LECCE: SALVEMINI “RECUPERA” TRE CONSIGLIERI DEL CENTRO-DESTRA ED HA LA MAGGIORANZA IN CONSIGLIO
(g.m.)_______Sono tre i consiglieri comunali che a Lecce dal centro-destra passano con il sindaco Salvemini, si tratta di Laura Calò, Antonio Finamore, Paola Gigante.
Lo chiamano accordo su dieci punti di programma, ma a tutti sembra evidente che si tratta di un cambio di casacca. I tre lasciano Grande Lecce e danno vita a Prima Lecce, insomma quelle operazioni che in tante occasioni abbiamo visto attuare ai tanti parlamentari che abbandonano il loro gruppo per crearne uno nuovo per andare poi a sostenere il Governo.
Sono i cosiddette gruppi dei responsabili, nell’ultimo governo abbiamo visto il gruppo Alfano, che dava vita a NCD, e poi il gruppo ALA di Verdini, andati in soccorso del governo Renzi e Gentiloni. E visto la fine che hanno fatto Alfano, Verdini e company, speriamo che ai nostri tre le cose vadano meglio.
Cosa otterranno in cambio i tre transfughi ancora non ci è dato di saperlo. Il Sindaco afferma che l’operazione è trasparente e che nulla è stato chiesto e nulla sarà concesso ai tre consiglieri che con il loro passaggio nella squadra avversa, permetteranno a Salvemini di mantenere la poltrona a Palazzo Carafa.
Certo se un’operazione simile fosse stata compiuta da un sindaco di destra si sarebbe gridato allo scandalo, alla compravendita di consiglieri, all’inciucio.
Invece stamattina a Palazzo Carafa, i giornalisti e gli amici di Salvemini presenti alla Conferenza stampa si sono dovuti sorbire un’intervento dove la retorica del ” tutto alla luce del sole…un patto sottoscritto nella stanza del sindaco sotto il quadro del Presidente della Repubblica, sotto il simbolo della città di Lecce…” hanno ammorbato l’aria.
Ma si sa, se un uomo di destra si appropria di qualcosa, quello è un furto, se lo fa uno di sinistra è un esproprio proletario; se un ceffone lo da uno di destra è violenza inaudita e brutalità, se lo fa uno di sinistra e un sacrosanto gesto di ribellione un atto rivoluzionario; se un sindaco di destra porta dalla sua parte dei consiglieri eletti dall’altra parte e una porcheria, se lo fa uno di sinistra e per il bene della città.
Anche il vicesindaco Delli Noci è intervenuto per ribadire quanto già detto in altre occasioni, circa il fango che ha dovuto scansare, avvertendo i nuovi transfughi che subiranno la stessa sorte, ma che lui li aiuterà a superare lo choc iniziale.
Insomma stamani nell’ascoltare sindaco e vicesindaco, ci siamo sentiti trattati come dei bimbi deficienti a cui una semplice operazione di potere, veniva raccontata come la favola bella.
Ed ecco che mi sovvengono i versi del poeta: …su i freschi pensieri che l’anima schiude novella, su la favola bella che ieri t’illuse, che oggi m’illude…
Poi costoro si chiedono come mai, 5 Stelle e Lega, prendono tanti voti, ed il partito di Salvemini stia scomparendo dalla scena politica.______
LA RICERCA nel nostro aticolo del 23 febbraio
Category: Politica
L’ ENNESIMO CASO DI VERGOGNOSO TRASFORMISMO.
Tre eletti nella lista Grande Lecce, che faceva riferimento a Roberto Marti, nel centro – destra, che passano armi e bagagli con centro – sinistra, tradendo gli elettori che li hanno votati.
Ah, ora appaiono più chiare pure tante cose delle ultime settimane, come quel misterioso viaggio in Tailandia della consigliera Paola Gigante del mese scorso che salvò il Sindaco quando i consiglieri di centro – destra stavano per dimettersi per sciogliere il consiglio.
“Quello che per Salvemini è un “patto per la città” per tutti i leccesi è un grossolano accordo di potere”.
Così l’ex sindaco e consigliere comunale Paolo Perrone critica il cosiddetto “patto per la città” sottoscritto dal sindaco Carlo Salvemini con i consiglieri Calò, Gigante e Finamore, utile a scongiurare gli effetti dell’anatra zoppa.
“Oggi, senza particolari sforzi di etichettatura, come il Sindaco ci ha provocatoriamente invitato a fare, il “patto per la città” appare a tutti un modo per “guarire” l’anatra zoppa e restare attaccato alla poltrona, come era un modo per arrivarci la convergenza con Delli Noci al ballottaggio.
Ieri Salvemini faceva miseri compromessi con un candidato Sindaco presentatosi alla città come equidistante e diverso dai due schieramenti, oggi li fa con tre consiglieri eletti nel centrodestra. Al di là dei suoi ragionamenti ipocriti e delle finzioni sceniche, la sostanza non cambia.
Tramonta così definitivamente la figura di un Carlo Salvemini tutto d’un pezzo, coerente sino in fondo e insofferente ai compromessi. Anche i suoi elettori più affezionati dovranno ricredersi, anche perché non avrebbero mai pensato di alimentare con il proprio voto un Sindaco in sella grazie ai fuoriusciti dal centrodestra. Evidentemente aver sbeffeggiato per anni le pratiche di autoconservazione non gli è bastato per scegliere oggi, con decenza, di rinunciarvi. Come dovranno ricredersi gli elettori di centrodestra che la prossima volta saranno più attenti a coloro i quali affideranno la propria fiducia.
Credo, in ogni caso, che Lecce e i leccesi non meritino questo governicchio trasformista e degli equivoci.
