LECCECRONACHE / COMINCIANDO DAI CREDITS
di Raffaele Polo______
Alla fine dei romanzi di maggior spiccio editoriale, ci sono gli immancabili ringraziamenti. Che sono sempre rivolti, in primis, all’agente e all’editor.
Ora, questa cosa mi ha fatto pensare che, giocoforza, non avrò mai successo, anche se riuscirò a scrivere un capolavoro. Perché non ho un agente (e cosa me ne dovrei fare?) e l’editor, da noi, è figura talmente nebulosa da essere confuso con il ‘correttore di bozze’ o con l’impaginatore.
Perciò (meglio tardi che mai) mi sono deciso. E, stavolta, comincio subito dalla fine, ovvero dai ‘Ringraziamenti’. Dopo, molto dopo, mi occuperò di trama, illustrazioni e testo…
Allora.
Voglio anzitutto ringraziare la mia agente, l’infaticabile Albarosa, che mi ha sostenuto, incoraggiato e consolato soprattutto quando le oscure onde della depressione si affacciavano, con impeto, a turbare la serenità della nostra tranquilla caletta di San Foca (sarà un caso, ma l’estate andiamo dove adesso c’è la TAP, vicino al Mora Mora, non so se lo potremo fare ancora, ma con tanti posti proprio lì dovevano andare a fissarsi? Lo ha detto anche Berlusconi….). Che poi la mia agente sia anche moglie e compagna di vita da oltre 40 anni, non importa. Che forse Wanda Nara non è manager di Icardi?
Voglio poi ricordare con accorato sussiego il Direttore Giuseppe Puppo che, con incredibile liberalità, mi ha permesso di scrivere e di pubblicare sulla sua testata le mie ‘nugae’. Non è facile, con i tempi che corrono, condividere e armonizzare idee e appartenenze diverse. Ma se dietro tutto il resto, c’è la Cultura e l’Onestà Intellettuale, allora il miracolo è compiuto. E con Giuseppe basta uno sguardo, un accento, e la magia del consenso reciproco si rinnova istantaneamente.
Un omaggio e un ‘grazie’ all’amico editore Stefano Donno, che è rimasto praticamente da solo a propugnare l’idea di una editoria libera, spontanea, battagliera , povera e bella, bellissima, anche se irta di problemi (soprattutto economici…).
Un ringraziamento per consensi e incoraggiamenti agli amici Dedo Di Francesco, Ivan Potì, Rita Mele, Paolo Dimitri, Vittoria Tommasi, Piero Marra, Walter Pisanò, William Fiorentino, Antonino Sgobio, Dora Solini, Erika Prenner, Cesare Vernaleone, Rosaria Ricchiuto, Gianni Capodicasa, Francesco Chiga, Alessandra Rizzo, Paolo Manco, Enzo Gallo, Anna Chiara Elia, Maria Grazia De Rosa, Ludovico Valli solo per citarne alcuni (mi perdonino gli altri).
Un grato pensiero ai miei figli Giovanni e Andrea e alle loro famiglie.
Infine, un pensiero ai gatti che hanno accettato la mia ospitalità e si alternano a mangiare, dormire e fare un po’ di tutto davanti all’ingresso di casa. Anche a loro, credetemi, si deve se sono così come sono….
(E mò, pozzu puru morire….)
Category: Costume e società, Cronaca, Cultura, Libri
Credo di sapere – che giornalista sarei, se non sapessi sempre tutto, o quasi… – che il nuovo libro di Raffaele Polo sarà la raccolta di tutte le LECCECRONACHE che egli sta scrivendo. Per quanto mi riguarda, c’è ancora di più di quanto egli giustamente dice, e sono io che ringrazio lui per aver scelto la nostra testata per pubblicare. Raffaele Polo era uno degli ‘Alvino boys’ che in quella Lecce trepida e sapida degli anni Settanta imparavano da don Ernesto Alvino il mestiere, e la Vita.
Personalmente, non posso sapere, se non delle foto ingiallite con dedica, dei rapporti pregressi con i Marinetti e con i Prezzolini, né di quelli con i tanti futuri giornalisti dalla metà degli anni Cinquanta, alla metà degli anni Settanta.
Ma posso testimoniare di una generazione, 1’ultima che Ernesto Alvino tenne a battesimo: di quando sbuffava, perché erano sempre troppo lunghi, prima di sottoporli a una drastica cura dimagrante, di fronte agli articoli che gli mandava per posta da un vicino paese della Puglia Marcello Veneziani; di quando gelava con una delle sue battute fulminanti le esuberanze dottrinarie e ideologiche di Alfredo Mantovano; di quando sorrideva, chissà se per celia, o per compiacimento, sugli scritti corsari di Mario Bozzi Sentieri.
E quando affidava all’ onore della prestigiosa terza pagina la rubrica che Raffaele Polo firmava ogni settimana con Giancipoli.
Gite nell’ irreale, si chiamava.
Oggi, quaranta anni dopo, Raffaele Polo ne ha fatte altre, di gite, e nel reale, con quella insostenibile leggerezza dell’ essere che don Ernesto gli ha trasmesso, con quei suoi stessi tratti di pennarello che disegnano sulla pagina meraviglie e aprono mondi nuovi per chi ha la fortuna di leggerli.
…e no,Rafeli…se tie morì, a mmie ci face dha bedha presentazione,comu allu “Chiocculiu de lu pettirussu,pe lla ” storia de fisolufia” o ” de la cummedia de nn’autra manera?”
Polo ed io, ormai,conduciamo un’ esistenza sfilata. Come di lanuggine logorata dal tempo. Cio’che persiste e persistera’ rista’ nell’ affetto. Non c’e’ piu’l’accademia, la citta’ del libro. Ormai tutto e’ asincrono. Concordo con lui che i talenti salentini non abbiano mai avuto consono riconoscimento.le colonne d’Ercole sono infrante, il folle volo di Ulisse( folle per davvero) inghiottito dalle acque. E tutto giace in una moria insensata. Ritrovo nel suo articolo amici e conoscenti come noi datati.
Ma tant’e’. Forse lasciarsi vivere e’peggio che morire, ma io mi lascio vivere.