XYLELLA / DOPO LA DECISIONE DI BRUXELLES DI AUTORIZZARE ‘REIMPIANTI’ ED ‘ERADICAZIONI’, ARRIVATA COME DA COPIONE, POCHE CERTEZZE. E MOLTE DOMANDE
di Giuseppe Puppo_____
Vittoria, abbiamo vinto. Grondano soddisfazione gli agricoltori della Cia di Bari, e l’ onorevole Dario Stefàno, dopo la decisione di oggi della Unione Europea di autorizzare l’ espianto degli ulivi “malati”, con specie ‘cultivar’ resistenti, ottenute con particolari innesti.
Onorevole che, come si sa, non è certo solo, ma in buona compagnia trasversale.
Non voglio addentrarmi su…terreni che non sono di mia competenza. Altri, certo meglio di me, del resto in questi mesi, e in questi anni addirittura ormai, prodighi di ricerche, informazioni e documentazioni, su leccecronaca.it, lo faranno, non appena qualcosa sarà più chiaro di quanto appaia ‘stasera.
Io, non ho certezze, ho solo dubbi. Ho solo domande. ‘Stasera più di prima.
Poi, sono responsabile dell’ enorme mole di ricerche, informazioni e documentazioni, che in questi anni, in questi mesi, sull’ ‘affaire’ Xylella abbiamo pubblicato, e meno male, anche se non le ho scritte io, e meno male.
Controcorrente.
E non abbiamo certo voglia di fermarci proprio adesso.
Di tutto questo sento comunque la responsabilità.
E allora…Qualcosa, nella mia ignoranza, qualcosa la voglio dire, anche se sono solo domande, quelle che mi affollano la mente.
E allora…
Vittoria di che? Abbiamo vinto chi?
Quali sono/sarebbero le specie ‘resistenti’ al batterio? Chi l’ ha detto/attestato?
E’ vero che, comunque sia, esse sono coperte da brevetto? Che quindi possono essere vendute, dalle pochissime aziende produttrici, a prezzo che ora presumibilmente si impennerà?
E’ vero che, comunque sia, queste razze vegetali hanno bisogno di particolari condizioni, di terreni, acqua, trattamenti con fitofarmaci, e ch si prestano a coltivazioni intensive, o superintensive?
E’ vero che solamente i grandi proprietari, le grandi aziende agricole, una fascia marginale, potrà permettersi tutto questo, ricevuti gli indennizzi promessi, per guadagnarci su?
E la stragrande maggioranza, dei piccoli produttori, che cosa farà dei propri terreni?
Li venderà, a chi? E che cosa ne faranno gli acquirenti?
Li venderà, fra l’ altro, ora che il valore è crollato dei due terzi, ridotto a poche migliaia di euro?
Si apriranno a nuove coltivazioni, con conseguente stravolgimento del territorio salentino?
E gli ulivi che rimarranno, si spera ‘resistenti’, che olio daranno? Quello delle specie cultivar di nuova ideazione, che sarà uguale su tutto il bacino del Mediterraneo?
E vero che con ciò sparirà la particolarità, la specificità, di conseguenza, dell’ olio salentino, ma che sarà allora uguale a quello, per quanto buono, delle altre zone, ma non più ‘nostro’?
E le ‘eradicazioni’ saranno forzose, come ai tempi del famigerato piano Silletti, poi fortunatamente bloccato, o sarà lasciata discrezionalità ai proprietari?
E non sarà forse strage degli ulivi sani, che hanno la sola colpa di trovarsi nel raggio di cento metri da quelli ritenuti “malati”?
Era/è questa la soluzione? Oppure no?
Che fine hanno fatto/faranno, le buone pratiche agricole, ritenute parimenti una maniera per bloccare la così detta Xylella?
Che fine hanno fatto /faranno, le sperimentazioni sulle cure naturali, ritenute parimenti un’ altra maniera per bloccare la così detta Xylella?
