LE CENERI DI CERANO. IL SENATORE LECCESE MAURIZIO BUCCARELLA DEL M5S INTERROGA I MINISTRI BEATRICE LORENZIN, GIANLUCA GALLETTI E CARLO CALENDA A PROPOSITO DEL CEMENTIFICIO COLACEM DI GALATINA
(Rdl)______Il senatore leccese Maurizio Buccarella, del Movimento 5 Stelle, ha presentato un’ interrogazione indirizzata ai Ministri della Salute, dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, relativa alla situazione del cementificio Colacem di Galatina, ai controlli lacunosi relativi al monitoraggio delle emissioni dell’impianto e soprattutto, in vista della data del prossimo 10 ottobre per la riconvocazione della conferenza dei servizi per il rinnovo dell’AIA del cementificio, riguardo il conclamato utilizzo di ceneri leggere e pesanti provenienti dalla centrale a carbone “Federico II” di Cerano, oggetto della nota e recente vicenda giudiziaria da parte della Procura di Lecce, che ha visto coinvolto anche il cementificio Cementir del gruppo Caltagirone ed il sequestro della somma di ben 500 milioni di euro a carico di Enel.
Scrive Buccarella:
“Considerando che il distretto di Galatina (con i comuni limitrofi) è l’area con la più alta incidenza complessiva di neoplasie e di malattie polmonari croniche della provincia di Lecce secondo i dati del registro tumori della ASL di Lecce, del registro tumori Puglia e dell’osservatorio epidemiologico regionale, nonché una delle aree a maggior rischio di tumori alla vescica identificate dal registro tumori della ASL Lecce, appare opportuno e della massima urgenza che, anche a livello governativo e ministeriale, la situazione di verosimile altissimo rischio che anche nella provincia di Lecce un impianto cementifero abbia utilizzato per anni (e possa utilizzare in futuro) delle ceneri pericolose sia oggetto della attenzione e dell’approfondimento necessari, a difesa della salute della popolazione salentina”.
Ed ecco il testo completo del documento______
Atto n. 4-08173
Pubblicato il 4 ottobre 2017, nella seduta n. 890
Ai Ministri dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, della salute e dello sviluppo economico. –
Premesso che:
la Cementeria Colacem SpA di Galatina (Lecce) ha avviato la procedura di rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale (AIA), con procedimento delegato dalla Regione Puglia alla Provincia di Lecce presso la quale si sono svolte le prime due conferenze dei servizi in data 24 novembre 2016 e 7 marzo 2017, a cui seguiva la convocazione, da parte del Consiglio regionale, di un’audizione presso la quinta commissione consiliare permanente in data 16 marzo 2017 cui non si presentava la Provincia;
l’assenza a parere degli interroganti è fatto grave e dimostrazione di disattenzione, e come tale è stato sottolineato in sede di commissione consiliare, a cui si aggiunge la mancata partecipazione dei Comuni sul cui territorio insiste l’impianto, cioè Galatina, Soleto e Sogliano Cavour, alla prima seduta di insediamento della conferenza dei servizi per il rinnovo dell’AIA;
la Colacem (classificata come industria insalubre ai sensi del testo unico delle leggi sanitarie di cui al regio decreto n. 165 del 1934, e successive modificazioni e integrazioni) viene collocata al 586° posto in Europa nella graduatoria degli impianti fonte di maggior danno ambientale e sanitario pubblicata dalla European environmental agency (EEA), essendo accreditata per una produzione di 584.000 tonnellate di ossido di carbonio annue e 2.420 tonnellate di ossidi di azoto emesse (ma per quantità di ossidi di azoto emessa è al 250° posto), con un costo dei danni ambientali e sanitari prodotti stimato tra 37 e 67 milioni di euro (“EEA Technical Report No. 15/2011”);
