L’ AFFAIRE XYLELLA / ‘LA RIVOLUZIONE COPERNICANA’ / I DIECI PUNTI – AGGHIACCIANTI – DEI CINQUE STELLE: CRISTIAN CASILI SI RISPONDE DA SOLO. NOI TACCIAMO
di Eleonora Ciminiello_____Un conferenza stampa. Si “chiude” così il cambiamento promesso dal M5S Puglia. No, non abbiamo sbagliato a scrivere.
Sono dieci i punti contenuti nel documento per ” la gestione e il controllo della Xylella fastidiosa nonché le prossime iniziative che saranno attuate nel territorio”. Insomma, già nel tema è evidente che qualcosa è cambiato, non si parla più di gestione del Co.Di.R.O. ma di gestione di Xylella. Direte: ma sono solo parole.
Vero. Solo Parole. Ma le parole, in quello che ci ostiniamo a definire “affaire xylella” (giusto perché noi di interessi e bisogni a chiamarlo in altro modo non ne abbiamo mai avuti), hanno un peso.
Oltre che essere una materia scientifica, che necessita di un linguaggio appropriato, la questione del Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo è prima di ogni cosa un fatto politico e economico. Partendo da questo presupposto, si capisce quanto le parole e la comunicazione abbiano un valore essenziale.
Lo sanno anche i consiglieri pentastellati, lo sa sopra tutti il consigliere Cristian Casili, che sino a qualche mese fa contrastava espressioni quali “la peste del Salento” o “il killer degli olivi”, con l’espressione “Co.Di.R.O.”, il “Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo” o “la fitopatia”.
Eppure, il comunicato stampa che ha preceduto questa conferenza, inviato da Coldiretti, passa un virgolettato di Casili in cui indica il disseccamento con “il disastro causato da Xylella”. Cosa è successo?
Anzitutto, devono essere cambiati i bisogni, quelli politici s’intende, e di conseguenza anche gli interlocutori. Al popolo, ai contadini e a tutti coloro che volevano venire a capo della situazione, a quelli che volevano ottenere verità e giustizia, che volevano difendere i dettami della Costituzione Italiana, si sono sostituiti le imprese e le associazioni di categoria.
Cambiando i bisogni politici e gli interlocutori, ovviamente sono cambiate le parole, sono cambiate le prospettive ed anche i programmi e le soluzioni. Il risultato è in dieci punti agghiaccianti.
L'”affaire xylella” è stata a lungo un pezzo della nostra storia. In questa storia abbiamo potuto toccare con mano la melma che lentamente sta ingoiando il Salento. Mai però, in questi anni, c’eravamo trovati dinanzi ad un tradimento così sfacciato, brutale, arrogante.
Proprio per questa ragione abbiamo deciso di non commentare con nostre parole i punti di questa proposta pentastellata, non vorremmo fornire una nostra interpretazione, anche perché, non possedendo una laurea in Agronomia potremmo essere additati come incompetenti.
A rispondere ai dieci punti sarà lo stesso Casili, con virgolettati rilasciati al nostro giornale in questi anni, quando ancora per lui i bisogni dell’ecosistema Salento erano primari.
Questi i primi quattro punti delle linee guida proposte dai pentastellati.