Peraltro, pur volendo sorvolare su ragionamenti di opportunità e di etica politica, le prospettive concrete sono inquietanti. La coalizione di Salvemini – maggioranza illegittima prima, minoranza legittima poi, maggioranza artificiosa adesso – si regge su un vantaggio di due soli voti. Hanno governato otto mesi con la forza dei numeri, senza ottenere alcun risultato per la città, non vedo oggi cosa potranno combinare di buono con questo esiguo margine in aula e dopo aver accomodato l’anatra zoppa con un patto non ideale, ma di interessi, non certo quelli dei leccesi”.
Anatra zoppa a Lecce, Pellegrino: “Accordicchi privi di spessore. Città merita soluzioni più dignitose”.
Una nota del presidente regionale de La Puglia con Emiliano, Paolo Pellegrino, sugli ultimi sviluppi al Comune di Lecce:
“La soluzione data da Salvemini allo stallo istituzionale mi pare la peggiore per la città. Nell’accordo con i tre consiglieri che simulano una posizione di autonomia strumentale a sollevare il loro sponsor dall’inevitabile imbarazzo della Lega, non vi sono né prospettive di governo né continuità con la linea di coerenza umana e politica che sembrava caratterizzare Salvemini. Il superamento dell’impasse determinato dalla sentenza dei giudici amministrativi andava certamente perseguito ma nel contesto di un accordo chiaro e strategico con lo schieramento opposto, non con “accordicchi” privi di spessore e esclusivamente finalizzati a rianimare temporaneamente il sindaco. Fino a che i burattinai decideranno di togliere la spina quando i tempi saranno maturi per soluzioni alternative di guida di governo e costituzione di una diversa maggioranza. La città si aspettava una soluzione più dignitosa e capace di affrontare realmente i problemi che la assillano”.
IL TRASFORMISMO È IL PEGGIOR MALE DELLA DEMOCRAZIA. I LECCESI HANNO VOTATO IN UN MODO, MENTRE I GIOCHI DI PALAZZO HANNO SOVVERTITO LA VOLONTÀ POPOLARE.
NON CI SONO PAROLE….VERGOGNOSO!!!
Questo governo per la città è una vergogna, ma Perrone abbia il buon gusto di tacere, se tanti elettori di destra hanno votato obtorto collo Salvemini , e per colpa sua.
La triste parabola dell’amministrazione Salvemini: dall’agenda del cambiamento al contratto per la sopravvivenza.
Il Patto per la Città siglato da Salvemini con i tre responsabili, che non mancano mai quando si tratta di salvaguardare postazioni di potere nazionale o locale, è soltanto un banalissimo contratto per la sopravvivenza. Basta affiancare il documento odierno con quello contenente le linee programmatiche del 28 novembre scorso e questa conclusione salta subito all’occhio, in maniera imbarazzante.
Le aree di intervento si riducono da nove a quattro. Gli obiettivi strategici passano da quarantadue a dieci. Ma a togliere ogni respiro al nuovo corso salveminiano non è tanto il dato quantitativo, quanto quello qualitativo. Scompaiono totalmente perfino le buone intenzioni di intervenire sul dilagante disagio sociale, aspetto che noi di Lecce Bene Comune riteniamo assolutamente prioritario. Scompare infatti ogni riferimento alla gestione e alla realizzazione di alloggi popolari, presenti invece nel documento di novembre. Non c’è più alcuna traccia della Casa delle genti, annunciata in campagna elettorale, per una risposta strutturale al problema dei senzatetto, che a Lecce continuano a morire nell’indifferenza generale. Cestinata, guarda caso, anche l’interazione tra la comunità leccese e le comunità migranti.
Ma non sono soltanto le politiche sociali a venire tagliate fuori dalle preoccupazioni della nuova maggioranza. Sparisce la rigenerazione dei quartieri e delle periferie, tranne quelle di interesse dei nuovi responsabili. Scompaiono anche gli strumenti di partecipazione, lo sviluppo economico sostenibile, il turismo, la ripubblicizzazione della SGM, la tutela ambientale, l’innovazione e semplificazione amministrativa.
Certo, si dirà che nel frattempo c’è stata una sentenza, prevedibile e prevista, che ha modificato gli equilibri in consiglio comunale e, di conseguenza, i connotati di questo nuovo patto di governo “di scopo e a termine”. Ma, programmi alla mano, l’unico scopo contrattuale ci sembra evidentemente quello della sopravvivenza dell’esecutivo, e nient’altro, visto che il contenuto di questo Patto per la Città è talmente deprimente che perfino un commissario avrebbe potuto osare di più.
Si poteva scegliere di salvaguardare almeno la dignità politica, e invece si è scelto di salvaguardare soltanto le proprie postazioni di potere.
È bastato davvero poco tempo per capire quanto il sudest asiatico fosse realmente distante dala scalinata di palazzo Carafa.
Da Segretario Provinciale della Lega non posso non provare profonda delusione e un senso di vergogna per chi, senza batter ciglio, tradisce il mandato elettorale ricevuto e abbandona il centrodestra per sostenere una giunta di sinistra.
Il baratto dei valori e la svendita di se stessi per una poltrona è quanto di più lontano possa esistere dalla politica leghista e da quello che rappresenta Matteo Salvini. Altrettanto avvilente per Lecce è il comportamento del Sindaco Salvemini che, svelando il suo vero volto, si dimostra pronto a tutto, anche al più misero dei compromessi, pur di mantenere la poltrona e il potere.
Mi auguro che i 3 consiglieri facciano un passo indietro con la consapevolezza però che il loro è un viaggio senza ritorno.