la cementeria, con un’area di deposito scoperto di carbon coke di ben 14.000 metri quadri, è ubicata in prossimità dei centri urbani di Galatina, Soleto, Sogliano Cavour, Cutrofiano e Corigliano d’Otranto, al centro dell’unione dei comuni della Grecìa salentina, identificata dall’Istituto superiore di sanità come “area cluster per tumori polmonari”; inoltre, il distretto di Galatina (con i comuni limitrofi) è l’area con la più alta incidenza complessiva di neoplasie e di malattie polmonari croniche della provincia di Lecce secondo i dati del registro tumori della ASL di Lecce, del registro tumori Puglia e dell’osservatorio epidemiologico regionale, nonché una delle aree a maggior rischio di tumori alla vescica identificate dal registro tumori della ASL Lecce (accreditato dall’Associazione italiana dei registri tumori, AIRTUM). La criticità sanitaria dell’area è ulteriormente attestata dal riscontro di un maggior rischio di danni precoci del DNA nei bambini di Galatina emerso dallo studio IMP.AIR (Impatto della qualità dell’aria) dell’università del Salento, estensione dello Studio europeo MAPEC (Monitoring air pollution effects on children), che dimostra che nel 42 per cento dei bambini esaminati sono stati riscontrati micronuclei, indice di esposizione a inquinanti ambientali esterni o indoor: un valore doppio rispetto a quello riscontrato nella città di Lecce;
ARPA Puglia è tenuta ad eseguire attività di monitoraggio per il cementificio Colacem in quanto impianto soggetto ad AIA, ma in sede di conferenza dei servizi presso la Provincia di Lecce, nonché in sede di audizione presso la quinta commissione del Consiglio regionale della Puglia in data 16 febbraio 2017, il direttore del dipartimento provinciale di ARPA Puglia dichiarava che la stessa Agenzia procede solo a monitoraggi occasionali sulle emissioni dell’impianto e che, in particolare, tali sporadiche attività di monitoraggio sono state eseguite, dando preavviso di 48 ore all’azienda come previsto dalla legge, esclusivamente in un’unica giornata nel 2008 (prima del rinnovo dell’AIA richiesto nel 2009), nel 2010 e quindi in un’unica giornata nel 2014 e nel 2016 (l’anno della scadenza del rinnovo). A parere degli interroganti tali affermazioni del dipartimento provinciale di ARPA Puglia rendono evidente la palese inadeguatezza dell’attività di monitoraggio di enti terzi preposti alla vigilanza nell’interesse della salvaguardia dell’ambiente e della salute umana che non può essere basata su autocontrolli;
a giudizio degli interroganti, alla luce della sporadicità di tali monitoraggi concordati, che equivalgono a una totale assenza di attività di vigilanza da parte dell’ente regionale preposto, non sembra rilevante né tranquillizzante che le analisi eseguite nel 2008, 2009, 2014 e 2016 abbiano sempre dato esiti negativi. All’opposto, contribuisce ad aumentare i dubbi sulla tipologia di controlli previsti da ARPA Puglia (per un impianto che l’Agenzia europea per l’ambiente accredita come fonte di rilevante danno ambientale e sanitario) il fatto che i valori di concentrazione della somma dei metalli pesanti riscontrati equivalgano a tracce ai limiti della rilevabilità; valori che sono, invece, notoriamente ricompresi nelle emissioni dei cementifici, con particolare riferimento al mercurio, che è risultato invece elemento critico nello studio dell’impronta idrica condotto dall’università del Salento come estensione dello “Studio Nerò” e presentato all’accademia dei Lincei;
considerato che, per quanto risulta agli interroganti:
gli unici monitoraggi attivi sarebbero quelli gestiti in regime di autocontrollo dalla cementeria, con propri strumenti e proprio personale. In particolare, l’azienda procede a un monitoraggio in continuo delle emissioni al camino (il cosiddetto SME, sistema di monitoraggio delle emissioni), senza che ARPA Puglia provveda alle necessarie attività di calibrazione del sistema quale ente terzo. Tale assoluta mancanza di vigilanza da parete dell’ente terzo preposto emergerebbe dagli stessi rapporti di prova sporadici presentati da ARPA, nei quali la Colacem dichiara di aver ricevuto un preavviso ex lege di 48 ore prima dell’arrivo dei tecnici e di aver provveduto 24 ore prima alla calibrazione dei sistemi SME tramite l’intervento di azienda specializzata;
