ANNIVERSARI / A OTTANTA ANNI DALLA NASCITA DI CARMELO BENE / L’ IRREGOLARE APPARSO ALLA MADONNA
di Nicola Vacca * (poeta, saggista, critico letterario – per leccecronaca.it)______
Il 1 settembre 1937 nasce Carmelo Bene. Oggi avrebbe ottanta anni e se fosse sopravvissuto ai suoi depensamenti ci avrebbe sicuramente stupiti con le sue invettive.
Il salentino che è stato un grande genio del nostro Novecento. Oggi nessuno lo ha ricordato e i giornali, soprattutto nelle pagine culturali, continuano a essere vuoti di quella che lui chiamava la ciarla quotidiana. La sua figura irriverente e anticonformista e la sua opera di rottura meritano oggi una più alta considerazione .
Ma si sa che gli irregolari nel provincialismo e nel conformismo dilagante di questo sciagurato paese non hanno mai avuto vita facile.
Mai come in questo momento è utile tornare a leggere Carmelo Bene. C’è bisogno di antagonismo puro in questo tempo di servi sciocchi e omologati da social network. Ci sono testi di Bene poco conosciuti e ancora male accessibili. Per esempio «Quattro conversazioni su tutto il nulla». È una sorta di Summa Teologica di Carmelo Bene, significativa per quanto riguarda il suo itinerarium mentis, che ha il senso di una filosofia Poetata sposata sulla ritmica di una prosa Poetica.
Carmelo Bene antistorico e antiumanista che pugnala il suo tempo e la mediocre piccolezza di un pensiero intellettuale ingabbiato in un conformismo di maniera che tutto uccide: «Che miseria me vedo, che miseria. L’ostentazione risibile del così detto opinionismo…Nella straripante società dello spettacolo, delle zuffe TV nelle tribune politiche elettorali, nei convegni accademici e negli studi studi audio – visivi, intrattenimentacci dove ciascuno a turno è straconvinto di dire proprio la sua».
Bene il polemista e il poeta che con la sua lingua rivoluzionaria rompe gli schemi e da grande mattatore dissacra tutto nella convinzione che la condizione prima e ultima dell’arte è far il vuoto, allo stesso tempo dando al vuoto tutto il suo splendore e la sua potenza di genesi.
Sulla poesia ha le idee chiare. In «Vita di Carmelo Bene» scrive: «A chi mi decanta la grandezza di Montale poeta, rispondo (e infierisco) con i suoi stessi versi:Anima mia più divisa, pensa: /cangiare in inno l’elegia, rifarsi, /non mancar più.. Non sembra il testamento di un crumiro dalla grotta incipiente?
A Montale, rispondo mille volte Campana, Eliot, Pound, Laforgue.
Poesia è risonar del dire oltre il concetto. E’ l’abisso che scinde orale e scritto. È suono svagato. Identità rapita. Intervallo tra due depensati pensieri.
Che c’entra Montale con tutto questo»
Carmelo Bene è stato il nostro Artaud. Autentico e viscerale demolitore dell’esistente fino a creare un sentimento del mondo al cui centro sta il nulla con le sue innumerevoli cose da dire.
Questi scritti poco conosciuti rappresentano l’autobiogafia di Carmelo Bene, genio che va in direzione ostinata e contraria e che non augura a nessuno nella vita di apprendere così tanto, o meglio di dis-apprendere, così come ha fatto lui.
Fabrizio Parrini recentemente ha scritto che Bene amava considerarsi fuori dalla storia, dall’ordine rassicurante del pensiero ordinario. Carmelo Bene è un disilluso totale che in nome di un niente che domina i gesti mancati dei personaggi e degli uomini, in una parodia amarissima dichiara la sua estraneità alla vita comune e all’ambiente culturale.
Soltanto un genio come lui poteva apparire alla Madonna.
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