Riceviamo e come sempre pubblichiamo. Anche se stavolta abbiamo qualche difficoltà a capire, chi ci scrive, ossia mons. Nicola Macculi, arciprete di Squinzano dove voglia andare a parare. O meglio, si capisce benissimo, ad avere pazienza e a leggere tutto quanto…
“Uomini che hanno paura del salto: ecco cosa siamo diventati; uomini educati a diffidare del salto… Come imparare di nuovo il coraggio di saltare, proprio in quei punti dove la prudenza tace o si impappina? …la vita non deve proporsi contemporaneamente tutti gli scopi. Ma da questo ad erigere a valore spirituale la condizione di rinsecchito e misurare la santità dal pallore del viso, vi è una bella differenza. …Chi non si è mai sentito ribollire il sangue non conosce la pace cristiana. Chi non ha mai desiderio di battersi per ciò che ma, ama solo a metà.” |
Emmanuel Mounier, L’affrontamento cristiano |
1. Perché una lettera aperta a pochi giorni dal voto del 4 marzo? Innanzitutto perché è un modo di parlare a se stessi. Un modo di mettere alla prova le proprie certezze e diconsentire un percorso di ricerca di nuove e più valide ragioni.Poi perché ci si riconosce parte di una comunità all’interno della quale vi sono sensibilità diverse, diverse intensità di impegno e nella quale, per chi crede, ci si riconosce come parteci di un medesimo cammino di fede.Una fede magari adulta che sa scorgere l’essenziale dell’annuncio cristiano (il kerigma) senza avere paura deidubbi. Una fede che accetta i paradossi, le contraddizioni e le tante pietre di inciampo che il credere comporta.Una fede che sa espungere con coraggio quegli atteggiamenti ispirati alla consuetudine (si è fatto sempre così) ealla pigrizia (perché non vuole mettersi alla scuola della Parola) che rischiano di trasformarla in una religione che crea barriere etiche e in una vera e propria ideologia che vuole imporre i suoi precetti a scapito della laicitàdelle Istituzioni.Infine, perché da parte dei cattolici, quando riconoscono la politica come la più esigente forma di carità,èrichiesto di mettere in campo quel “supplemento d’anima” (come capacità di coltivare la speranza nonostantetutti i fallimenti della storia) e quel senso di distacco (che non vuol dire indifferenza ma al contrario capacità di discernimento) che, di fonte al grande circo delle promesse elettorali fantasmagoriche, aiutano a smascherare ledemagogie, i populismi, gli istinti egoistici che sono alla base di quelle promesse.
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2. Conosciamo bene i problemi delle nostre comunità: il lavoro che manca, le diseguaglianze e le povertà che aumentano, l’immigrazione vista come minaccia piuttosto che come opportunità, il divario crescente con le zone più ricche del Paese, le imprese che faticano a crescere, lo sfilacciamento delle relazioni, etc.etc.In questi ultimi anni tanto è stato fatto (pensiamo soltanto alla ricchissima legislazione sociale, alla riforma delmercato del lavoro, al reddito di inclusione, alla legge contro il caporalato, al piano Industria 4.0), ma moltissimo ancora resta da fare.E’ illusorio pensare che i bisogni di chi cerca il lavoro, di chi lo ha perso, delle imprese che arrancano, dellefamiglie che faticano a sostenere la crescita dei propri figli, possano essere soddisfatti in maniera efficace, dentro i confini nazionali e con una classe dirigente miope.Sulle scelte importanti ancora da compiere per accompagnare e consolidare la crescita, per rimettere in moto quella scala sociale che nei decenni passati ha consentito al figlio dell’operaio di acquisire maggiori livelli di |
benessere rispetto a quelli della famiglia di provenienza, non è indifferente la serietà e la credibilità di chi èchiamato a compiere quelle scelte.Non solo. Non è neppure indifferente il contesto europeo che può ostacolare o facilitare le politiche di sviluppo.Oggi ci troviamo infatti ad un bivio: da una parte i Paesi che intendono riprendere e portare a compimento ilprogetto di una integrazione europea sempre più forte; dall’altra i Paesi che vogliono frenare se non addiritturainterrompere il processo verso la creazione degli Stati Uniti d’Europa. Solo Istituzioni europee più forti e solidalipotranno assicurare maggiore crescita e quindi maggiore occupazione.C’è bisogno, allora, di una classe dirigente che rifiuti ogni velleità sovranista e torni a respirare il sogno europeoche fu di De Gasperi e di tanti altri politici di ispirazione cristiana. |
3. Di fronte al rischio di un Paese chiuso, ripiegato, |
prigioniero delle proprie paure, che è incapace di trattenere le intelligenze dei propri giovani, è grande la responsabilità che ci attende. Le disillusioni, la stanchezza, l’indifferenza, il “tanto sono tutti uguali” sono un lusso e per noi che ci diciamo cristiani anche un peccato. Papa Francesco ci sollecita ad abbandonare un cristianesimo benpensante e chiuso nelle sagrestie. Una Chiesa in uscita è una Chiesa non solo fisicamente vicina a tutte le periferie ma è anche una Chiesa spiritualmente libera nell’esercizio del discernimento.Ecco la nostra responsabilità:
esercitare il necessario discernimento perché il cammino democratico del nostro Paese non abbia arresti o cadute.