Che fine hanno fatto le inchieste, le indagini, della Procura della Repubblica di Lecce, sulle origini della così detta Xylella, e sull’ impiego dei fitofarmaci?
Tante domande, credo basate non su elucubrazioni astratte, non su masturbazioni mentali, non su suggestioni complottistiche, credo proprio, ma su elementi concreti.
Infine, un sospetto. Un timore, cioè, volevo dire, non un sospetto, ché la cultura del sospetto che sarebbe l’ anticamera della verità non mi è mai piaciuta.
Fra gli esultanti, a vario titolo, di ‘ stasera, soprattutto fra gli interessati a risolvere il problema della così detta Xylella per aiutare il Salento, da ‘stasera c’è pure la Tap.
C’è stata oggi a Roma un pressoché inutile, quanto inconcludente ‘tavolo’ fra azienda, governo e alcuni sindaci salentini, che hanno ritenuto di partecipare, tanto per sentirsi dire che l’ opera si farà comunque, che è strategica, e dagli, e che insomma al massimo c’è qualche piatto di lenticchie in più, per chi se ne starà buono, e farà il bravo. Ma non è questo il punto. Il punto era che il ‘tavolo’ di oggi NON era la conferenza dei servizi che dovrà decidere e deliberare sull’ altra questione collegata del gasdotto della Snam di interconnessione fra Melendugno e Mesagne, ora riconvocato per lunedì prossimo, 23 ottobre, e diventato il vero nodo della questione intera, per tutto quello che comporta/comporterebbe.
Ma non è questo che volevo dire. Quello che volevo raccontare ai nostri lettori è che sul ‘tavolo’ romano di ‘stamattina sono arrivati ‘stasera in redazione due ‘comunicati’ della Tap. Non li abbiamo pubblicati. A differenza di altre volte, quando contenevano informazioni, o comunque legittimi punti di vista, in cui li abbiamo ospitati per dovere giornalistico, ‘stavolta no, perché erano pura propaganda. E non fare propaganda alla Tap è un lusso che leccecronaca.it può permettesi, visto che siamo fra i pochissimi mass media a non aver preso soldi dalla Tap.
Beh però una frase dei due comunicati ve la voglio dire, cari amici, cari critici, preziosi quanto i primi, cari lettori tutti.
Ad un certo punto, il comunicato di propaganda dice che “…lavoreremo per individuare progetti strutturali per sostenere al meglio le vocazioni del Salento e contribuire ad affrontare le problematiche più sentite a livello locale, come ad esempio la xylella”.
Ecco, così stasera, ho qualche altra domanda in più, qualche altro dubbio aggiuntivo, pure sul gasdotto Tap.
Perché a me queste parole han fatto paura. E a voi?
“Un contratto di distretto per rilanciare l’agricoltura e l’economia del Salento”. A lanciare la proposta è Coldiretti Lecce all’indomani del via libera dell’Ue all’impianto di ulivi nell’area infetta. L’ Organizzazione agricola accende dunque i riflettori sulla necessità di supportare la rigenerazione dell’area infetta di Lecce, Brindisi e Taranto con appositi strumenti finanziari. Il quadro normativo già prevede lo strumento del contratto di distretto all’interno di un accordo di programma quadro (Decreto ministeriale 1192 dell’8 gennaio 2016).
“Questo accordo di programma quadro va promosso in sinergia tra Governo, Regione Puglia e i territori di Lecce, Brindisi e Taranto. È un contratto che individua gli obiettivi di sviluppo per i quali concorrono tutte le forze economiche interessate, dalla produzione alla trasformazione, alla commercializzazione – dice il presidente di Coldiretti Lecce, Pantaleo Piccinno – Questo strumento garantisce inoltre la possibilità di finanziare anche i necessari interventi infrastrutturali e il sistema della ricerca”.