la qualità dell’aria respirata dagli abitanti di Galatina e comuni limitrofi alla Colacem risulterebbe non essere adeguatamente monitorata da ARPA Puglia, potendo contare su di un’unica centralina a Galatina, centralina di tipo “suburbano”, che monitora solo Pm2.5, ozono, diossido di azoto, ossido di carbonio e biossido di zolfo ma non il Pm10 prodotto in ingenti quantità dai cementifici e nemmeno gli IPA o altri microinquinanti, e che sarebbe idonea a monitoraggio dell’inquinamento atmosferico da traffico, ma non industriale. Nessun’altra centralina è attualmente dislocata da ARPA nel Salento a sud di Lecce. Dai dati di quest’unica centralina risulta per l’ultimo anno disponibile una concentrazione media annuale di Pm2.5 nei limiti di legge ma quasi doppia rispetto ai limiti sanitari identificati dalle linee guida 2005 dell’Organizzazione mondiale della sanità, superati i quali si manifesta il 90 per cento degli effetti sanitari dell’inquinamento atmosferico;
considerato inoltre che:
l’analogo cementificio Colacem di Gubbio (Perugia), sebbene di maggiori dimensioni rispetto a quello di Galatina, ha visto modificare in senso virtuoso in sede di rinnovo AIA 2008 la modalità e la tipologia di controlli effettuati da ARPA Umbria, come riportato dal sito “aitec-ambiente”), e che possono essere proposti come best practice di applicazione delle BAT (best available technology) conclusive della direttiva europea 2013/163/UE. In particolare, la Colacem di Gubbio ha provveduto all’installazione di 2 centraline fisse e 2 mobili (per campionamenti vento selettivi nelle aree di ricaduta delle emissioni del cementificio) acquistate dalla stessa azienda ma gestite da ARPA. Le aree di ricaduta sottoposte a monitoraggio ambientale sono individuate con modelli matematici e comprendono luoghi urbani molto frequentati dalla popolazione come scuole, in accordo alle linee guida ISPRA, per la predisposizione delle reti di monitoraggio delle reti della qualità dell’aria in Italia. ARPA Umbria procede inoltre alla pubblicazione giornaliera (e redazione di un bollettino settimanale) sul proprio sito delle concentrazioni medie giornaliere dei macroinquinanti monitorati in continuo dai camini oltre che dalle centraline, calibrazione dei sistemi SME, controllo dei rifiuti prodotti e delle acque reflue con vasche di disoleazione e campionatore automatico, campionamento dei suoli. A parere degli interroganti non è chiaro perché un’analoga prassi non possa essere eseguita anche a Galatina;
la Colacem di Galatina riceve dalla centrale termoelettrica ENEL di Cerano “Federico II” (Brindisi), uno tra gli impianti più grandi d’Europa, una media di 100.000 tonnellate all’anno di ceneri leggere tanto da essere il terzo impianto a livello italiano per quantità di ceneri leggere recuperate nel cemento (codice CER 100102, “modelli unici di dichiarazione ambientale MUD della Camera di commercio”);
inoltre, riceve dalla stessa centrale di Cerano una media di 35.000 tonnellate all’anno di ceneri pesanti, ovvero tutte le ceneri pesanti prodotte dalla centrale brindisina, tanto da occupare il primo posto in Italia, e tra i primi in Europa, per quantità di ceneri pesanti recuperate nel cemento (codice CER 100101);
per di più, la Colacem riceve dalla stessa centrale 1.700 tonnellate di ceneri di torba non trattate (codice CER 100103), 13.000 tonnellate di rifiuti solidi prodotti dai processi di desolforazione dei fumi della Federico II oltre ad un enorme quantitativo di loppa contenente microparticelle metalliche,
si chiede di sapere:
se i fatti esposti corrispondano al vero;
