“Come va? Non c’è Bene, grazie!” / PARTE IL PROGETTO TEATRALE PER PORTARE IN SCENA UN RICORDO ‘MILITANTE’ ED ESEMPLIFICATIVO DEL GRANDE MAESTRO. DEDICATO A SUA SORELLA MARIA LUISA CHE PER PRIMA CI CREDETTE
di Giuseppe Puppo______
Ci devi credere. Magari ci vuole del tempo, ma, se ci credi veramente, il tuo sogno si farà realtà. Dopo anni di giri a vuoto, parte – e su solide basi – il progetto teatrale per portare direttamente in scena un ricordo ‘militante’ ed esemplificativo del grande Maestro, che ho scritto sei anni fa, e che ora devo solamente ‘limare’ e rivedere un po’. Con qualche aggiustamento, che recepirò dai miei compagni di viaggio di questa avventura che si annuncia bellissima.
Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi, e poi ritornano. E, soprattutto, si realizzano.
Poi, le cose accadono, se accadono, quando devono accadere: quando è il momento giusto, quando è il momento migliore.
Ora, ci vorrà ancora del tempo, lo spettacolo, che si intitolerà “Come va? Non c’è Bene, grazie!” , è ancora tutto da organizzare e da provare, e sono certo, per la professionalità artistica dei protagonisti, che i prossimi saranno mesi di duro lavoro e di implacabile preparazione.
Chissà se per il nuovo anno ce la faremo, anzi, ce la faranno, visto che ora tocca a loro.
A loro, ai miei compagni di viaggio, offro gli appunti qui sotto. Sono estratti dell’ articolo con cui raccontai il mio primo incontro con Maria Luisa Bene, alla quale dedico tutto, perché lei per prima credette in me e in questo progetto.
Spero e credo che non mancheranno di interessare anche tutti i nostri lettori.______
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Da “Sono apparso a Maria Luisa Bene“, su leccecronaca.it del 14 maggio 2012
“Voglio scrivere la biografia di Carmelo. Completa di tutti i materiali, gli articoli di giornali, i programmi di sala, le recensioni che ho conservato, e con i ricordi della sua vera vita, che nessuno potrà mai portarmi via”.
La luce del tramonto le scolpisce il volto fresco e grazioso e con i suoi chiaro-scuri gioca con l’abito nero, i capelli corti e lisci, gli occhiali, le lampade del salotto ricolmo di libri, libretti e copioni, entrando fin che può dalla vetrata sul balcone di questa casa che anch’essa vogliono portarle via, da dove si gode il più bel panorama che io abbia mai visto da una casa privata: la vista parte dello stabilimento termale, sopra le grotte naturali e sembra toccare le scogliere, fino alla cupola del palazzo di foggia orientale, dove suo fratello ambientò le visioni di “Nostra Signora dei Turchi”; davanti, immenso, maestoso, profumato, soltanto il mare, che gioca a confondersi con il cielo.
“Ne hanno scritta un’altra qualche anno fa, dopo quella che lo stesso Carmelo si scrisse ancora in vita, si ricorderà come si chiamava..”
Mi ricordo, lo so, da mesi, prima di iniziare a scrivere il mio spettacolo teatrale originale, ho studiato sul tema tutto quel che ho potuto: <Sono apparso alla Madonna>, si chiamava l’autobiografia è un titolo perfetto, in cui c’è già tutto quanto Carmelo Bene, sia pur in sintesi estrema, con la sua carica di sconvolgente rivelazione e il gusto esasperato della provocazione intelligente, mai fine a sé stessa, sempre propedeutica a un significato.
Adesso sarà difficile fare di meglio, però ci ha già pensato…
“Quando eravamo piccoli, tornavamo a casa insieme da scuola e ogni giorno ci aspettavano sul balcone di casa la mamma con la Tata, la quale, non appena ci vedeva spuntare dal fondo della strada, esclamava ogni volta:<Eccoli, la muscia e lu scarpune!>”
Bellissimo, sì: l’immagine della gattina che si appiccica alla pantofola e le rimane sempre vicina, rende il senso della vita di Maria Luisa, rimasta attaccata a quella di Carmelo, seguito in tutta quanta la sua esperienza artistica, come regista, attrice, organizzatrice dei suoi spettacoli e ad essa dedicata.
