‘L’ OLIVICOLTURA SI SALVA STUDIANDO IL GERMOPLASMA’
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Cristian Casili ci scrive______
Il Salento agricolo vive il peggior periodo della sua storia. La Regione deve investire nello studio del germplasma locale, una risorsa genetica importantissima per il futuro della nostra olivicoltura. Sono passati 4 anni da quando si è acceso il dibattito sul disseccamento dei nostri ulivi e purtroppo poco si è fatto fino ad ora per mettere in campo le giuste strategie, perdendo tempo dietro al contenimento e ad una gestione della malattia che si sono rivelati fallimentari.
La decisione di esecuzione europea ci inchioda tutt’ora in una posizione che non possiamo più permetterci, immobilizzando un territorio che chiede un futuro, allo stesso modo il divieto di reimpianto è una iattura frutto di decisioni che, come abbiamo sempre denunciato, sono letali per il nostro territorio: dal blocco delle barbatelle, alla musealizzazione dei nostri vivai che sono diventati dei cimiteri, fino alla possibilità di ripristinare il nostro patrimonio olivicolo tradizionale.
Ho sempre sostenuto, alla luce delle esperienze di altri Paesi, che con questa malattia che ha colpito i nostri ulivi avremmo dovuto conviverci e così sarà. Per convivere con una malattia, però, servono energie e risorse, due voci che sono le grandi assenti e che hanno messo sotto scacco le nostre aziende e il nostro territorio.
Da circa due anni ho proposto di profondere le energie necessarie per studiare il nostro germplasma locale, anche effettuando una serie di monitoraggi in Provincia di Lecce, ma il Governo Emiliano ha bocciato il mio emendamento con cui si chiedeva di destinare risorse in Provincia di Lecce proprio per questo monitoraggio, considerandolo inutile. E invece sono sempre di più le segnalazioni di piante di ulivo afferenti a varietà spontanee che non presentano alcun sintomo e su cui dovremmo concentrare ricerca e studi per dare un futuro ai nostri agricoltori.
Questo germoplasma autoctono invece rappresenta una risorsa genetica di importanza cruciale per il futuro della nostra olivicoltura, frutto di incroci avvenuti in natura che hanno arricchito la nostra biodiversità olivicola, offrendo garanzie molto più concrete nel contrastare le malattie rispetto a materiale vegetale alloctono cioè di varietà che non si sono sviluppate e migliorate nei nostri ambienti. Come ho più volte rimarcato sarebbe impensabile su larga scala puntare su varietà che non fanno parte della nostra tradizione e che richiederebbero tecniche colturali e condizioni pedoclimatiche che non possiamo permetterci. A questo va aggiunta la mancanza di acqua, considerando che sempre più pozzi sono contaminati da sale e le precipitazioni che quest’anno hanno toccato il minimo storico.
Auspico che da parte di tutti ci sia la volontà di lasciarsi alle spalle le polemiche e le strumentalizzazioni politiche e di mettersi seriamente a lavorare per il bene della nostra olivicoltura e del nostro paesaggio, tenendo lontani gli appetiti di coloro che da questo fenomeno vorrebbero trarne vantaggi personali”.
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Individuare le risorse necessarie ad avviare monitoraggi, coinvolgendo sia gli operatori agricoli locali che tutte le università e gli enti di ricerca, a partire dall’Università del Salento, al fine di studiare il germoplasma delle piante di ulivo che pur trovandosi nelle zone definite infette, non presentano alcun sintomo della malattia” questo l’obiettivo di una mozione depositata dal consigliere regionale M5S Cristian Casili, vice presidente della V Commissione Ambiente.
“Sono frequenti le segnalazioni – dichiara il consigliere salentino – provenienti anche dai produttori olivicoli leccesi, di piante di ulivo afferenti a varietà sia spontanee che coltivate che non presentano alcun sintomo di infezione.
Viceversa pervengono segnalazioni di piante della varietà Leccino, finora considerata resistente, che manifestano i sintomi del disseccamento.
Il germoplasma locale rappresenta una risorsa genetica fondamentale costituita da una serie successiva di incroci avvenuti in natura che hanno arricchito la biodiversità olivicola locale, a partire da varietà da sempre esistenti sul nostro territorio, tanto da fornire soluzioni concrete per la gestione della malattia, alternative all’introduzione di cultivar alloctone che essendo estranee ai nostri ambienti richiederebbero tecniche colturali e condizioni pedoclimatiche non coincidenti con quelle del territorio salentino.”
Il consigliere pentastellato ricorda come negli Stati Uniti la strategia di gestione della malattia di Pierce che colpisce la vite, abbia escluso da anni la possibilità di eradicazione puntando piuttosto ad una più concreta strategia di convivenza.
“Ipotesi – conclude Casili – che abbiamo più volte proposto di seguire, per la quale occorrono costanti osservazioni in campo finalizzate a definire la distribuzione della malattia e le possibili fonti di resistenza. E’ dunque più che mai indispensabile avviare un’attività di monitoraggio e censimento georeferenziato delle piante coltivate e/o semenzali che si trovano nella zona infetta, per ottenere informazioni volte ad individuare le piante che, dalla comparsa dei primi sintomi ad oggi non manifestano alcun disseccamento.”