se i Ministri in indirizzo intendano attivarsi, per quanto di competenza, affinché sia verificato: se le ceneri leggere e pesanti conferite dalla centrale ENEL di Brindisi Cerano a Colacem di Galatina e a tutti gli altri destinatari pugliesi, italiani ed esteri (risultanti dai MUD) siano state contaminate da metalli pesanti e ammoniaca (analogamente a quanto accertato dalla magistratura per le ceneri conferite da ENEL Cerano al cementificio Cementir-Caltagirone di Taranto) per lo stesso periodo 2011-2016 preso in esame e anche negli anni precedenti; se le ceneri pesanti conferite dalla stessa centrale ENEL a Colacem SpA presentino livelli di radioattività naturale (NORM) potenzialmente pericolose, non potendo considerare esaustiva né l’autovalutazione eseguita da ENEL né l’unico e sporadico controllo effettuato da ARPA Puglia nel 2012 e pubblicato da ISPRA; se le ceneri leggere e pesanti conferite dalla centrale di Cerano a Colacem siano state classificata da ENEL come rifiuti non pericolosi quando invece dovevano essere etichettati come rifiuti pericolosi, e come tali smaltiti da ENEL senza cessione al cementificio Colacem; se a Colacem pervenga anche la loppa dell’Ilva di Taranto che veniva consegnata al cementificio Cementir-Caltagirone di Taranto e costitutiva rifiuto pericoloso smaltito come non pericoloso;
se le autorità sanitarie coinvolte intendano assumere provvedimenti atti ad approfondire gli effetti inquinanti e sulla salute del mercurio e degli altri metalli pesanti e sostanze prodotte dalla cementeria Colacem di Galatina, considerando che, viste le rilevazioni sporadiche condotte da ARPA Puglia, anche concentrazioni sotto i limiti di legge (ad esempio 0,003 milligrammi a metro quadro per il mercurio) possono dare luogo ad ampie contaminazioni, visto il volume di fumi emessi che corrisponde a 600.000 metri quadrati l’anno, che generano 15 chilogrammi di mercurio per anno ovvero 150 chilogrammi ogni 10 anni;
se abbiano ricevuto o siano in possesso di informazioni circa le indagini in corso di svolgimento e condotte dalla Procura della Repubblica di Lecce in merito ai trasferimenti di ceneri pesanti e leggere dall’impianto di Cerano e circa le fonti di inquinamento atmosferico che hanno determinato le attuali criticità sanitarie nell’area di Galatina e comuni limitrofi.______
LA RICERCA
nei nostri articoli del 5 giugno
e del 9 giugno
Nove organizzazioni di medici salentini, sostenute dall’ ordine provinciale,dichiarano che il rispetto dei limiti di legge previsti finora non può tranquillizzare, perché “la maggior parte degli inquinanti emessi dalla Colacem non ha un livello al di sotto del quale possa essere considerato “innocuo” dal punto di vista sanitario; alcuni degli inquinanti emessi (diossine, PCB, metalli pesanti) sono non biodegradabili, persistenti nell’ambiente, trasmissibili con la catena alimentare e bioaccumulabili; alcuni tra gli inquinanti più pericolosi in termini sanitari non sono né normati né monitorati; gli effetti sanitari, anche rispettando i limiti di legge, sono maggiori per particolari categorie a rischio (bambini, donne in gravidanza, anziani, ammalati cronici)”.
Ciò che fa più paura, specie per l’esposizione dei bambini, sono le emissioni di metalli pesanti. Il tutto nel contesto, com’è noto, più fortemente compromesso nel Leccese in relazione all’incidenza e mortalità per tumore al polmone.
I medici salentini compatti chiedono ai Sindaci dei Comuni interessati, in quanto autorità sanitarie, di adoperarsi in sede di conferenza dei servizi per il rinnovo AIA Colacem il 10 ottobre affinché, oltre all’adozione dei migliori accorgimenti tecnici utili al contenimento degli inquinanti, ci siano anche dei precisi e vincolanti impegni: copertura del carbonile da 14.000 metri quadri, nell’attesa dell’abbandono definitivo dei combustibili fossili al momento utilizzati; inibizione della combustione di qualunque tipologia di combustibile derivato da rifiuti; abolizione dell’utilizzo di pet-coke e utilizzo di metano ai fini dell’alimentazione dell’impianto; potenziamento dei sistemi di monitoraggio ambientale esistenti; periodico intervento di ARPA Puglia per verificare la taratura dei sistemi di autocontrollo; inibizione dell’utilizzo di ceneri industriali di qualunque provenienza nel ciclo di produzione del cemento, nel rispetto della direttiva REACH.