“È il momento opportuno per rivendicare che l’attenzione del Governo rispetto a questo territorio sia accompagnata da adeguati stanziamenti economici nell’ambito della Legge finanziaria”, dice Piccinno che aggiunge: “È illusorio proporre leggi speciali per la sola provincia di Lecce. La fitopatia ha ormai coinvolto le tre provincie salentine e sta per sconfinare a Bari. Xylella ci impone, quindi, di ragionare in termini di distretto”.
“Questo Governo non avrà il tempo di approvare una legge speciale – commenta il direttore di Coldiretti Lecce, Giuseppe Brillante – ne’ potrà essere tra le priorità del nuovo Governo, per questo dobbiamo utilizzare strumenti già esistenti, rimpinguati con stanziamenti specifici per la nostra area. Non possiamo consentire il fai da te. Occorre una visione collettiva per rimettere in moto l’economia di questo territorio ripartendo dall’agricoltura, con il coinvolgimento di tutti”.
“Abbiamo già impegnato sulla questione il vice-ministro Teresa Bellanova – conclude Piccinno – c’è la necessità ora di coinvolgere l’intera deputazione salentina e costruire politiche di convergenza anche in ambito regionale. Siamo all’ora zero per il Salento: dipenderà da tutti noi essere capaci di rialzarci e costruire insieme il paesaggio agricolo del futuro”.
Il via libero definitivo della Comunità Europea al reimpianto degli ulivi resistenti alla Xylella in Puglia è il primo passo fondamentale verso l’attuazione di nuove misure atte a contrastare la diffusione del batterio fastidioso nel territorio dell’Unione Europea. Ma rappresenta anche un punto di partenza importante per guardare al futuro con un’attenzione maggiore verso la salvaguardia dell’ambiente e la protezione fitosanitaria dell’ecosistema. Il problema dei parassiti e degli insetti killer è infatti comune a molti Stati membri dell’UE che ogni anno registrano complessivamente 12,5 miliardi di danni. Inoltre, secondo il Segretariato della Convenzione Internazionale per la Protezione Fitosanitaria ospitato dalla FAO, le rese produttive si riducono tra il 20 e il 40% ogni anno a causa di parassiti e malattie introdotte tramite il commercio internazionale. Da qui la decisione in molti Paesi di procedere all’adozione, in seno alla Convenzione Internazionale per la Protezione delle Piante della FAO, dello standard ISPM 15 che impone alle nazioni di utilizzare legno sottoposto a specifici trattamenti approvati e contraddistinti dal marchio IPPC/FAO di cui Conlegno (Consorzio Servizi Legno Sughero), con il suo Comitato Tecnico FITOK, è stato riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali come soggetto gestore per l’Italia dal 2005.
“Prevenire o quantomeno ridurre al minimo il rischio di diffusione di parassiti dannosi è molto più vantaggioso, in termini economici, che cercare di debellare o arginare un’epidemia in un secondo tempo. È proprio partendo da questa consapevolezza che si è lavorato negli anni in stretta collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, i Servizi Fitosanitari ed il settore industriale/artigianale per approfondire e migliorare, giorno dopo giorno, le tematiche tecniche inerenti lo standard ISPM-15 – afferma Daniela Frattoloni, Coordinatore del Comitato Tecnico FITOK – Potenziare la ricerca e la prevenzione, intensificare i controlli alle frontiere e formare gli operatori sulle norme sono i passi necessari per sviluppare un atteggiamento corretto e consapevole per tutelare l’ambiente, in generale, e il sistema produttivo, in particolare. Un trend evidenziato anche dai dati italiani sui trattamenti fitosanitari degli imballaggi in legno per l’export, che hanno registrato un +9% nel primo semestre 2017. L’Italia, inoltre, è l’unico paese dotato di un sistema di controllo nella commercializzazione di imballaggi ponendosi come esempio virtuoso a livello globale.”
Al marchio IPPC/FAO infatti è obbligatorio abbinare un Riferimento di Rintracciabilità Fitosanitaria (RRF) in grado di creare un collegamento univoco tra trattamenti fitosanitari e imballaggi in legno trattati, o prodotti con materia prima già trattata, essenziale alle aziende per dimostrare, in caso di contestazione, l’esecuzione del trattamento, la sua efficacia e, in caso di contraffazione del marchio, l’estraneità della ditta a quanto accaduto.
