare Giulio Viola’, così conclude:
“A guardar bene, senza indulgenze ma anche senza pregiudizi, Viola è figura emblematica non solo come interprete del teatro borghese, ma come voce drammatica che grida il proprio disorientamento in un’epoca in cui dileguano quelle certezze alle quali una classe sociale si tiene stretta tanto più quanto più le sente incrinarsi e, alla fine, sfasciarsi (…) E’ convinto di difendere i valori di una tradizione non appannata dalle occasioni che, mentre sembrano confermarla, ne minano le fondamenta. Sopravvissuto alla tempesta, nel suo fondamentale candore quei valori penserà di riproporre: saldi e duraturi. Veramente non aveva capito che cosa era accaduto?”
I lavori, gli scritti, le opere di Viola meritano di essere conosciuti e tenuti da conto; siamo davanti all’ennesimo caso di un figlio della nostra terra che ha tanto da dirci e che, purtroppo, è tuttora ingiustamente trascurato.______
14 – Continua______
LA RICERCA nei nostri precedenti articoli della rassegna (stanno nel nostro archivio, accessibile dalla home page, digitando anche semplicemente nome e cognome che interessa nel riquadro ‘CERCA’ a destra sotto la testata)
1 – ERNESTO ALVINO, 13 aprile
2 – ENRICO BOZZI, 20 aprile
3 – RINA DURANTE, 27 aprile
4 – SALVATORE BRUNO, 4 maggio
5 – CLAUDIA RUGGERI, 11 maggio
6 – ANTONIO VERRI, 18 maggio
7 – SALVATORE TOMA, 25 maggio
8 – RAFFALE PROTOPAPA, 1 giugno
9 – GIOVANNI POLO, 8 giugno
10 – FRANCESCANTONIO D’AMELIO, 15 giugno
11 – GIUSEPPE DE DOMINICIS, 22 giugno
12 – ROCCO CATALDI, 29 giugno
13 – VITTORIO PAGANO, 6 luglio
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