LECCECRONACHE / UN ‘NOSTALGICO’ ALL’ OPERA

| 14 Maggio 2018 | 0 Comments

di Raffaele Polo______

Che volete farci, confesso che mi piace l’opera lirica…Lo so, lo so che con i tempi e le mode attuali, questa confessione non troverà molti consensi. Del resto, tolti i vecchi nostalgici, chi va a sorbirsi tre-quattro ore di vecchie arie intrise di romanticume?

Al Politeama Greco di Lecce, una volta, si andava addirittura in loggione, ingaggiati dal signor Mele (capo claque, chi se lo ricorda?) per applaudire e sostenere soprattutto la soprano del momento. E si gettavano anche i fiori, ricordo che c’era l’incaricato aduso a quel calibrato lancio, era capace di far atterrare una rosa dal lungo gambo proprio ai piedi della soubrette del momento…

Il loggione del Politeama, allora, era un vero e proprio solaio. C’erano le ragnatele, le sedie rotte e tanto materiale di risulta accatastato in ogni dove. E i sedili erano residuati ormai altrove inutilizzabili… Pure, ricordiamo quei momenti, quei concerti con grande nostalgia…

Il maestro Vitale, col suo inconfondibile accento barese, riusciva a strutturare, ogni anno, una stagione molto apprezzata, con tre, massimo quattro opere, tra le quale ce n’era sempre una meno conosciuta delle altre (ricordiamo l’Ifigenia in Tauride di Traetta…E le ‘Tre operine del Settecento’, così, a lume di naso….) ma era la serata della ‘prima’ la più frequentata e ambita, anche perché un buon cinquanta per cento dei posti disponibili venivano assegnati alle innumerevoli ‘tessere’ che erano un vero e proprio ‘status symbol’ per la Lecce bene.

La cosa finiva per crearci dei vantaggi perché tutte le personalità erano puntualmente presenti la serata inaugurale e disertavano sistematicamente le altre rappresentazioni. Che invece, noi estimatori del bel canto, ma per nulla tenuti in considerazione della seriosa buona società leccese (eravamo tutti studenti universitari o ‘in cerca di prima occupazione’…) riuscivamo a frequentare proprio facendoci consegnare l’agognata tessera che finiva così per avere -meno male- un utilizzo promiscuo ma apprezzato da parte di chi voleva veramente andare a sentire le opere…

Delle serate inaugurali, poi, rimaneva un impalpabile odore di naftalina, proveniente dalle pellicce delle anziane signore che tiravano fuori dagli armadi il loro miglior abbigliamento solo in questa occasione….

Siamo andati, domenica, ad assistere alla ‘Cenerentola’. E siamo voluti andare proprio nel loggione, a rinverdire le antiche usanze…

Adesso, per la verità, il loggione è molto più accessibile. L’ambiente è spazioso e pulito, i sedili sono sempre vecchi e stretti, addossati al parapetto. Ma l’opera si gode molto bene, soprattutto se si riesce ad accaparrarsi i posti di fronte al palcoscenico…

Sul frontone del sipario, si alternano, in buona visione, i testi di quello che cantano gli interpreti, riuscendo perciò a seguire anche i punti più oscuri del libretto che, ai nostri tempi, era in vendita nel foyer e che oggi è sostituito da una bella pubblicazione illustrata che racconta tutto ciò che riguarda l’opera rappresentata.

Si può stare in piedi, nei momenti più interessanti; e abbiamo sentito le grida di ‘Brava!’ risuonare forti accanto a noi. Che ci sia, ancora, la claque? No, impossibile… Niente fiori, niente rose, un po’ ci dispiace ma tutto sommato l’opera lirica al Politeama di Lecce resiste ancora…. Anche se, fra gli odori diffusi nel grande Teatro, non si è presentato quello della naftalina…

Ma non era la prima, ci siamo detti osservando un gruppo di ragazze con i jeans strappati che usciva, vociante, da un palco…

 

Category: Costume e società, Cronaca, Cultura

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