“1) Buone pratiche agricole, con potature biennali e ove si renda necessario senza cagionare stress agli alberi
con tagli di grosse dimensioni che causano effetti opposti, procedere al taglio ripetuto delle piccole branchette che producono sintomi da disseccamento;
2) Diserbo meccanico eseguendolo ovunque possibile nel periodo giovanile di sviluppo del vettore philaenus
spumarius meglio noto come “sputacchina”;
3) Diserbo con tecniche innovative nelle aree pubbliche e in quelle marginali difficilmente raggiungibili
attraverso il ricorso a prodotti non residuali oppure ricorrendo alla già collaudata tecnica del pirodiserbo o alla innovativa tecnica del vapore d’acqua ad alta temperatura la cui fattibilità è già oggetto di studio e
approfondimento;
4) Trattamenti con prodotti fitosanitari sostenibili nelle fasce di contenimento nei periodi di diffusione degli
adulti di Philaenus spumarius. Tali prodotti devono manifestare efficacia verso il vettore e al contempo
contemperare le esigenze delle aziende in Biologico, limitando i trattamenti obbligatori a due secondo tempi e modalità previsti dalle norme vigenti e usando principi attivi compatibili con l’ambiente e la salute. Deve essere garantito all’agricoltore un abbattimento dei costi per l’acquisto di questi presidi fitosanitari che copra il gap con i prodotti convenzionali attraverso aiuti economici. E’ necessario attuare qualsiasi misura di profilassi nelle aree indenni attraverso il ricorso a pratiche colturali e strategie agronomiche atte a migliorare le condizioni di vita dell’olivo;”
A proposito della lotta alla sputacchina, una vera buffonata in termini pratici, Cristian Casili, il 28 febbraio 2015, risponde:
” In provincia di Lecce, considerata totalmente come zona infetta, abbiamo 96.000 ettari di ulivi su 170.234 ettari di superficie agricola utilizzata (SAU), a queste vanno aggiunte tutte le altre superfici boschive, di macchia, di pascoli e del verde urbano dove il polifago Philaenus spumarius, additato come responsabile della trasmissione del batterio, è presente senza soluzione di continuità. Servirebbe un “bombardamento” chimico aereo sincronizzato per nebulizzare tonnellate di fitofarmaci su tutto il territorio, città comprese per avere un minimo di effetto nella riduzione delle popolazioni del vettore.”
Pensate, Casili sostiene che non per debellare, ma per ridurre il vettore servirebbe un bombardamento aereo di fitofarmaci.
Fra l’altro il discusso PREV-AM, adoperato anche a Oria durante i primi tagli, è catalogato come un insetticida/fungicida adoperabile in agricoltura biologica. Il preparato è a base di arancio dolce. Su 100 gr. di prodotto 5,88 gr. sono rappresentati da olio essenziale di arancio dolce, il resto sono coformulati.
È talmente buono che può provocare sensibilizzazione per contatto con la pelle, grave irritazione oculare, è nocivo se inalato, oltre che tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata. A questo si aggiunge che è necessario evitare di respirare i vapori, indossare guanti, indumenti protettivi e proteggere gli occhi e il viso.
Se i prodotti biologici auspicati sono tutti così, siamo a posto. Poi se li nebulizzano col pirodiserbo è anche meglio.
5) Interventi chirurgici di eradicazione delle piante infette nelle fasce di contenimento, dato che gli alberi
colpiti da Xylella sono ulteriori fonti di inoculo. A tal proposito occorre recuperare le risorse necessarie per
aumentare e rendere più efficienti i monitoraggi, dando costante e trasparente informazione agli agricoltori e ai cittadini. L’espianto deve essere condotto con tempi e modi idonei. Devono essere salvaguardati gli ulivi
monumentali, per i quali occorre prevedere idonee procedure di isolamento fisico per impedire che siano presidi di contagio;
Contro l’eradicazione Casili ha risposto in cento modi. Scegliamo una delle sue tante dichiarazioni, quella del 24 novembre 2016:
“sono mesi che sosteniamo l’inefficacia di intervenire con l’espianto di piante di ulivo ritenute infette, alla luce della difficoltà di contenere un vettore, la sputacchina, dichiarata formidabile autostoppista per la facilità di trasporto di autovetture e mezzi commerciali che in migliaia ogni giorno percorrono la statale 16 passando dalle aree infette a quelle classificate come indenni”.
A quanto pare, oggi, gli espianti sono efficaci. Perché le piante infette sono veicolo di inoculo. Perché la xylella è la causa unica del disseccamento. Probabilmente il consigliere ha delle certezze scientifiche, incontrovertibili e oggettive che, per quel che ci risulta, ancora mancano totalmente.
C’era qualcuno che diceva che il taglio di un olivo era un’azione irreversibile, impraticabile in assenza di certezze. Diceva un tempo. Tant’è.
6) Reimpianto nella zona infetta con cultivar ritenute idonee che manifestano tolleranza/resistenza al batterio, incentivando lo studio e la ricerca sul germoplasma autoctono e l’individuazione di semenzali locali che manifestino resistenza/tolleranza al disseccamento;
7) Rigenerazione del paesaggio dell’olivo e ricostruzione paesaggistica delle aree maggiormente colpite che
tenga conto dei caratteri identitari del paesaggio pugliese e delle esigenze di carattere sociale ed economici;
Reimpianto e rigenerazione (che bel termine rigenerazione).
