LA STORIA / SE UNA MATTINA D’ AUTUNNO UN VIAGGIATORE…LA VERGOGNA DELLE FERROVIE DEL SUD EST, CHE FANNO INCAZZARE PURE QUELLI DEL TERZO MONDO
di Giuseppe Puppo______
Il protagonista di questa storia si trova in una stazione ferroviaria in cui tutto sembra inafferrabile.
Avverte la sensazione di aver perso un’ altra coincidenza e di trovarsi ancora lì solo per errore.
Di aver fatto un errore, sicuramente, poco prima, a litigare.
Entrato in un bar poco lontano, il protagonista siede accanto ad una donna, che inizia ad affascinarlo.
Tuttavia entra nel bar un poliziotto che gli dà un messaggio. E’ una denuncia penale.
Ora si è calmato. La prende, la legge, la piega, la mette in tasca, e va sul binario, dove tra poco passerà l’ ultimo treno.
La stazione dell’ assurdo, è Zollino.
La partenza, è quella di Gallipoli.
La meta, la terra promessa, è Lecce.
Ora, direte voi, cari lettori di lecce cronaca.it, cioè quelli non salentini e residenti altrove, quanto vuoi che ci sia, da Gallipoli, a Lecce? Una quarantina di chilometri. Mezz’ora di macchina, c’è pure la statale.
Ma se non hai la macchina?
Beh, allora è tutta un’ altra storia. Occorrono ore, con i treni della Sud Est. Un po’ – ma proprio poco – meglio con gli autobus, e solo d’estate, da giugno a settembre, con i pullman che però sono solo stagionali.
Ieri, era il 4 di ottobre. E tutte queste cose il nostro amico di colore non le sapeva.
Niente, proteste, polemiche, ‘tavoli’ rotondi e quadrati, ministri, governi, presidenti, assessori, decenni, niente, tutto come prima, tutto come sempre, Salento terra d’ amare, di turismo internazionale. E con i trasporti pubblici da terzo mondo. Anzi, che dico da terzo mondo? Da quarto, il degrado assoluto. Per non offendere il nostro amico di colore.
Africano, della Nigeria, 35 anni, permesso di soggiorno in regola, un lavoro regolare, da operaio, in Sicilia, residente a Ragusa, e per qualche giorno in viaggio nel Salento. Ignaro di tutto, prende il treno, ieri mattina. Quello del Far West della mitica Sud Est, carrozzone di interessi, clientelismo, scandali e disastri.
Gallipoli – Lecce. Quaranta chilometri, in un ora e quaranta minuti. Aspetta: in un’ ora e quaranta minuti, senza contare ritardi e attese, prima e durante. Aspetta ancora: in un’ ora e quaranta minuti, senza contare ritardi e attese, prima e durante, se tutto va bene, durante il tragitto.
In Nigeria, queste robe qua non succedono. I treni sono più moderni di quelli del Salento. E soprattutto sono veloci. Non come le carrozze del Sud Est, che vanno a passo d’ uomo.
Al nostro amico, che pure sui treni italiani aveva viaggiato, non sembra vera, una cosa così non l’ aveva mai vista. Non ci poteva credere. Va in cabina del macchinista, e va bene, d’ accordo, ‘non parlare al conducente’, ma a chi deve dirlo, se a bordo c’è solo lui? Con chi deve protestare? Se il treno va lentissimo….Una tortura. Prova a dirglielo, al conducente: scusi, ma perché non va più forte?
Il conducente non ci sta. E poi, non si può entrare nella sua cabina.
Così, a Zollino, dove ci sono quattro gatti, e dove non c’è manco un cane, anzi, uno solo c’è, ma solo di passaggio, il ferroviere si ferma del tutto, e chiama il 113. Altri ritardi, altre discussioni.
Proprio un bel risultato, per il nostro viaggiatore di una mattina d’ autunno. Non solo ha fatto ancora più tardi, non solo è rimasto a Zollino, non solo non sa se riuscirà a prendere l’ ultimo treno, non solo nei suoi pensieri il treno dei desideri all’incontrario va, ma si becca pure una bella denuncia. Meno male, almeno quello, a piede libero. Ma una bella denuncia penale, articolo 340, interruzione di pubblico servizio.
Amen.
A noi, la vergogna, di avere trasporti pubblici così, che fanno incazzare pure quelli del Terzo Mondo, perché li abbiamo da quarto mondo, da Far West, altro che Salento turismo d’ elite, altro che Salento internazionale.
Ma i nostri politici, i nostri amministratori, non si vergognano, al massimo si rimpallano le responsabilità, e stanno sempre là da decenni.
Ehi man, fratello, viaggiatore di una mattina dell’ autunno del Salento, caldo e profumato, ehi man, che cammini come me, dal’ altra parte della strada…Mi vergogno io, al posto loro, dei nostri politici, e dei nostri amministratori, scusa tanto, scusaci, se stanno sempre là, se le cose vanno sempre allo stesso modo, vuol dire che ce li meritiamo, loro, e tutto quanto questo.