ULTIM’ORA / NIENTE LEGGE SEVESO FRA LE AUTORIZZAZIONI RICEVUTE DAL GASDOTTO TAP/SNAM, LA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI LECCE APRE UNA NUOVA INDAGINE
di Emanuele Lezzi______
Si apprende questa mattina da ambienti giudiziari che la Procura della Repubblica di Lecce torna ad indagare sul gasdotto Tap, dopo l’ indagine dell’ anno scorso, che riguardava più che altro la situazione dei lavori in cantiere, e che, nonostante le opposizioni dei ricorrenti, fu archiviata, esattamente undici mesi fa.
Uno dei tanti esposti presentati da più parti e su varie questioni, anche specificatamente ambientali, è stato valutato positivamente dal Procuratore Leonardo Leone De Castris (nella foto), dal suo insediamento, con le parole che pronunciò in quell’ occasione, nove mesi fa, molto attento alle tematiche della salvaguardia dell’ ambiente e del territorio, e oggi il pm Valeria Farina Valaori ha chiesto ed ottenuto dal gip Cinzia Vergine la riapertura dell’ inchiesta giudiziaria.
Questo esposto è stato presentato da alcuni sindaci del territorio: Marco Potì di Melendugno, Fulvio Pedone di Lizzanello, Fabio Tarantino di Martano, Antonio Chiga di Zollino, Dina Manti di Corigliano d’Otranto, Luca De Carlo di Vernole, Andrea De Pascali di Castrì di Lecce e Francesca De Vito di Calimera.
La questione di merito in buona sostanza riguarda la mancata valutazione ai sensi della legge Seveso, che, sempre in buona sostanza, contiene norme assai stringenti per gli impianti considerati pericolosi, per cui, quindi, il gasdotto Tap/Snam dovrebbe avere una nuova Valutazione di Impatto Ambientale.______
AGGIORNAMENTO ore 18 mercoledì 10______
Gli indagati sono tre: il manager Tap Italia, Michele Mario Elia, la rappresentante legale Claudia Risso, e il direttore generale delle Infrastrutture energetiche del ministero dello Sviluppo, Gilberto Dialuce.
L’ipotesi di reato contestata è truffa.
Category: Costume e società
Se la Procura di Lecce ha riaperto l’inchiesta sul gasdotto Tap è anche merito di una costante attività sul territorio, che è iniziata in tempi non sospetti, che non ha mai avuto sosta e che orgogliosamente rivendico da cittadina e da portavoce.
In questi anni, la battaglia è stata in prima linea e finalizzata alla salvaguardia dell’ambiente, attraverso un lavoro trasversale e non mollando mai di un millimetro.
Ho presentato tantissime interrogazioni, due interpellanze urgenti, accessi agli atti, ho inoltrato missive, fatto incontri in Procura e, in ultimo, avanzato la proposta di istituire una commissione di inchiesta proprio sul gasdotto e risalente allo scorso novembre.
La coerenza, alla fine, ripaga e porta dei risultati.
Non solo.
Questo dimostra che, per il MoVimento 5 Stelle, non esiste un periodo pre-elettorale colmo di promesse ed uno post-elettorale carico di silenzi e melina. Il lavoro finora svolto ha un solo fine: quello di migliorare la vita dei cittadini.
Per questo, continuerò a battermi per il bene del Paese e della Puglia.
La notizia della riapertura delle indagini sull’iter autorizzativo per la costruzione del gasdotto Tap, richiesta dal procuratore Leonardo Leone De Castris e dal pm Valeria Farina Valaori per “l’esigenza di effettuare nuove investigazioni”, è oggi piacevolmente farcita dall’iscrizione nel registro degli indagati di tre soggetti: il Country Manager di Tap Michele Mario Elia, la rappresentante legale della società Claudia Risso e il direttore generale delle Infrastrutture energetiche del Ministero dello Sviluppo Economico, Gilberto Dialuce. L’ipotesi di reato è TRUFFA.
L’iscrizione nel registro degli indagati è atto dovuto, poiché si tratta della riapertura di un’indagine precedentemente archiviata, ma questo non distoglie l’attenzione da una possibile truffa messa in atto contro una popolazione intera. Quel castello di sabbia costruito sulle fondamenta della menzogna potrebbe crollare da un momento all’altro e coinvolgere chiunque si aggiri nelle sue stanze oscure.
Il 16 maggio 2016 venne dichiarato un inizio cantiere fasullo, costituito da un recinto in PVC di 400 metri quadrati in zona Fanfula, a 5 km di distanza dal vero e proprio cantiere (sul quale, invece, non era ancora stata rilasciata alcuna autorizzazione) e sul quale anche il Nucleo Operativo Ecologico si espresse negativamente.
Il non avvio dei lavori avrebbe comportato la decadenza dei permessi di costruire, e per questo la direzione generale del MISE, con due note a firma dell’ingegnere Gilberto Dialuce (n. 13784 del 17/05/2016 e n. 15873 del 09/06/2016), dichiarò che “i lavori sono iniziati nei termini prescritti”.
Non era un cantiere: secondo la prescrizione B3 del DM 223 11/09/2014, in località Fanfula erano previste soltanto le indagini archeologiche preventive all’inizio del cantiere. E’ su queste fondamenta che viene costruito quel castello traballante dal nome Tap, è su queste fondamenta che la lotta contro Tap cresce.
Ma quelle fondamenta erano poco resistenti per un castello di sabbia, c’era bisogno di altro. E così, quasi per magia, il terminale di ricezione (PRT) del gasdotto venne escluso dall’assoggettabilità alla normativa Seveso, che avrebbe comportato una riapertura della Valutazione di Impatto Ambientale e il rispetto di una serie di cavilli burocratici troppo pesanti da sostenere.
Il limite di 50 tonnellate di emissioni di sostanze inquinanti per l’applicazione della Seveso venne eluso con una dichiarazione di progetto di 48,6 tonnellate, tralasciando però un piccolo particolare: il Corridoio Sud del Gas non può essere spezzettato in diverse opere, e nella stessa area dovrebbero sorgere non solo il PRT di Tap, ma anche la centrale di Snam necessaria a smistare il gas. La sommatoria delle due centrali supererebbe di gran lunga i limiti consentiti, e questo vorrebbe dire assoggettabilità a Seveso, riapertura della VIA e, forse, irrealizzabilità del gasdotto! Quel castello continua a traballare, la lotta a Tap diventa movimento e si alimenta con la conoscenza.
Non è ancora tempo di esultare né tantomeno di fasciarsi la testa, resta il fatto che qualcosa di poco chiaro bolle in pentola.
Lo sa benissimo chi ha ideato un progetto approssimativo e pericoloso, che mette a repentaglio la vita umana in cambio di sporchi giochi di interesse. Lo sa benissimo chi cerca di speculare sulla devastazione e sui soprusi. Lo sa benissimo Michele Mario Elia, abituato ai tornelli dei tribunali e alle stragi ambientali (nessuno dimenticherà mai Viareggio), cortigiano arrogante di un castello che sta crollando.
Noi non indietreggiamo di un passo. Il castello inizia a cedere dalle fondamenta, e un popolo intero è sempre pronto a soffiare, fino a spazzar via l’ultimo granello di quella sabbia edificata sulle macerie della menzogna.