“Lo sblocco sul divieto di reimpianto ci allontana dall’impasse che si è venuta a creare in questi anni, ma è solo il punto di partenza per tornare ad una gestione più ordinaria della malattia che ha colpito i nostri ulivi”. Lo dichiara il consigliere del M5S Cristian Casili, che ribadisce l’importanza di far partire una ricerca a 360 gradi sulla malattia degli ulivi.
“Eravamo stanchi delle inique misure europee – continua il vicepresidente della Commissione Ambiente – che hanno vessato oltremodo i nostri olivicoltori e vivaisti. Finalmente avremo la possibilità di autodeterminarci a casa nostra. Ora bisogna pensare a completare gli studi che fino ad oggi sono rimasti confinati solo su alcuni canali. Si tratta di ricerche che nei prossimi mesi serviranno a farci comprendere che con questa malattia dobbiamo conviverci per i prossimi anni”.
Casili torna a chiedere l’attivazione di una cabina di regia regionale che possa indirizzare gli olivicoltori verso scelte più corrette.
“Ho l’impressione – incalza il consigliere cinquestelle – che nei prossimi mesi, senza una corretta pianificazione, ci sarà ancora più confusione e occorrerà isolare chi vorrà speculare sulla testa dei produttori salentini, con il prezzo delle piante di ulivo che potrebbe impennare vertiginosamente.”
Casili ribadisce che per il rilancio dell’olivicoltura è necessario il coinvolgimento dei piccoli produttori, dato che oltre il 70% della superficie olivicola della provincia di Lecce è coltivata da produttori che hanno meno di due ettari, con una forte incidenza di chi è al di sotto di un ettaro.
“Fino ad oggi – spiega – nessun indennizzo è arrivato alle aziende colpite ed eventuali misure finanziarie saranno destinate solo alle imprese agricole più strutturate, che costituiscono una percentuale minima sul territorio. I piccoli produttori detengono la quasi totalità della superficie coltivata ad ulivo e non possono essere esclusi dalle misure poste in essere. Significherebbe abbandonare a se stesso l’intero Salento. Si abbia il coraggio di essere chiari di fronte ai nostri agricoltori – conclude – serviranno anni e una buona strategia per affrontare questa difficile situazione”.
“L’incremento di 5 milioni di euro della dotazione del fondo per l’erogazione di contributi in favore delle imprese agricole danneggiate dalla Xylella fastidiosa è una boccata di ossigeno per le aziende colpite dalla batteriosi”.
Il Presidente CIA-Agricoltori Italiani Puglia Raffaele Carrabba esprime soddisfazione per il cospicuo stanziamento, deliberato dalla Giunta regionale, in aggiunta alla somma già prevista di 100mila euro, per la riduzione degli interessi passivi dei mutui accesi, al fine di incentivare l’allungamento del periodo dei piani di ammortamento e agevolare le operazioni di credito delle imprese.
“È un concreto e significativo aiuto alle imprese agricole e apprezziamo l’impegno del Governatore Michele Emiliano e dell’assessore regionale alle Risorse agroalimentari Leonardo Di Gioia, in primis, e degli assessori Loredana Capone e Michele Mazzarano, che si sono spesi per questo importante risultato e hanno individuato le risorse all’interno del Patto per la Puglia. Ma il lavoro non si esaurisce qui. Servono ulteriori misure a sostegno del comparto olivicolo colpito dalla Xylella, un piano strutturato e ben congegnato, che tenga conto anche dell’avanzata del batterio. Ormai non è più soltanto un problema del Salento – conclude il presidente Raffaele Carrabba – E non possiamo farci cogliere impreparati.
È arrivato il momento di predisporre una strategia valida per tutti i territori e pensare un nuovo modello di sviluppo e ne devono prendere coscienza le istituzioni a tutti i livelli”.