LECCE VISTA DAGLI SCRITTORI CONTEMPORANEI / 10 – FRANCESCANTONIO D’AMELIO, SQUISITAMENTE LECCESE
di Raffaele Polo______
C’è una quartina che, da sempre, mi riconcilia con il dialetto salentino: e mi conforta, se qualcuno mi dice che il dialetto è morto, che non ha più ragione d’esistere, che solo qualche anziano ricorda alcune parole in vernacolo, che il tempo sta erodendo definitivamente il linguaggio popolare che, per secoli, ci ha accomunati…
Questa quartina, estrapolata da una lunga composizione, dice testualmente: ‘ Nuddhra lingua aggiu studiata,/e de nuddhra sacciu nienti:/sulu quiddhra de lu tata/ me sta scioca intru a lli dienti.’
Sorprende, anzitutto, per la sciolta modernità con cui viene gestita la lingua dialettale: siamo alla fine del 1700, ovvero a oltre due secoli da oggi. Eppure, i versi sono lievi e caratterizzanti, per nulla concettuosi e, anzi, interpretano mirabilmente quell’idea di ‘popolare’ così cara al Gramsci…
L’autore è Francescantonio D’Amelio, figura quasi leggendaria che è considerata, a ragione, la prima, più alta espressione del dialetto salentino.
D’Amelio scrive una sua mirabile raccolta di versi, facendola precedere da una ‘Dedeca’ ormai leggendaria, indirizzata al suo ‘protettore’, ovvero don Carlo Ungaro, titolato Intendente di Terra d’Otranto. E il perché di questa ‘dedica’ spigliata e incensativa, è espresso proprio nel suo finale, che D’Amelio così sintetizza: ‘…Ola l’omu senza l’ale, /Basta c’ae nna prutezione.’
Come dargli torto? Anche in questo, lo spirito squisitamente leccese del D’Amelio, che vive una vita fatta di alterne fortune ma conclusasi fra gli stenti, interpreta mirabilmente quella che fu l’esistenza del popolo salentino, soprattutto nella nobile città di Lecce, dove non era per nulla facile barcamenarsi per riuscire ad ottenere quei favori e quelle raccomandazioni che consentissero di occupare un ‘posto sicuro’ che mettesse a riparo dalla precarietà e dalla miseria.
La poetica di D’Amelio è improntata a questo pessimismo dolceamaro, ad una umana rassegnazione che non nasconde fierezza e ironia, tipiche di quella caratterialità leccese, tramandata sino ad oggi. Alle numerose composizioni di ispirazione religiosa, si contrappongono macchiette e bozzetti indimenticabili ( A nn’amicu pe nu caddhru ci n’ia muertu de sùbetu la più famosa).
Esposto agli strali dei cambiamenti politici dei tumultuosi tempi in cui visse, D’Amelio pare, per certi versi, percorrere il cammino del Belli, anch’egli travet senza grandi soddisfazioni lavorative. Ma poeti nell’anima, sensibili al linguaggio popolare e rassegnati alla propria vita grama che il D’Amelio così riassume, sintetizzando in pochi versi il Mistero del Tempo e della Fortuna:
Scurrenu l’ure e bòlano
li giurni e nnu lli sienti,
li misi e l’anni scùrrenu
cchiù pesciu de li ienti.
Pare ca propriu pòrtanu
comu a ll’acieddhri l’ale:
ieri foi Santo Stefanu,
e moi ntorna è Natale.
Ma l’anni anu e bènenu,
nu ssuntu comu a nui,
ca se murimu -cuèrnate-
nu nci turnamu cchiui.
Tutte le cose mei scera a llu sparu
e de li spenturati su’ ieu sulu:
de lucerna ddentai nu lucernaru,
e de seggia d’appoggio nu pesulu.
Oh ‘Diu, se scia a cquarche palumbaru,
ogne pecciune ulàa, essia curciulu;
e se ieu m’aisse fattu cantaràru
tutti l’emmeni nasciànu senza culu!______
10 – Continua______
LA RICERCA nei nostri precedenti articoli della rassegna (stanno nel nostro archivio, accessibile dalla home page, digitando anche semplicemente nome e cognome che interessa nel riquadro ‘CERCA’ a destra sotto la testata)
1 – ERNESTO ALVINO, 13 aprile
2 – ENRICO BOZZI, 20 aprile
3 – RINA DURANTE, 27 aprile
4 – SALVATORE BRUNO, 4 maggio
5 – CLAUDIA RUGGERI, 11 maggio
6 – ANTONIO VERRI, 18 maggio
7 – SALVATORE TOMA, 25 maggio
8 – RAFFALE PROTOPAPA, 1 giugno
9 – GIOVANNI POLO, 8 giugno
Category: Cultura