LECCECRONACHE / “Ma tu vai a votare?”
di Raffaele Polo______
Viene mio nipote , mi guarda e chiede: ‘Nonno ma tu vai a votare?’
Con i bambini, ho imparato che non bisogna rispondere subito. Le loro domande sono semplici, in apparenza. Ma, dietro, celano grandi interrogativi esistenziali, cui è spesso impossibile rispondere saggiamente…
Perciò, tergiverso.
‘Ma chi ti suggerisce queste domande?’ gli chiedo.
Lui ride, mi guarda e poi scappa via. Va dietro, come i cagnolini, a qualche farfalla. Felice perché deve giocare e c’è sempre qualcuno che risponde con pazienza alle sue domande.
Mio figlio mi guarda pensieroso poi, scuotendo il capo, mormora: ‘Non so, stavolta proprio non so’ e si azzittisce.
‘Che succede?’ gli chiedo. E aggiungo subito: ‘Soldi?’ I problemi dei giovani con moglie e figli a carico, da sempre, si riducono sempre a quello, ovvero alla carenza di denaro liquido…
‘No, macchè’ mi rassicura. E aggiunge, con un sospirone: ‘E’ che non so proprio se andare a votare. E, se vado, per chi votare…’ Sorrido, in parte consolato. Non è un problema serio.
Mio cognato fuma una sigaretta dopo l’altra e, lapidariamente, afferma: ‘No, stavolta non ci casco. Non mi muovo da casa, a votare non ci vado. Mi hanno preso in giro abbastanza…’ Non gli chiedo ‘chi’ lo ha preso in giro, me lo immagino facilmente.
La sera, tra amici al bar, si parla dei soliti argomenti che, fra uomini, sono sempre al top: sport, donne, politica. Una volta, dopo aver questionato per il calcio (la Juve, contro la Juve, il Lecce, la Nazionale, il Mercato dei calciatori) ci si scannava per la politica: destra o sinistra, comunismo o fascismo, quando c’era lui, la terra a chi lavora, una mattina mi son svegliato, el pueblo unido, insomma le frasi fatte che abbiamo imparato a memoria e spesso ci fanno pensare che, senza questi luoghi comuni, resta ben poco….
Ma, stavolta, nessuno prende la parola. Inutilmente cerco di stuzzicarli, chiedendo: ‘Bè, per chi votiamo, questa volta?’
Mi guardano incupiti. Poi uno trova una scusa e se ne va, un altro chiede qualcosa al cameriere. Il più loquace mormora, sibillino: ‘Lasciamo perdere….’
Torno a casa e incontro il mio nipotino sulle scale. Se ne sta andando.
‘Quando sono grande vado anch’io a votare, nonno’ mi dice felice.
Che vi dicevo? Dietro alle parole dei bambini, c’è sempre un grande interrogativo che è difficile dipanare…
‘Bravo!’ gli dico, rendendolo felice.
Ma io, dentro, non sono per nulla felice. E mi chiedo: andrò a votare, questa volta?
Category: Costume e società, Cronaca, Cultura
Io si, lo faccio da quando avevo 18 anni, tantissimi anni fa. Poi quando si è nella cabina ognuno è libero di dare una preferenza, scrivere parolacce, riportala bianca, ma andare a votare è rispondere ad un atto di democrazia, è aprendo le urne per conteggiare che si capiscono gli umori dell’elettorato, ma sarebbe bellissimo se 100 su cento dicessero la loro così come viene concesso atraverso una consultazione popolare.