SUSHI O MONICEDDHI?

| 8 Ottobre 2017 | 0 Comments

di Raffaele Polo______

Quando passiamo da Soleto, andiamo da Tozzi. No, non vogliamo fare pubblicità a nessuno, ma descrivere la nostra realtà. Sono tanti anni (oltre trenta) che ci fermiamo in questa locanda, che è rimasta immutata nel tempo. Conserva quel fascino che hanno i luoghi fuori dal tempo, che non si fanno influenzare dalle mode e restano così, immutabili. Tanto che, se cambiassero qualcosa, perderebbero di colpo il loro appeal.

Ordiniamo la pizza ‘soletana’ (che è coi funghi e col salame piccante), sei ‘sigari’, ovvero i crocchè lunghi e sottili che sono la specialità della casa, e poi ci dedichiamo agli antipasti al self-service. In una grande teca di vetro, stando attenti nell’aprire e chiudere le ante scorrevoli, sono esposti, su più ripiani, piatti ricolmi delle prelibatezze che -anch’esse- andavano per la maggiore nei tempi passati….

Polpette, pittule, cipolle arrostite, peperoni, parmigiana e involtini di melanzane, fagioli, la scapece….

Insomma, anche qui, le cose non sono cambiate: è come entrare in una osteria degli anni Cinquanta e ritrovare gli odori e i sapori che caratterizzavano la cucina povera ma saporita del nostro Salento.

Da Tozzi, per la verità, andavamo anche per un’altra sua specialità: i moniceddhi. Erano buonissimi come venivano cucinati, col sughino composito nelle foglie di alloro, una vera delizia… Abbiamo chiesto quando si sarebbero potuti assaporare, ancora, i preziosi ‘moniceddhi’. ‘Mai!’, è stato perentorio l’anziano responsabile della locanda. ‘Ormai, chi viene non li chiede più. Guardate voi stessi cosa mangiano….’ Attorno, c’erano i tavoli con i commensali. A farla da padrone la carne arrostita, ma soprattutto la pizza e gli immancabili crocchè. Non abbiamo potuto fare a meno di insistere, bonariamente: ‘Ma erano così buoni, i moniceddhi…’ E quello ha sospirato, borbottando fra i denti: ‘Il sushi, mo’ quello vanno cercando…’. Abbiamo scritto tutto quanto sopra per cercare di spiegare perchè, con le generazioni più giovani, c’è e ci sarà sempre un ‘gap’ incolmabile. Loro non conoscono e non cercano i moniceddhi. Noi non stravediamo per il sushi, che abbiamo comprato e consumato ieri sera, rimpiangendo il sapore della pizza o dei crocchè di Tozzi. Al solito, nessuna malinconia, nessun rimpianto.

Ma quando saremo in Paradiso, mi chiedo, allora forse potremo osare di chiedere i moniceddhi come li cucinava la nonna, con l’alloro e un pizzico di pepe?                                                                                                                                                                                                                                          

Category: Cronaca, Cultura, Eventi

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