Infine, chiedono che l’AIA Colacem venga subordinata alla realizzazione di una Valutazione di Impatto Sanitario (VIS), da effettuarsi secondo linee guida accreditiate e con esperti di livello nazionale.
All’attenzione dei Sindaci dei Comuni partecipanti alla conferenze dei Servizi per il Rinnovo AIA Colacem:
Galatina – Soleto – Sogliano Cavour – Cutrofiano – Zollino – Corigliano d’Otranto
All’attenzione del Dirigente Sezione AIA della Regione Puglia; del Dirigente Settore Ambiente Provincia di Lecce;
della ASL Lecce; della Commissione Ambiente del Consiglio Regionale;
OGGETTO: Provvedimenti Urgenti a Maggior Tutela della Salute Pubblica da inserirsi nel Rinnovo AIA Colacem
Il cementificio Colacem di Galatina, con un’area di deposito scoperto di carbon coke di ben 14.000 metri quadri ubicata in prossimità dei centri urbani di Galatina e dell’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina, è classificato come industria insalubre ai sensi del Testo Unico delle Leggi Sanitarie. Secondo l’Agenzia Ambientale dell’Unione Europea (European Environmental Agency, EEA), la Colacem ha causato tra il 2008 e il 2012 un inquinamento tale da generare costi per danni ambientali e sanitari compresi fra 37 e 67 milioni di euro (http://www.eea.europa.eu/publications/cost-of-air-pollution).
La valutazione dell’EEA, come riconosciuto dalla stessa agenzia ambientale, è persino sottostimata per non aver incluso un’analisi economica degli impatti sull’ecosistema e sulla biodiversità. Tale valutazione, inoltre, non tiene conto di numerose condizioni morbose della gravidanza e del periodo perinatale e di patologie croniche non-trasmissibili metaboliche, endocrine e neuro-degenerative che numerose evidenze scientifiche mettono potenzialmente in relazione alla complessa miscela di inquinanti emessa anche dai cementifici.
L’impianto Colacem è all’ottavo posto tra i cementifici italiani per emissioni di ossidi di azoto e produce oltre 600.000 ton/anno di CO2 (fonte: E-PRTR), generando dunque anche importanti conseguenze climalteranti, in un contesto nazionale che vede la Puglia al primo posto tra le regioni italiane per emissioni di gas serra (Fonte: ISTAT), con pesanti conseguenze sanitarie, ambientali ed economiche.
A livello locale, l’impianto Colacem è posizionato ai margini di un’area urbana (Galatina), già caratterizzata, secondo rilevazioni ARPA, da livelli di particolato fine (PM2.5, media annuale) nei limiti di legge ma costantemente superiori a 10μg/m3, soglia raccomandata dalle Linee Guida 2005 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ai fini della tutela sanitaria, con concentrazioni di questo inquinante spesso più alte rispetto alle medie provinciali e regionali.
L’impianto è inoltre localizzato in immediata prossimità (anche nel raggio di 1Km) di attività produttive, case civili, scuole, impianti sportivi, zone agricole.
In questo contesto, il semplice rispetto dei limiti normativi non può tranquillizzare chi è responsabile della tutela della salute di una popolazione, in quanto: (a) la maggior parte degli inquinanti emessi dalla Colacem NON ha un livello al di sotto del quale possa essere considerato “innocuo” dal punto di vista sanitario; (b) alcuni degli inquinanti emessi (diossine, PCB, metalli pesanti) sono non biodegradabili, persistenti nell’ambiente, trasmissibili con la catena alimentare e bioaccumulabili; (c) alcuni tra gli inquinanti più pericolosi in termini sanitari NON sono né normati né monitorati; (d) gli effetti sanitari, anche rispettando i limiti di legge, sono maggiori per particolari categorie a rischio (bambini, donne in gravidanza, anziani, ammalati cronici).
