ARTE / A PATU’ E NEL SALENTO TUTTO TORNA, MIRABILMENTE RESTAURATO, PIU’ BELLO DI PRIMA, L’ AFFRESCO DI SAN PAOLO CHE GUARISCE DAI MORSI DEI SERPENTI VELENOSI. E PURE DA QUELLI DELLE TARANTE…
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Venerdì 29 giugno, alle 17.15, a Patù, ci sarà la restituzione al pubblico della chiesetta di Santa Maria di Vereto, con l’affresco cinquecentesco di San Paolo dei Serpenti (nella foto).
Nello ‘occasione, pure un convegno e un concerto con musica e danze, nel giorno della festa del Santo.
Dalle 17.15 ritrovo e visita guidata alla chiesa di Vereto e alle aree circostanti a cura di Arci Terra Archeorete del Mediterraneo; alle 18 intervento di Andrea Erroi, restauratore del dipinto murale, che racconterà i nuovi dettagli legati a San Paolo dei Serpenti; alle 19 incontro pubblico di presentazione dei lavori di risanamento della chiesa di Vereto e di restauro del dipinto e discussione sulle prospettive di valorizzazione e fruizione con la partecipazione di Antonio De Marco (Arci Terra Archeorete del Mediterraneo), Gabriele Abaterusso(sindaco di Patù), Vincenzo Santoro (responsabile del Dipartimento Cultura e Turismo Anci), Ledo Prato (segretario Generale Fondazione Città Italia Roma) e Loredana Capone (assessora all’industria turistica e culturale della Regione Puglia).
Subito dopo la visita guidata nella chiesa e nelle zone circostanti e l’aperitivo con vino locale e pane cotto al forno a legna, olio extra vergine di oliva di Patù e pomodorini di Morciano, al via la musica e le danze con Antonio Calsolaro, Trio dei Musici di Patù, Maristella Martella e Compagnia Tarantarte, Roberto Chiga, Luca Buccarella, Massimiliano De Marco, Lamberto Probo, Donatello Pisanello.
Il cantautore e chitarrista Canio Loguercio e l’organettista Alessandro d’Alessandro presenteranno, inoltre, i brani del disco “Canti, ballate e ipocondrie d’ammore” (Targa Tenco 2017 come “Miglior album in dialetto”).
L’edificio, una cappella rurale ubicata in un luogo di particolare pregio storico e paesaggistico del Capo di Leuca, all’interno dell’area archeologica dell’antica città messapica di Vereto, riveste particolare importanza perché custodisce uno straordinario e originalissimo affresco, probabilmente tardo Cinquecentesco, che attesta il culto popolare di San Paolo come guaritore dai morsi velenosi dei serpenti e di altri animali striscianti – tutti rappresentati nel dipinto intorno alla figura del Santo, a comporre un singolare bestiario de venenis – secondo una tradizione bimillenaria, che, per vie tortuose e complesse, si collega nel Salento anche al fenomeno del tarantismo.
Intorno all’edificio e alla preziosa icona, che si trovavano in una condizione di estremo degrado, si è sviluppata negli ultimi anni una significativa mobilitazione di cittadini e di studiosi, che hanno sollecitato una azione di salvaguardia, per cui molto si era battuto anche lo studioso Sergio Torsello, che, con un articolo seminale pubblicato dell’ottobre del 2009, in cui definì l’affresco «un unicum nel suo genere per la ricchezza delle metafore simboliche che sembrerebbero indirizzarsi verso una continua commistione di citazioni colte e riferimenti all’immaginario popolare», lanciò un accorato appello per un «un urgente intervento conservativo che consenta di restituire alla comunità degli studiosi una delle testimonianze più importanti dell’iconografia paolina nell’area meridionale».
E il restauro, eseguito da Andrea Erroi, ha riportato l’affresco a condizioni di leggibilità sorprendenti, svelando dettagli prima del tutto nascosti, che ne amplificano ulteriormente l’importanza.