L’ AFFAIRE XYLELLA / LE AUDIZIONI DEI ‘NON ALLINEATI’. SANTONI E COMPLOTTISTI ? NO, INTERLOCUTORI LEGITTIMATI E VALIDI! ECCO TUTTE LE QUESTIONI POSTE AI COMMISSARI INVIATI IN PUGLIA DALL’ UNIONE EUROPEA

| 31 Maggio 2018 | 3 Comments

di Crocifisso Aloisi * (consigliere comunale Galatone – per leccecronaca.it)______

Gli ispettori dell’ Unione Europea giunti in Puglia per la faccenda della Xylella hanno ascoltato attentamente ieri a Brindisi (nelle foto) i cittadini, le associazioni, le aziende bio ed i ricercatori ‘non allineati’: insomma quelli che in Puglia ultimamente sono sotto pressione mediatica e politica, soprattutto dopo l’ultimo consiglio regionale, offesi con i termini ‘santoni’ e ‘complottisti’.

Per gli ispettori UE sono invece interlocutori validi e legittimati a parlare.
Le posizioni emerse durante l’Audit sono sempre di contrapposizione tra due blocchi granitici: da una parte le associazioni di categoria che chiedono soldi e reimpianti, misure che porterebbero alla inevitabile trasformazione dell’olivicoltura e del Salento in generale. Con la novità che anche loro oggi iniziano ad accusare la stessa Europa per le responsabilità circa i mancati controlli dell’importazione delle piante.
Dall’ altra invece chi vuole vuole evitare tutto ciò ed intende preservare e difendere il territorio, l’economia e la salute di chi ci vive. È incredibile come alle associazioni di categoria non sembrano interessare le sperimentazioni in campo per salvare i nostri olivi autoctoni, alcune delle quali sono molto robuste ed hanno avuto anche una validazione scientifica.
Dagli interventi è emerso anche che, nel cantiere Tap, dei 404 ulivi sradicati poche settimane fa per i lavori del gasdotto, sarebbero stati trovati infetti SOLO 3 ULIVI ! 3 su 404 (cioè lo 0 virgola qualcosa %) !
Stiamo parlando di un campionamento fatto in zona dichiarata infetta (compreso tutta la provincia di Lecce) già dal 2015: dopo 3 anni e soprattutto dopo tutto quello che abbiamo sentito, questo è un dato incredibile, NON DA ZONA INFETTA !
Attenzione però a non confondere i disseccamenti con la presenza del batterio: in alcuni report ufficiali sono stati pubblicati numeri consistenti di alberi che stanno seccando e che però sono risultati negativi alla presenza del batterio, come la relazione fornita dal Mipaf del 06/07/2015 con la sua tabella ripilogativa di pag.33 . Cioè seccano per altri motivi e quindi non è automatica l’implicazione albero con sintomi allora positivo al batterio. Ed i numeri sembrano confermare anche questo dato. Gli ispettori hanno ascoltato attentamente e preso nota. Si preannuncia un altro periodo caldo.
Come al solito qualche soggetto è nuovamente intervenuto con le solite accuse ai cittadini, associazioni e ricercatori che contestano scientificamente le versioni ufficiali, incuranti di tutte le contraddizioni che continuamente emergono. A tal proposito è bene ricordare, a chi continua con l’addossare ai cittadini responsabilità inesistenti, alcuni fondamentali passaggi.

Nel 2010 si tenne, all’ Istituto Agronomico Mediterraneo di Valenzano, un workshop su come affrontare rapidamente un’eventuale batteriosi di xylella. Questo accadeva 3 anni prima del ritrovamento ufficiale che, secondo le autorità preposte, è avvenuto ad ottobre 2013. La prima volta nel continente europeo, dissero sia l’italia che l’Europa. Quindi scattarono subito le norme da quarantena, si parlò subito di emergenza e, dopo pochissimi mesi si parlava già di milioni di piante infette senza aver mai prodotto almeno un milione di test positivi. Addirittura c’è chi adesso parla di 10 milioni di piante infette SENZA ANCORA PRODURRE EVIDENZE DI LABORATORIO ! (se si potessero avere queste milionate di test positivi sarebbe utile al dibattito pubblico, ma dubito fortemente che ci siano). Non solo, ma se davvero ci fossero 10 milioni di piante infette e non più produttive su 11 circa di olivi, da dove proviene allora tutto l’olio che viene ancora prodotto come olio locale, dop o altro ?? Forse nella foga di dare fiato alle trombe di una emergenza tutta ancora da dimostrare con le prove di laboratorio, qualcuno si è clamorosamente incartato da solo.