Da questo punto di vista, particolare timore è generato, soprattutto per la fascia pediatrica della popolazione residente, dalle emissioni di metalli pesanti, che potrebbero persino essere incrementate in seguito a sostituzione dei combustibili fossili attualmente utilizzati con eventuali combustibili derivati da rifiuti.
Vi è, infine, la necessità di ridurre la pressione ambientale per diminuire il rischio sanitario nell’area in cui il cementificio Colacem è localizzato, già gravata da un’elevata incidenza di patologie.
Pur non volendo identificare nessun nesso diretto di causalità, va tenuto infatti presente che il Distretto di Galatina (comprendente anche i Comuni limitrofi) è l’area con la più alta incidenza complessiva di neoplasie e di malattie polmonari croniche nella Provincia di Lecce (dati del Registro Tumori della ASL Lecce, del Registro Tumori Puglia e dell’Osservatorio Epidemiologico Regionale) oltre ad essere identificato dall’Istituto Superiore di Sanità come “area cluster per tumori polmonari”.
Persino la salute pediatrica in quest’area necessita di un’attenzione particolare dal momento che nell’area di Galatina e Comuni limitrofi sono state riscontrate alterazioni reversibili di indicatori generali di esposizione ad inquinanti ambientali nei bambini in valore doppio rispetto a quello osservato per la Città di Lecce nell’ambito di una estensione dello Studio Europeo MAPEC LIFE Plus.
Pertanto, in maniera compatta le organizzazioni dei MEDICI della Provincia di Lecce il cui logo compare sulla presente lettera, insieme all’Ordine dei Medici provinciale e col supporto del Forum Terzo Settore, ritengono che il rinnovo AIA di Colacem rappresenti un’occasione ineludibile per ridurre il livello di pressione ambientale e rischio sanitario nell’area di Galatina e Comuni limitrofi.
I MEDICI chiedono quindi ai Sindaci dei Comuni interessati di adoperarsi, in quanto autorità sanitarie, in sede di conferenza dei servizi per il rinnovo AIA Colacem affinché, oltre all’adozione dei migliori accorgimenti tecnici utili al contenimento degli inquinanti:
1) Si provveda in tempi brevi e certi (con esplicita definizione temporale) alla copertura del carbonile da 14.000 metri quadri, nell’attesa dell’abbandono definitivo dei combustibili fossili al momento utilizzati;
2) Venga definitivamente inibita la combustione di qualunque tipologia di combustibile derivato da rifiuti;
3) Ai fini di un’efficace, urgente e ineludibile riduzione delle emissioni inquinanti da parte dell’impianto (non raggiungibile in maniera sufficiente mediante sostituzione con combustibili derivati da rifiuti o unicamente mediante sistemi di filtrazione, per quanto all’avanguardia), si richieda l’abolizione dell’utilizzo di pet-coke e l’utilizzo di metano ai fini dell’alimentazione dell’impianto;
4) Regione ed ARPA provvedano al potenziamento dei sistemi di monitoraggio ambientale esistenti sia in termini di controllo della qualità dell’aria (potenziamento della rete attuale mediante centraline aggiuntive, oggi basata su una sola centralina da traffico “sub-urbano”, valutazione integrativa di IPA e metalli pesanti), sia mediante controlli periodici su altre matrici ambientali (suolo, falde acquifere) e sulla catena alimentare, oltre alla pianificazione di periodiche attività di biomonitoraggio insieme all’ASL.
A riguardo si fa presente che la stessa Colacem Spa, in sede di rinnovo AIA per il proprio cementificio di Gubbio già nel 2008 ha provveduto ad acquistare e affidare in gestione ad ARPA due centraline mobili per campionamenti vento selettivi nelle aree di ricaduta delle emissioni del cementificio (inclusi i centri abitati e le scuole di tutti i Comuni limitrofi).
