LECCESITA’ N. 2: LUNGO VIA LEUCA, VERSO QUEL CIELO SENZA UNA NUVOLA SU PORTA S. BIAGIO

| 15 Settembre 2017 | 0 Comments

di Raffaele Polo ______

Percorro via Leuca praticamente ogni mattina, per andare al lavoro. Conosco una parte importante della città che si sveglia presto, che alza saracinesche, che apre porte, che pulisce davanti al proprio negozio…

Raccolgo i profumi del pane, dei dolci appena sfornati, del caffè; ma anche dei rifiuti che vengono accuratamente rimossi dagli addetti con le divise arancioni che stanno attaccati dietro al camion della nettezza urbana. Sin da bambini, il desiderio nascosto è stato quello di stare là dietro, trasportati nel vento, a percorrere la città avendo la precedenza su tutto….

Via Leuca è cambiata, molto cambiata. Adesso è una via moderna e anacronistica, che offre almeno cinquanta cartelli indicanti parcheggio consentito per 10, 20, 60 minuti. Alcuni, ambitissimi, indicano parcheggio disponibile senza limitazioni. Gli automobilisti cercano di districarsi tra quei divieti, ma non è facile. Eppure, come in una realtà svizzera, l’idea sovrana è quella di regolare il parcheggio. O no? Forse l’idea non proprio nascosta è quella di consentire ai vigili di elevare qualche multa. Ma tant’è, le città moderne hanno questo problema che non risolveranno mai: i parcheggi.

Su via Leuca incontro un po’ di ciclisti che approfittano dei marciapiedi larghi per scorazzare indisturbati. Soprattutto i ciclisti di colore (sono riconoscibili anche perché sono sempre, rigorosamente, contromano) paiono a proprio agio su quelle piste provvisorie.

Chi transita a quell’ora finisce per conoscersi e salutarsi. Così vedi Mario, l’edicolante, che aspetta l’arrivo del furgone dei giornali, con la moglie, annoiata, che resta seduta in auto. E quando arriva Stefano, le scenette animano la mattinata altrimenti molto dimessa: ‘E’ quista l’ura cu te presenti? Ho già perso tre clienti’ … dice Mario con l’aria sorniona che fa imbestialire Stefano. Che scaraventa i giornali impacchettati a terra e comincia un lungo brontolio, pieno di accuse e di rancore verso l’edicolante.

Mario, tipico leccese, placido e strafottente, guarda con un sorrisino verso il gruppetto di impiegati che aspettano che l’ufficio apra i battenti. Come un gatto sornione, ha compito la prima parte della sua giornata. Poi, si mette ad ordinare pubblicazioni e giornali in bellavista nella sua edicola. Stefano riparte sgommando; deve far presto, ogni mattina è così, anche la domenica. Che vita, pensandoci bene, è un vero sacrificio. E non si accorge del cielo senza una nuvola che illumina la piazza di fronte a porta San Biagio. Non si accorge dei piccioni che tubano dal balcone sopra il bar, non si accorge dell’aria frizzante che annuncia un’ altra giornata di vita.

Category: Costume e società, Cronaca, Cultura

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