Sarà una testimonianza di prima mano sulla cultura della seconda metà del Novecento. Internazionale.
“Guardi, questo è il programma di sala del <Caligola> di Albert Camus rappresentato da Carmelo con il gradimento compiaciuto del grande scrittore francese. Guardi, questo è una brochure in cirillico, di quando andò a Mosca a interpretare i futuristi russi. Lo sa che in Russia gli hanno dedicato più tesi di laurea che in Italia? Lo sa che filosofi e critici francesi hanno scritto di lui più che di ogni altro attore e regista? Continua a essere conosciuto e studiato più all’estero, che in Italia e nel Salento. Lecce dimentica i suoi figli migliori”.
Il volto ora si è improvvisamente rabbuiato. Quando scende quel rosso tramonta nel cuore un male profondo.
“Me lo hanno portato via, lo hanno ucciso, estromettendomi dalla frequentazione, dalla vista stessa di Carmelo nell’ultimo periodo della sua vita. Lo dimostrerò al mondo intero. Poi non è giusto che mi abbiamo sottratto tutti i suoi beni, che stiano dissipando un patrimonio ideale e materiale di grande valore. Il mio avvocato manda continuamente diffide, la giustizia farà il suo corso. Lo sa che si è stupito che io per la prima volta abbia dato il mio gradimento al suo spettacolo? Trovo giusto onorare la memoria di Carmelo direttamente con un’opera teatrale originale…Ci sarò. Anzi, voglio aiutarvi a organizzare lo spettacolo in tutta Italia, le darò qualche riferimento operativo…Si metta all’opera!…Ma si dia da fare! Lei è di Lecce, stanno qui le sue radici. Come le mie, come quelle di Carmelo, della nostra famiglia, alla quale – a proposito, ecco un altro luogo comune da sfatare – era legatissimo, a cominciare da papà e mamma. Inventava, letteralmente, le occasioni, per farli venire ad assistere alle nostre ‘prime’ a Roma, o per venire a stare da loro, soprattutto durante le villeggiature estive.
…
Trovo la situazione culturale della città peggiorata: c’è tanto in quantità, ma poco in qualità. A Lecce venivano le più importanti compagnie nazionali, spesso in anteprima, ricordo che con Carmelo, negli anni Cinquanta, all’Ariston, vedemmo il più bel “Arlecchino servitore di due padroni” di Carlo Goldoni mai realizzato, quello interpretato da Marcello Mosetti, per la regia di Giorgio Strehler. Poi, c’era la grande lirica, sulla scia del mito di Tito Schipa, altro figlio illustre oramai dimenticato, dopo qualche celebrazione estemporanea. Gliel’ho detto, Lecce dimentica i suoi figlio migliori. Carmelo a Lecce aveva studiato, e io insieme a lui. Avevamo anche una casetta, che poi abbiamo dovuto vendere. Ricordo in particolare il liceo “Palmieri”, dove egli frequentò gli ultimi anni, e io pure, anzi, a Lecce avevo iniziato a venire prima di lui, in treno, pensi, da Campi Salentina. Poi, siamo stati in tutto il mondo, certo, partendo necessariamente da Roma, e io sempre prima di lui e insieme a lui, o per interpretarne i suoi spettacoli, o per curarne la regia, ma con Lecce e il Salento sempre nel cuore, là dove sono le radici…”
Sono importanti le radici: senza le radici del passato non ci può essere sviluppo nel futuro, ci si atrofizza. Poi, i Leccesi portano nel dna questa contraddizione, marcata, fra restare e partire, tornare e doversene andare di nuovo, sperando e rimpiangendo, maledicendo e trepidando per questo in ogni caso per tutta la vita.
…Ora vi prendo un po’ di tè, il caffè non posso farvelo, perché sono allergica alle polveri e la domestica è andata via, poi vi devo dire di come Carmelo concepiva il teatro, la cultura, vi devo mostrare qualche foto, ma lei Valerio la smetta di riprendermi con quell’aggeggio infernale, e lei Alessandra che fa l’attrice faccia tesoro di qualche altra mia parola che adesso vi dirò…”.