5) Si richieda un periodico intervento di ARPA Puglia per verificare la taratura dei sistemi di autocontrollo SME, dei monitoraggi di suolo e acque reflue, nonché dei rifiuti prodotti dal cementifico e della composizione del cemento stesso, con periodiche misurazioni radioattività da NORM (Naturally Occurring Radioactive Materials).
6) Venga inibito l’utilizzo di ceneri industriali di qualunque provenienza nel ciclo di produzione del cemento e venga quindi rispettata la direttiva europea REACH.
7) L’AIA Colacem venga subordinata alla realizzazione di una Valutazione di Impatto Sanitario (VIS), da effettuarsi secondo linee guida accreditate (ISPRA, Ministero della Salute), ad opera di tecnici di rilevanza nazionale ed esperti di tali metodiche, e utilizzando un approccio combinato tossicologico ed epidemiologico. La VIS, sebbene non obbligatoria, appare ineludibile sia ai fini dell’adeguata definizione qualitativa e quantitativa dell’impatto sanitario pregresso dell’impianto Colacem, sia a fini di epidemologia predittiva (previsione degli effetti sanitari dell’impianto ad AIA realizzata) e per tutelare al meglio l’ambiente e la salute delle comunità esposte.
“Su Colacem sono ancora tanti i nodi da sciogliere. Uno di questi, di fondamentale importanza, riguarda la tracciabilità dei rifiuti che il cementificio utilizza per la combustione. Servono maggiori controlli”. Lo dichiara il consigliere del M5S Cristian Casili in vista della conferenza di servizi che dovrà decidere sul rilascio dell’AIA per il cementificio con sede a Galatina.
“L’informazione sull’origine delle ceneri utilizzate nel processo produttivo è un nodo ancora da sciogliere – incalza il pentastellato – perché Colacem, a quanto pare, non effettua controlli frequenti sulla non pericolosità delle ceneri che giungono dalla centrale a carbone Enel. Difatti è a quest’ultima che sono affidate le analisi e le certificazioni sulla sicurezza delle ceneri ed è evidente che il controllato non possa essere allo stesso tempo controllore.“
Casili ricorda come siano diverse le questioni attualmente sul tavolo, tra queste la necessità di provvedere ad un monitoraggio periodico, non più esclusivamente affidato all’azienda, che consenta di dare delle risposte certe sugli inquinanti dispersi nell’ambiente.
La Cementir ha assicurato che realizzerà la copertura del carbonile. È sicuramente un impegno importante, ma oltre a essere tardivo, deve conciliarsi con tempi di realizzazione celeri e, i quattro anni annunciati, sono decisamente troppi. La salute è una priorità a lungo trascurata e che adesso non può più aspettare. La gravità della situazione sanitaria del comprensorio di Galatina,che coinvolge una pluralità di paesi come Zollino, Corigliano, Martano, Melpignano, Cutrofiano, Soleto e Sogliano, impone interventi concreti e immediati”
Nel febbraio 2016, in occasione della presentazione del Report Ambiente e Salute in provincia di Lecce, il direttore del dipartimento di prevenzione della Asl locale, Giovanni De Filippis, aveva evidenziato la necessità di analisi specifiche a tutela della salute della popolazione che vive nelle province investite dal particolato primario e secondario del cementificio Colacem di Galatina, oltre che della centrale termoelettrica di Cerano e dell’Ilva.
In pratica Galatina, con le dovute proporzioni, è considerata a tutti gli effetti un polo industriale fonte di emissioni importanti, al pari di Brindisi e Taranto, dove sorgono due tra i più grandi stabilimenti d’Italia e d’Europa.
“Per questo – prosegue Casili – servono studi, monitoraggi e analisi che diano dati aggiornati sugli elementi inquinanti riscontrati anche nelle aree attigue alla Colacem, dove sorgono altre industrie. Infine la Regione Puglia faccia chiarezza quanto prima sul nuovo piano energetico regionale e sul definitivo abbandono del carbone”.