Non aiuta il discernimento non solo chi é incline al facile ottimismo ma anche chi si distingue per lacritica distruttiva. |
· Non aiuta il discernimento chi strumentalizza alcune questioni complesse come per esempiol’immigrazione: è davvero paradossale come alla drastica riduzione del numero di immigraticorrisponda un aumento della percezione di insicurezza e di minaccia da parte dei cittadini. |
· Non aiuta il discernimento chi sotterrando la serietà e la verità, con i soliti colpi da teatro ammalia l’elettore con proposte irrealizzabili. |
· Non aiuta il discernimento chi fa dell’impegno politico un motivo di occupazione di spazi di potere e perquesto è disposto ad indossare nuovi abiti senza porsi alcuna questione di coerenza. Chi preferisce attardarsi nella costruzione di piccoli accampamenti per preservare meglio la propria carriera piuttostoche le proprie idee. Chi si limita ad occupare una poltrona, senza mettere in moto da quella poltronaprocessi di cambiamento. È il principio del “tempo superiore allo spazio” che Papa Francesco proponenella Evangelii gaudium. |
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Mai, forse, come oggi sono in gioco i valori fondamentali della nostra Costituzione. La democrazia rischia diessere ridotta ad un
semlice click. L’ideologia dell’odio per il diverso conduce ad una deliberata mistificazionedella realtà. I partiti, pcon oche eccezioni, rischiano di trasformarsi in veri e propri “rami d’azienda”.Questo è un tempo in cui sembrano affiorare con sempre maggiore evidenza tracce di un passato che speravamo definitivamente abbandonato. E tuttavia, questo è il tempo che ci è dato. E questi sono gli ostacoli con i quali fare i conti. Ostacoli che possono edevono essere superati “imparando di nuovo il coraggio di saltare”. Per riaffermare, come direbbe Giorgio LaPira, la speranza contro ogni speranza, la fiducia nel prossimo, l’apertura alla dimensione europea. |
Non aiuta il discernimento chi promette sostegni che condannano i giovani a continuare ad “esseresdraiati” anzicchè essere generativi di desideri. Solo un desiderio forte può infatti spingere a mettere afrutto il proprio talento, a facilitare la ripresa dello spirito auto imprenditoriale, a promuovere percorsidi liberazione da ogni sudditanza e assistenzialismo. |
Category: Politica, Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Bene ha fatto il redattore di turno questo sabato sera a pubblicare: qui a leccecronaca.it – che viene letta da tanti e di diversa estrazione, come del resto i nostri giornalisti e collaboratori – parlano tutti, sempre, se hanno qualcosa da dire di interessante, con l’ unica discriminante appunto dell’ interesse giornalistico. E quando parliamo o scriviamo noi diamo sempre ampio diritto di replica.
Poi ogni nostro lettore si fa la propria sacra valutazione, sempre di tutto.
E nella fattispecie, questo documento è per tanti versi interessante, anzi strabiliante addirittura.
Detto ciò, devo ancora sottolineare che non si tratta di un’ analisi di un prete qualunque, ma di un documento ufficiale della Curia di Lecce, quindi dell’ Arcivescovo di Lecce: monsignor Nicola Macculi è infatti il direttore dell’ Ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro, e il documento ci è giunto attraverso la mail ufficiale dell’ Arcidiocesi di Lecce.
Ogni lettore potrà leggere e giudicare di per sè e da par suo.
Ribadito anche questo, personalmente trovo però sconveniente – senza entrare nel merito delle questioni sollevate, non perché non abbia niente da dire, ma perché ne avrei troppo; mi limito a questa sola considerazione – che la Curia di Lecce, per di più ad excludendum, dia indicazioni di voto, in elezioni politiche per il Parlamento della Repubblica Italiana.
In pratica, si capisce benissimo, senza far nomi, che secondo la Curia, alla luce di quanto viene qui affermato, che per i cattolici salentini non vanno bene tutti quanti gli altri partiti, tranne due: il Pd e Forza Italia. E sia pur implicitamente, i cattolici salentini vengono indirizzati a votare in tal senso.
Complimenti: e magari, perché no? per la gioia degli estensori di questo documento, magno gaudio valde, ce li ritroveremo insieme tutti e due, stretti stretti, abbracciati, nel prossimo governo.
“Non possiamo che condividere, convintamente, l’appello lanciato nei giorni scorsi dalla Curia leccese. Una lettera aperta in vista del voto del 4 marzo per richiamare i cattolici all’autodeterminazione e al grande senso di responsabilità sotteso a questo test elettorale. Prendere posizione è fondamentale per cacciare via demagogia e populismi allontanando allo stesso tempo promesse elettorale che rasentano l’utopia. La politica deve tornare ad essere seria e credibile, lontana da lustrini, salotti tv, clik e like, corredati da offese e insulti. Il nostro miglior biglietto da visita è rappresentato dal nostro vissuto quotidiano, da ciò che diciamo e facciamo ogni giorno, dalla coerenza di parole e gesti,
Non abbiamo né la sicumera, né – tantomeno – la (presunta) superiorità morale di cui si vantano certi leader di partito. Ma possiamo contare sul coraggio, la passione, l’abnegazione e la competenza che ci mettiamo ogni giorno quando sventoliamo con orgoglio i valori cristiani.
Siamo uomini e donne liberi e uguali, capaci – come dice Papa Francesco – di uscire dal “cristianesimo benpensante e chiuso nelle sagrestie” per aprirci alle periferie e agli ultimi, per rimettere al centro l’Uomo. Un impegno politico che nasce in tempi non sospetti e che è destinato a durare oltre il 4 marzo , una data che non rappresenta una scadenza ma un trampolino di lancio per tagliare il traguardo di una Politica migliore, realmente vicina alle esigenze dei cittadini, pronta a dare risposte credibili e concrete.
Il mio impegno sarà improntato a dare voce ai cattolici, rimasti spaesati dall’attuale contesto politico perché orfani dei partiti tradizionali e lontani da nuovi populismi e reiterate demagogie. Valori e ideali che fanno parte della storia del cattolicesimo democratico possono, dunque, trovare un’adeguata collocazione nel nostro movimento.