‘Lu chiocculiu’, COL DIALETTO SALENTINO, IL LINGUAGGIO POETICO DI ANGELO EUGENIO MICELLO
di Raffaele Polo______
La scelta poetica di Angelo Eugenio Micello (nella foto) ruota attorno a precisi argomenti: anzitutto, il proprio paese, Poggiardo, che è il referente onnipresente di memorie e nostalgie mai sopite. Poi, la spiccata cristianità dell’Autore (molto vicino a composizioni ormai storiche per chi poeta in dialetto, come l’Inferno di De Dominicis) che lo ha visto protagonista nella sua recente silloge ‘Nu picca de Vangelu pe’ cci è affabbeta’ e che si perpetua nel recentissimo ‘Lu chiocculiu de lu pettirussu’, assieme a tematiche legate alla satira politica, con un occhio particolare alle vicende del borgo natìo e la sempre presente invettiva verso l’Italia contemporanea, ricca di soprusi e latrocini…
Insomma, anche Micello incanala la sua poesia dialettale nella tradizione dei maggiori cantori salentini, aggiungendovi sentiti momenti lirici in lingua, che non guastano.
Di questo volume dedicato al pettirosso (con l’ onomatopeico richiamo al singolare cinguettio, molto vicino al ‘chiù’ pascoliano) non condividiamo la scelta di porre le traduzioni in italiano affianco alle composizioni in vernacolo. Perché, se è vero che facilitano la comprensione, soprattutto a chi non conosce l’idioma salentino, pure distraggono e sviliscono quel dialetto che, a parer nostro, deve invece essere analizzato, masticato e recepito attentamente, per fornire quell’indispensabile humus che la specificità del dialetto di ‘Pusciardu’ vuole comunicare.
Non possiamo nascondere, infatti, la tentazione di leggere direttamente la traduzione in italiano di ciò che è stato scritto in dialetto, finendo per trascurare totalmente o parzialmente proprio la ‘lingua de lu tata’, ovvero il dialetto….
Ma, come afferma nella corposa presentazione Carlachiara Perrone, il dialetto per Micello “… ritemprato come lingua della poesia, acquisisce a poco a poco il valore di un idioletto, di un codice personale ‘del ricordo’ arricchito degli apporti di stilemi, temi e linguaggi della tradizione letteraria non solo italiana.”
Va sottolineata, infine, la predisposizione del poeta a percorrere, rinverdendoli, i classici degli studi delle civiltà greca e latina: gli animali che parlano, le satire, gli epigrammi, assieme al gusto per la bellezza e per il dolce suono delle armonie…
Non manca nessun colore, insomma, alla tavolozza poetica di Micello: cantore ineguagliabile di una ‘Pusciardo’ terra di memoria e di dolci ricordi, in un contesto attuale non più positivo ma intriso di malinconiche occasioni perdute…