Con Valerio Melcore e Alessandra Maggio, aspettando Maria Luisa, improvvisiamo un rapido dibattito…
…
“Vorrei interpretare le poesie di Carmelo all’anfiteatro romano. Le ho fatte sentire anni fa ai Teatini, suonavano sedici pianoforti a quattro mani. Le ho fatte sentire poi a Roca, sopra una zattera galleggiante davanti la grotta della Poesia: c’erano migliaia e migliaia di persone, convenute da tutta Italia, i vigili dovettero bloccare la strada. Ora più niente. Lo sa che le poesie di Carmelo sono anch’esse importantissime? Giorni fa, è venuto a trovarmi Pietrangelo Buttafuoco. Conosce?”
Conosco, conosco, era amico mio: Pietrangelo è un’eruzione in piena…
Sorride Maria Luisa. “Si onora della mia amicizia, ci tiene tanto a me. Abbiamo in comune anche un altro amico: Franco Battiato. E’ venuto a portarmi il suo ultimo romanzo edito da Mondadori. E lo sa che mi ha detto?”.
Non oso pensarlo: Pietrangelo non è nemmeno un’eruzione, è un’erezione culturale continua…
“Mi ha detto: altro che i soliti nomi! Il poeta più importante del Novecento è Carmelo Bene! E poi mi ha detto: che altro che Celentano! Per Carmelo Bene la provocazione era una ragione di vita, ma era sempre intelligente, sempre propositiva. Ed ha aggiunto: se avesse visto che adesso la provocazione la fa Adriano Celentano, oggi Carmelo Bene non farebbe più il provocatore”
Continuerebbe a fare teatro, però…
“Il teatro era tutto per lui. Il teatro e la cultura. Il teatro è cultura, la cultura sono la poesia, la filosofia, la letteratura, la pittura, le lingue, i dialetti…Ma il teatro è unico. Non esiste il pubblico del teatro, ma il pubblico del teatro è ogni singolo spettatore, che, con la sua sensibilità, da protagonista, interpreta egli stesso il testo, sempre da protagonista ne elabora il senso. Il teatro sono poi la musica, le scene, i costumi, le luci…Carmelo aveva una cura maniacale delle luci. Dovevano essere come quelle di un quadro di Caravaggio, avere gli stessi effetti che hanno i colori guardando il mare dalla grotta della Zinzulusa. Era capace di stare a provare soltanto le luci per una settimana intera. In particolare, a proposito, gli piaceva Francis Bacon, conosce? Ma no, non lo scrittore del Cinquecento! Il pittore irlandese del Novecento. Di scrittori inglesi gli piaceva Henry James, conosce?”
Poco, è troppo poco quel che so, Maria Luisa. Cercherò di imparare. Come avremmo tutti tanto da imparare da questa signora in nero alla quale sono stato davanti per alcune ore come in un’estasi culturale, seguendo i suoi racconti, faticando dietro ai suoi riferimenti, ma soprattutto sapendola ascoltare, lasciandomi andare alle sue parole, come insegnava il Maestro per il teatro.
Così rimaniamo ancora a guardare le foto di scena, i quadri, i libri, un vero e proprio patrimonio preziosissimo, ma soprattutto il volto suo, che si illumina di chiaro intenso, nei tratti di una bellezza ancora evidente, quando racconta di una vita dedicata al fratello, novella Antigone che al fratello ha posposto ogni cosa, convinta che un fratello non si possa sostituire, un marito e chiunque altro sì, o quando al contrario, rabbuiandosi, accenna ai torti di cui è stata vittima, alle minacce legali del dopo eredità contesa, che prospettano di portargli via tutto, anche questa casa, che trabocca di cultura viva.
Ma una cosa io la so, Maria Luisa, me l’ha insegnata un altro poeta che tanto piaceva pure a Carmelo, Ezra Pound: quello che veramente ami rimane, quello che veramente ami non ti verrà strappato, quello che veramente ami è la tua vera eredità.______
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