SALUTI E BACI DALLA THAILANDIA, IL MOVIMENTO NON SI MUOVE, AL CENTRO DESTRA MANCA LA DICIASSETTESIMA GAMBA: PERICOLO SCAMPATO PER CARLO SALVEMINI
di Giuseppe Puppo______
Fallisce il tentativo di far cadere il sindaco, ritrovatosi azzoppato, in minoranza, dopo la decisione del consiglio di Stato. Da giugno, ha guadagnato otto mesi, con una falsa maggioranza ingiusta, attribuitagli per le note interpretazioni tautologiche. Ha sperato di conservarla con ricorsi e controricorsi, fin tanto che lunedì mattina era arrivata la decisione finale.
Neanche a questo punto Carlo Salvemini ha preso iniziative: ha deciso di non decidere, lanciando la miccia accesa della crisi nel campo avverso.
Aveva due opzioni. Avrebbe potuto provare a governare lo stesso, andandosi a cercare i voti in consiglio comunale di volta in volta, con la dignità e la creatività non della giurisprudenza, ma della Politica, cui ridare il primato che le spetta; ma è un’ipotesi che ora appare certo più difficile, di quanto poteva esserlo otto mesi fa. La seconda, andare a casa e ridare la parola ai cittadini, con nuove elezioni.
Ha invece indicato i tempi di legge: non mi dimetto, perché questo porterebbe al commissariamento del Comune, senza bilancio approvato, e nuove elezioni, aveva detto lunedì sera, contando di continuare a governare con le dichiarazioni di intenti e con la propaganda dei comunicati stampa, come fatto finora: “Se il bilancio non verrà approvato, ci sarà il Commissariamento dell’ Ente fino all’ estate 2019. A meno che entro il 24 febbraio i consiglieri delle liste di Mauro Giliberti non raccolgano le firme. per lo scioglimento, per cui in quest’ ultimo caso si andrà alle urne quest’ estate”.
Bene, a tarda sera di venerdì 24, è possibile dire che il consiglio non sarà sciolto.
Il centro – destra ci ha provato, ma ha fallito. Ma per come sono andate le cose, non si è bruciato le dita con il cerino acceso in mano. Ha fatto chiarezza, almeno: la scena, se non lo scenario, è stato illuminata, e per tanti versi illuminante.
Dopo giorni e ore di valutazioni, di fibrillazioni e di tira e molla, infatti, si sono ritrovati in sedici, pronti a firmare, per l’ esattezza in quindici, più uno con delega notarile valida a tutti gli effetti, questo pomeriggio davanti al segretario comunale. Ne mancava uno. E quindi, niente di fatto.
Questo dicono i numeri.
L’ interpretazione politica, cosa può dire? Che politicamente non era un bluff, come paventato, o sperato, o spiegato da qualcuno. Mauro Giliberti, il candidato a sindaco uscito sconfitto al ballottaggio, ma in maggioranza al primo turno, ha compiuto in queste ore la vera e propria impresa di ricompattare nella decisione di dimettersi, con ciò riconfermandosi a Palazzo Carafa il leader del centro destra, i suoi consiglieri, vincendo qualche riluttanza, del resto comprensibile, per tanti motivi.
Ne mancava uno, anzi una, però: chi è, e perché?
Mancava Paola Gigante (nella foto), perché si trova in Thailandia, in vacanza.
Avrebbe voluto ‘firmare’ lo stesso in qualche modo, da là, ha fatto sapere, ma non sarebbe stato valido, e una affermazione mandata via mail, per quanto legale, che comunque non è giunta, non valeva.
E che fosse in Thailandia, lo sapevano tutti. Quello che nessuno può capire, è come mai ci sia andata.
Ora, in mancanza di fatti concreti che supportino la dietrologia, che tanto piace ai politici, ma che non deve piacere ai giornalisti, possiamo dire che si è trattato di una leggerezza. L’ architetto con tutta probabilità ha architettato il viaggio in tempi precedenti, ma quando è partita sapeva degli imminenti sviluppi della situazione politica leccese, che sarebbero avvenuti comunque, e li ha sottovalutati. Se ne è fregato, diciamo così, ché diciamo meglio. Perché non bisognava essere il mago Silvan per prevedere quanto poteva succedere, quanto, in un senso o nell’ altro, sarebbe successo: e che magari sarebbero servite le firme per sciogliere il consiglio.
E ha completato la leggerezza, non pensando nemmeno di lasciarla a buona evenienza, in bianco, la sua, davanti ad un notaio, prima di partire.
E poi, i politici non sono i lavoratori, le ferie dei quali sono sacre, che possono autonomamente decidere: le vacanze dei politici devono tenere conto dei tempi e dei modi della politica.
A questo punto, mancando la sua firma decisiva, quelli del centro destra hanno chiesto ad altri due a loro estranei: il consigliere Marco Nuzzaci dell’ Udc, che appoggia il centro sinistra, e il consigliere Fabio Valente, del M5s, che sta all’ opposizione.
Di fronte ad un consigliere espressione di un partito che in consiglio comunale sta con il centro sinistra, e in campagna elettorale per le politiche sta con il centro destra, la famosa ‘quarta gamba’, si può dire solamente che si tratta di una delle meraviglie, straordinarie di cui è capace la politica italiana, che nessuno capisce, ma che ognuno può semplicemente ammirare, sbalordito.
Comunque sia, Marco Nuzzaci si è rifiutato nella fattispecie di fare la diciassettesima gamba del centro destra, e amen.
Qualcosa in più si può dire sulla scelta di Fabio Valente di non andare a firmare. Una posizione assunta fin da lunedì sera, nel corso di una riunione apposita, dal meet up cittadino del Movimento e mantenuta fino alla fine, anche quando, sia pur in extremis, è apparso chiaro che non si trattava di un bluff, come da lui sostenuto in questi giorni, e motivata con la volontà di non farsi strumentalizzare dal centro destra, di non prestarsi a quelli che ha definito intrighi, giochetti e manovre varie.
E questo è quanto.
Carlo Salvemini può tirare un sospiro di sollievo, e può continuare a tirare a campare.