Ad aprile 2015 il Salento fu dichiarato ‘zona infetta’, cioè zona in cui il batterio non sarebbe stato più possibile eradicare, mentre a luglio 2015 il Mipaf presentò una relazione all’UE , il 06/07/2015, e a pag. 33 di quella relazione pubblicò una tabella riassuntiva: su oltre 25.516 campioni analizzati, 23.142 sono risultati negativi e, su 1.035 piante con sintomi, poco più di 600 sono risultati positivi mentre i restanti 400, pur presentando sintomi di disseccamento, sono risultati negativi alla presenza del batterio (questo vuol dire che stavano seccano per altri motivi). Tutto in zona infetta (provincia di Lecce più Oria).

La protesta di massa dei cittadini ebbe inizio a marzo 2015 (il Popolo degli Ulivi nacque dopo la manifestazione di Lecce del 29/03/2015) ed il primo ricorso al Tar fu accolto dopo l’estate del 2015, mentre l’inchiesta della Procura di Lecce con relativi avvisi di garanzia fu ufficializzata a dicembre 2015 .Le domande inevitabili sono:

cosa hanno fatto le autorità preposte dal 2010 fino a marzo 2015 (se si vuole credere alla storiella che la protesta abbia fermato il piano di intervento) oppure fino ad ottobre 2015 (se si vuole credere alla storiella che i ricorsi al Tar abbiano ostacolato il piano di interventi) per risolvere il problema ? Eppure i disseccamenti erano stati segnalati anche diversi anni prima del 2010.

Perché non fu sradicato subito il primo focolaio di Gallipoli, fosse vero tutto quello che abbiamo sempre ascoltato sull’efficacia degli sradicamenti per fermare il batterio ? Erano poche piante e nessun movimento di massa era ancora nato.

Si può parlare di epidemia da xylella con questi numeri ?
Queste domande le abbiamo sempre fatte ma non abbiamo mai ricevuto risposta.
È possibile porsi queste domande senza essere accusati di complottismo o negazionismo ??Alla luce di tutto questo e oltre a tutto il resto, il Comitato Tecnico scientifico, istituito con decreto ministeriale, cosa ha prodotto in concreto per risolvere il problema e dare risposte ai dubbi sollevati ? Qualcuno in Regione, massimo organo amministrativo territoriale, potrebbe chiedere spiegazioni ?La Task Force regionale forse avrebbe potuto dare un contributo e, allo stesso tempo, bilanciare l’attività del citato comitato tecnico: forse avrebbe anche potuto rendere meno conflittuale il confronto tra i due blocchi, se qualcuno l’avesse fatta davvero funzionare e avesse veramente voluto appianare lo scontro in atto. Ma, non solo non viene convocata da almeno due anni, adesso qualcuno in Regione vorrebbe addirittura eliminarla. Perché ? Qual è la motivazione ufficiale ?Da quando è iniziata a circolare la storia del batterio che sarebbe stato importato “probabilmente con piante ornamentali dal Costa Rica” chiediamo: fosse andata veramente così i nostri governanti, invece di prendersela con i cittadini che chiedevano solo spiegazioni, già da tempo avrebbero dovuto approfondire questo aspetto ed eventualmente chiedere conto a chi era preposto ai controlli. Fosse veramente andata così..ma, ma risulta davvero incredibile che, con tutte le piante che annualmente il paese centroamericano esporta in tutto il mondo, solo qui da noi si sia poturo verificare il problema. E poi quell’ avverbio “probabilmente”, che sembra messo lì per lasciarsi diverse ‘possibilità di fuga’ , come molti altri avverbi di cui è costellata questa storia, alcuni inseriti anche in decreti legge (!): potrebbe addirittura vanificare la richiesta di risarcimento danni all’ UE avanzata oggi anche dalla Regione Puglia ed associazioni di categoria. Perché mai l’Europa dovrebbe pagare se già nella versione italiana della faccenda xylella non c’è certezza sulla provenienza del batterio ?

 

Category: Costume e società

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Comments (3)

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  1. Crocifisso Aloisi ha detto:

    “Perché non fu sradicato subito il primo focolaio di Gallipoli ? Erano poche piante e nessuno si sarebbe opposto” – ovviamente è una provocazione utile a far emergere un paradosso.

  2. Antonio ha detto:

    Le prime piante non sono state espiantate per 3 motivi:
    – Ricorsi di contadini
    – Ambientalisti
    – Sottovalutazione del problema
    – e italianissima inefficenza

  3. Crocifisso Aloisi ha detto:

    Non ci risulta. Potresti produrre documentazione ?

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