La dichiarazione è del 20 aprile 2017.
“Ancora oggi è necessario studiare con attenzione il germoplasma locale e quelle varietà che possono essere potenzialmente resistenti ai disseccamenti. Purtroppo, infatti, anchela varietà “FS-17″o “Favolosa” richiede condizioni colturali che non possono essere garantite dalla maggior parte dei nostri terreni, spesso privi di fonte irrigua necessaria per spingere questo tipo di olivicoltura industriale. Quindi il rischio è che solo le aziende maggiormente strutturate, quelle con una dimensione economica più importante per intenderci, potrebbero beneficiare della coltivazione di questa varietà, mentre i piccoli produttori, che detengono oltre il 60% dell’intera superficie olivicola, sarebbero tagliati fuori. In buona sostanza alcune associazioni di categoria rischiano di dare il colpo mortale al nostro paesaggio olivicolo e ai piccoli produttori. Poco si sta facendo per salvare quelle aree ancora indenni. Non c’è alcuna volontà di mettere in atto quelle misure tanto invocate e poco si sta facendo per aiutare la ricerca a contenere i danni di questa importante fitopatia”.
E infine:
8) Monitoraggi estesi e ripetuti della Regione, eseguiti con modalità idonee anche per studi geostatistici, che
possano consentire di studiare come il fenomeno si propaga nello spazio, in modo da arginare più efficacemente le eventuali direttrici di propagazione;
9) Controlli tempestivi ed efficaci sull’adempimento delle azioni di controllo del vettore, con sanzioni ed
esecuzione in danno;
10) Ricerca scientifica multidisciplinare mirata alla comprensione della diffusione e gestione di Xylella f.
Misure Economiche.
Monitoraggi, multe per chi non adotta gli insetticidi biologici contro il vettore e infine ricerca scientifica, sempre per comprendere la diffusione e la gestione di Xylella f. ovviamente.
Il documento passa agli aiuti economici.
Per un serio e giusto contenimento della diffusione della Xylella occorrono cospicui finanziamenti pubblici: europei, ministeriali, regionali. Occorre intervenire con logiche da gravi calamità naturali. Né si può pesare eccessivamente sui coltivatori, a partire dall’espianto a finire alle misure di lotta obbligatoria. Riteniamo pertanto indispensabili gli aiuti economici al comparto olivicolo interessato, con un occhio particolare ai piccoli agricoltori che costituiscono buona parte delle aziende agricole del territorio pugliese. Si deve partire urgentemente con alcuni interventi: abbattimento della burocrazia, misure finanziarie e fiscali idonee, risarcimento danni da xylella, accesso alle risorse del Fondo di solidarietà nazionale, postegrazione dei
mutui, incentivi e aiuti per il rimboschimento, per le misure agroambientali e la rigenerazione paesaggistica. Risorse aggiuntive per i monitoraggi, i controlli e la ricerca scientifica.
Una proprietà polverizzata, costituita da contadini che producono l’olio per il proprio sostentamento, che continuano a produrre olio per proseguire la tradizione di famiglia, per il fatto di avere gli olivi da generazioni, che non sono nemmeno piccole aziende: che faranno?
Vogliamo chiudere con una frase, sempre di Casili del 16 febbraio 2015.
C’è oggi la volontà politica di curare questo importante patrimonio arboreo?
Domanda pleonastica. Si sono create rendite parassitarie con gli aiuti comunitari e lo stato di abbandono dell’olivicoltura restituisce un preoccupante quadro eziologico. C’è la becera volontà politica di perseguire forme più intensive di coltivazione. Inseguire l’olivicoltura spagnola è un errore. Troppe volte ho sentito parlare le associazioni di categoria di meccanizzazione e specializzazione dei nostri ulivi, di utilizzo di varietà a sesti ridotti. Non possiamo farlo.
È ancora così?______
LA RICERCA nei nostri articoli degli ultimi giorni
I NOSTRI FRATELLI ULIVI, GIOIELLI VIVI, CHE NON TROVANO RAPPRESENTANTI NELLE ISTITUZIONI