CERANO SOTTO SEQUESTRO / TUTTI I PARTICOLARI. INQUIETANTE: OLTRE CHE A INQUINARE E A UCCIDERE CON LE LORO PRODUZIONI ‘NORMALI’, I DUE MOSTRI CHE AVVELENANO IL SALENTO, SECONDO LE ACCUSE SPECIFICHE DI OGGI, FACEVANO ENORMI PROFITTI RISPARMIANDO SULLO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI PERICOLOSI E ANZI TRASFORMANDOLI IN ULTERIORI GUADAGNI
di Emanuele Lezzi_____Si apprendono particolari significativi sul sequestro di questa mattina, di cui abbiamo riferito a mezzogiorno, nel nostro precedente articolo. Siamo in grado ora di delineare tutti i particolari più significativi dell’ operazione della Direzione Distrettuale Antimafia, importante, dal punto di vista giudiziario, quanto inquietante, dal punto di vista ambientale e sanitario.
In buona sostanza, da parte della Cementir venivano utilizzati rifiuti pericolosi per produrre cemento, questa l’ accusa, tecnicamente: traffico illecito di rifiuti e gestione di rifiuti non autorizzata. I fornitori erano Ilva di Taranto e Enel di Brindisi. Ci sono trentuno persone indagate, e, oltre, come riferito, a Cerano, sono stati posti sotto sequestro gli impianti dell’ azienda Cementir di Taranto e alcuni parchi e altoforni dell’ Iva di Taranto.
Confermiamo: nonostante il sequestro, la magistratura ha concesso all’ azienda la parziale facoltà d’uso per sessanta giorni, a patto che si serva per lo smaltimento di impianti autorizzati al trattamento di rifiuti pericolosi.
Il profitto realizzato dall’ Enel con gli illeciti nell’ arco di cinque anni si aggira sui 523.000.ooo euro: almeno, di tale enorme cifra è stato disposto il sequestro cautelativo.
L’ indagine risale a cinque anni fa, l’ ipotesi investigativa su cui hanno lavorato i Finanzieri è appunto che i materiali utilizzati dall’ azienda, che si trova nei pressi dell’ Iva, non fossero a norma di lrenti sono risaliti ai due grossi stabilimenti Ilva Taranto e Cerano Brindisi, individuati come i produttori dei rifiuti pericolosi, di cui la Cementir era ‘l’ utilizzatore finale’, servendosene per la propria produzione.
Sono invece tutti da individuare e da quantificare a parte gli eventuali danni per il territorio derivanti dal trasporto di questi rifiuti pericolosi da ‘cementificare’, e dall’ impiego di cemento prodotto con rifiuti pericolosi.
In particolare, per quanto riguarda Cerano, secondo l’ accusa, alla Cementir venivano vendute ceneri non soltanto di carbone, ma pure “contaminate da sostanze pericolose derivanti sia dall’impiego di combustibili diversi dal carbone sia dai processi di denitrificazione a base di ammoniaca”.
Questo per risparmiare sui costi relativi alla separazione delle ceneri e al corretto smaltimento dei rifiuti, e anzi per guadagnare con la vendita di quei materiali a Cementir, che se ne è servita per produrre cemento così altrettanto pericoloso.
Dal canto suo, l’ Enel ha informato del fatto che “il provvedimento di sequestro non pregiudica la corretta operatività della centrale“; che “i provvedimenti riguardano l’uso delle ceneri nell’ambito di processi produttivi secondari”, e ha precisato di “confidare che nel corso delle indagini potrà dimostrare la correttezza dei propri processi produttivi”.
Stessa logica per l’ Ilva, con i suoi scarti di lavorazione della ghisa e altri materiali ferrosi senza la completa ‘depurazione’ prescritta a norma di legge.
E’ inquietante il fatto che tutta questa brutta storia, se le accuse dovessero essere confermate, rimane a margine, in più, rispetto alle enormi responsabilità che sia Ilva, sia Cerano hanno nel dissesto del territorio salentino e nell’ elevata mortalità dei salentini con la loro attività industriale ordinaria.
Ancora una volta, nonostante le denunce portate avanti nel corso degli anni sia dalle associazioni ambientaliste e dai liberi cittadini che dal Movimento 5 Stelle nelle istituzioni, si è dovuto attendere, così come per l’Ilva, l’intervento della magistratura che conferma il rischio di un possibile ricorso a gravi pratiche illecite nella gestione dei rifiuti da parte di queste aziende.
Alcuni dei capi di accusa sono gravissimi: si parla di traffico illecito di rifiuti e gestione dei rifiuti non autorizzata.
Ipotesi che se confermate spiegherebbero ampiamente anche i catastrofici dati epidemiologici dell’area resi noti solo qualche mese fa.
Vorremmo anche capire chi avrebbe dovuto controllare e perché tali controlli non sono stati fatti.