Il rilascio dell’AIA non può non tenere conto dei dati sanitari del territorio in cui è ubicato il cementificio, soprattutto se sono preoccupanti come quelli rilevati dagli studi disponibili e nel registro dei tumori della provincia di Lecce.
I dati più preoccupanti sono soprattutto quelli riscontrati nel comune di Sogliano Cavour che si trova a Sud dell’impianto, pertanto esposto ai venti predominanti. Per questo piccolo centro nel periodo 2006-2009 il rapporto standardizzato di mortalità SMR (ossia il rapporto tra il numero di casi di morte osservati e il numero di casi attesi) per tutte le cause è di 162,2, fatta 100 la media regionale. Se si esaminano nello specifico le sole morti per tumore a Sogliano Cavour tale indicatore è ancora più allarmante infatti passa a 218 fatta 100 la media regionale. Un ulteriore dato ancora più significativo con gli effetti dell’inquinamento atmosferico è l’indicatore per i tumori ai bronchi e ai polmoni dove SMR arriva addirittura a 308 oltre volte la media regionale. Tali dati sono consultabili in un importante studio del 2014 del CNR-ISAC di Lecce disponibile on-line.
Considerando questi dati è evidente che l’impatto sanitario del Cementificio sulla popolazione di questo piccolo centro non può essere più trascurato, tenuto conto che è molto probabile una connessione diretta tra impianto e situazione sanitaria se non altro per il semplice fatto che Sogliano Cavour è il centro abitato più vicino all’impianto, e nello stesso paese, a differenza di quelli limitrofi che hanno dati sanitari sicuramente preoccupanti ma non così distanti dalla media, non ci sono altri stabilimenti inquinanti.
Per questo è necessario assicurare che i nuovi filtri e la copertura del carbonili venga realizzata in tempi molto rapidi.
Va inoltre garantito un serio monitoraggio ambientale con dati pubblicati on line e consultabili da tutti i cittadini, nonché il posizionamento di almeno una nuova centralina di monitoraggio dell’aria nel feudo di Sogliano Cavour con dati validati da ARPA Puglia.
Infine va rilevato che la gravità della situazione sanitaria non riguarda solo Sogliano dove i dati sono sicuramente più allarmanti, ma tutto il comprensorio che vede gli indicatori superiori alla media regionale anche nei comuni di Cutrofiano, Soleto e Galatina per questo bisogna porre seri rimedi, agire in fretta e dare garanzie alle popolazioni interessate.
Cgil Lecce e Fillea Cgil Lecce intervengono nel dibattito avviato nei giorni scorsi sul caso Colacem.
Il cementificio di Galatina è stato al centro della discussione mediatica in seguito al sequestro avvenuto negli stabilimenti di Cementir e Ilva di Taranto, nei quali si sospetta il riutilizzo delle ceneri leggere e pesanti provenienti dalla centrale elettrica di Cerano.
Cgil e Fillea non sono disposti a barattare salute e ambiente, ma credono che vadano evitate le strumentalizzazioni politiche sulla pelle degli 87 dipendenti di Colacem e dei circa 200 lavoratori dell’indotto.
Queste organizzazioni sindacali pretendono che tutti gli Enti preposti al controllo della salute dei cittadini e dell’ambiente assolvano al loro compito in maniera efficace; che tutti i controlli avvengano nella massima accortezza. Quello che però è inaccettabile è la strumentazione politica di chi non ha certezza di ciò di cui parla.
Non sono tollerabili illazioni e supposizioni da chi per altro siede ai tavoli del Consiglio regionale e ha il potere di incidere in maniera sostanziale sui processi di controllo. In questi casi, come spesso succede, a pagarne le conseguenze, perché non tenuti in giusta considerazione, sono i lavoratori costretti a lavorare in uno stato d’animo inquieto.
Le maestranze devono essere messe in condizione di lavorare serenamente. Chi ha il potere di controllare lo faccia nei modi e nei termini giusti. La politica si prenda le proprie responsabilità, evitando inutili posizioni propagandistiche.
Chi pensa che nello stabilimento si consumino illeciti di qualsiasi genere si rivolga alla Procura della Repubblica e denunci.