LA RICERCA DEL RISCATTO NEL ROMANZO DI PACIFICI
di Raffaele Polo______
Un bel romanzo, questo ‘Facciamo che io ero (Italo e Fernanda)’ dello scrittore/attore Federico Pacifici (nell foto), appena edito da ‘I libri di Icaro’ (256 pagg. – 18 euro) scandito come uno di quei film che reiterano le situazioni, in modo da prospettare come sarebbe stata, la stessa storia, se fosse cambiato qualcosa nei personaggi…
Come in ‘Sliding doors’ oppure ‘Ricomincio daccapo’, il fascino delle piccole cose che restano immutate, o quasi, nello sviluppo delle vicende sempre più improbabili, resta a farci ripercorrere quella sequenzialità che , come nei disegni di Escher, difficilmente fa emergere un inizio, una fine, una verità…
Qui, il bravo Pacifici, si inventa cinque chiari punti di riferimento che sono Italo e Fernanda, attirati e respinti da una incancellabile affinità elettiva, il cane nero con la macchia bianca, la gatta e, soprattutto, la ‘…piccola collezione di albi gialli di Tex Willer’ che sopperisce ad altri, più importanti testi o all’assenza totale di ‘letteratura’ in uno di quegli appartamenti che possono essere spogli e vuoti, non solo fisicamente ma anche nel contenere esseri umani…
A voler ben ragionare, questo è un romanzo d’amore, forse di più, visto che il rapporto tra Italo e Fernanda è veramente visto e vissuto sotto tanti aspetti e non manca di affascinare per la veritiera riottosità che scaturisce da questi protagonisti timidi e sconfitti da uno spleen che li circonda e non è proprio positivo….
È la realtà attuale, anche politica, che si intravede dagli interventi delle figure di contorno, dai programmi TV, dai discorsi colti per la strada, dagli incontri casuali che sottolineano una sempre più diffusa situazione di alienante egoismo, solo a stento ammorbidita da qualche slancio di umanità che proviene soprattutto…dagli animali domestici, senza i quali non ci sarebbe una via d’uscita, evidentemente.
Insomma, non è un bel mondo quello che lo scrittore sceglie come panorama sul quale far svolgere le sue vicende cariche di grigio minimalismo: ma la ricerca di ‘qualcosa’ che riscatti esistenze asettiche e prive di qualsiasi valore, c’è sempre. Pur se inframezzata da accessi inconsulti di ira e disperazione, di negazione e violenza, pure la speranza in un raggio di sole che squarci le pesanti nubi, si intravede nei gesti di abbandono, nelle ‘ coccole e croccantini’ che finiscono per essere le sole note positive dell’intero, lungo dipanarsi della storia, delle storie di questi due esseri umani alla perenne ricerca di se stessi.
Molto ben cadenzata, la scrittura di Pacifici ‘inventa’ singolari mezzi per suggerire un interloquire interrotto e ripreso proprio come se fossimo su un palcoscenico, a gustarci le battute degli attori che si cimentano in un dialogare simile a quello dei personaggi di Beckett. Un esempio:
Quanti anni ha/Aveva?
Chi.
La gatta.
Già te l’ho detto. Non lo ricordi.
Si. Cioè/
Quanti anni sei stato con tua moglie.
Da quanti anni sto con mia moglie, intendi?
Pensi di starci ancora.
?Si.
Quanti.
14
Come la gatta.
Tanti.
Tanti.
Ne possiamo prendere un altro.
Fernanda pianissimo,
Ma vaffanculo.
Bravo attore, con al suo attivo tante pellicole interpretate magistralmente, ora Pacifici si ri-scopre ottimo scrittore. E ci offre una piacevolissima ed avvincente lettura che è anche, uno squarcio veritiero e purtroppo molto realistico della nostra realtà contemporanea. Alla quale è difficile sfuggire, anche ripescando il vecchio gioco che facevamo da bambini e che cominciava con la magica formula: ‘Facciamo che io ero…’