Come sempre attendiamo fiduciosi che gli inquirenti facciano le loro indagini e gli auguriamo buon lavoro.
L’auspicio è che, qualora tali ipotesi dovessero essere confermate, i responsabili possano pagare per i gravissimi crimini commessi nei confronti di tutti i cittadini pugliesi.
Speriamo inoltre che tutta questa vicenda possa servire ad evidenziare ancora una volta la necessità di programmare immediatamente la chiusura, la dismissione e la bonifica di questa Centrale, avviando un processo di riconversione economica e culturale dell’intera area di Cerano; un processo che, naturalmente, non può e non deve prescindere da una tutela dei livelli occupazionali e di tutti i lavoratori.
Alla luce di tali avvenimenti chiediamo a Mauro Vizzino, Presidente della Commissione Ambiente della Regione Puglia, di farsi promotore di un tavolo di concertazione che coinvolga la società Enel s.p.a., la Regione e il Ministero competente, affinché si possa, una volta per tutte, pianificare insieme un programma di riconversione che tuteli gli attuali livelli occupazionali; un programma teso ad abbandonare definitivamente le fonti fossili per promuovere una politica energetica basata sulle rinnovabili.
“D’altronde – conclude Bozzetti – è stato dimostrato ampiamente che il ricorso a fonti rinnovabili, di cui la nostra Regione è ricca, produce molta più ricchezza e posti di lavoro rispetto all’attuale politica basata ancora sulle fonti fossili e che, tra l’altro, non contribuisce a rendere il nostro Paese energeticamente indipendente dall’estero. Il momento è propizio e le istituzioni a tutti i livelli devo assumersi ognuno la propria fetta di responsabilità, accompagnando il territorio in questo necessario e non più prorogabile cambiamento.”
Se le ipotesi di reato contestate dalla magistratura fossero confermate al termine delle indagini saremmo di fronte all’ennesimo progetto criminale e disumano (non ci sarebbero altri termini per definirlo adeguatamente), ideato da persone senza scrupoli che, con il beneplacito della malapolitica che ci governa da 30 anni, in nome del profitto hanno ucciso un intero territorio e messo quotidianamente in pericolo di vita centinaia di migliaia di persone.
Se questa reiterata mancanza di rispetto delle normative fosse confermata, sarebbe necessario spiegare ai cittadini che ad aziende come Enel, Ilva o Cementir non bastava fatturare fiumi di denaro con attività che già nel corso del loro normale ciclo produttivo, inquinano e danneggiano il territorio; per queste aziende diventava in qualche modo necessario anche eludere le normative sullo smaltimento dei rifiuti anche se questo poteva significare mettere in pericolo di vita altri esseri umani.
Vorremmo a questo punto comprendere quale utilizzo è stato fatto di questo cemento “contaminato” e se le costruzioni realizzate con lo stesso possono ritenersi sicure.
Vorremmo comprendere chi avrebbe dovuto controllare e non lo ha fatto. Vorremmo comprendere come è possibile che soggetti in grado di ideare simili operazioni vengano posti a capo di colossi del genere. Noi del Movimento 5 Stelle andremo fino in fondo alla questione e interverremo a tutti i livelli istituzionali per avere delle risposte.
Le notizie che arrivano da Cerano, qualora gli inquirenti dovessero dimostrare la veridicità delle stesse, sono l’ennesima ferita, l’ennesimo sfregio al nostro territorio.
Auspichiamo che si faccia chiarezza quanto prima sul sequestro preventivo della centrale Enel Federico II di Cerano, della Cementir di Taranto e della loppa d’altoforno dell’Ilva.
Abbiamo bisogno di sapere se realmente le ceneri leggere vendute al cementificio sono state contaminate con sostanze pericolose. Abbiamo bisogno di giustizia, perché, ricordiamo a chi non vuole proprio capirlo che questa terra, già martoriata, è esausta.
Confidiamo nella bontà delle indagini sperando che il Salento non abbia subito quest’altra coltellata da parte di persone senza scrupoli.
Le precisazioni del Procuratore della Repubblica Leonardo Leone de Castris costituiscono un elemento di gravissima preoccupazione. Ove i fatti contestati fossero definitivamente accertati dalla Autorità giudiziaria saremmo di fronte ad una ipotesi di grave attentato alla salute dei cittadini pugliesi, ed in particolare quelli residenti nell’area della provincia di Taranto e di Brindisi e degli altri luoghi dove i materiali sono stati ulteriormente distribuiti sul mercato.
Ne consegue la decisione che ho oggi adottato di nominare un difensore di fiducia della Regione Puglia ai sensi dell’art. 90 del codice di procedura penale, al fine di collaborare con l’Autorità giudiziaria nell’accertamento della verità.
Non lasceremo nulla di intentato per assicurare alla giustizia i responsabili e proteggere la salute dei nostri concittadini.