FRECCE TRICOLORI A SAN CATALDO – reportage fotografico
(v.m.)______Le Frecce Tricolori a San Cataldo, trentamila persone col naso all’insù, ammassate sul bagnasciuga. Lo spettacolo potete immaginarlo guardando queste prime centoquattro foto che pubblichiamo.
In mezzo a quella bolgia umana, mille commenti.
La mia vicina d’ombrellone, un’anziana signora leccese, mentre ancora si esibiscono gli ultraleggeri, ripeteva a tutti stupita, che sulla Rai avevano detto che l’Italia del Ventennio, nel cielo con i suoi aerei di tela e legno e i suoi piloti temerari, deteneva tutti i record mondiali. Non solo nelle acrobazie, nelle azioni alla D’Annunzio, tipo beffa di Buccari, ma anche in altezza, velocità, durata del volo, numero di aerei che compivano viaggi transoceanici, riscuotendo il plauso di tutto il mondo. Italo Balbo e i suoi piloti giunti negli Stati Uniti furono festeggiati come eroi mentre sfilavano tra ali di folla in delirio.
Abbiamo poi capito che si riferiva alla trasmissione la Grande Storia di Paolo Mieli. E poi col il suo bel parlare colorito: ” ma poi sulla Rai, nna cosa incredibile, nu ia mai successu prima” – continuando – ” e la buonanima te lu sire miu la tecia sempre, se osce tenimu le Frecce Tricolori ete grazie a ddhri pacci ca ulanu cu li aerei te cartune” .
Per chi non è salentino, la signora raccontava, che fosse incredibile che la Rai riconoscesse i valore dei piloti di colui che organizzò l’aviazione italiana e che fu uno dei fascisti più convinti, e che il padre gli aveva sempre raccontato che se oggi esistono le Frecce Tricolori e grazie a quei pazzi che volavano su aerei di cartone. E secondo lei quella di ieri andava visto come un riconoscimento postumo a chi durante il Ventennio, contro tutto e contro tutti, aveva puntato sull’aviazione, e aveva vinto. Italo Balbo, un giovanotto senza arte né parte che si era scontrato contro il Generale Nobile che invece credeva che il futuro dell’aviazione italiana fossero i dirigibili.
L’aereo non solo come arma da guerra, ma sopratutto come mezzo per spostare le persone da un posto ad un altro velocemente. Insomma ieri sotto l’ombrellone per l’anziana signora e per i suoi figli, che sorridendole ogni tanto tentavano di zittirla, scusandosi con gli astanti, l’eroe del giorno era Italo Balbo, e quelli che volteggiavano nel cielo i suoi eredi.
“Ca poi a stu cristianu mancu nna stozza te strata nanu ntestata” -cioè- “che poi a questa persona non gli hanno intestato neppure un tratto di strada”.
Sarà stato il caldo, l’età, qualche bicchiere di vino di troppo, ma lei parlava, parlava, un fiume in piena.
Ma non era l’unica persona di una certa età che si faceva notare, in acqua una coppia di anziani amoreggiava, e mentre il bagnino gli fischiava intimandogli di uscire dall’acqua, la folla dalla spiaggia gli gridava, “lasciali stare poverini”, mentre i due impertinenti coperti dall’acqua che gli arrivava alla gola, imperterriti restavano avvinghiati….ma questa è un’altra storia.
Lo spettacolo delle Frecce Tricolori a San Cataldo, al netto delle inevitabili lamentele e disagi per i trasporti che riguardano ogni evento di questo tipo, è stato un successo di pubblico per le migliaia di spettatori che vi sono accorsi e che vi hanno assistito.
Ma è stato macchiato da una circostanza che coloro che hanno avuto la fortuna di trovare posto nei pressi del palchetto delle autorità hanno senz’altro notato, ma cui probabilmente non si è volutamente prestata la giusta attenzione: il basso ponteggio provvisorio era stato montato nella porzione di spiaggia abbandonata del “Lido Esercito”, già oggetto di ripetuti interventi nel corso degli anni dello “Sportello dei Diritti” che attraverso le sue denunce era riuscito ad ottenere la messa in sicurezza dell’area con l’abbattimento delle strutture diventate fatiscenti, pericolose ed oggetto di vandalismi.
Oggi su quell’arenile, diverse migliaia di metri quadri di sabbia, un tempo attrezzato ed a servizio dei dipendenti dell’Esercito, non rimangono che un muro perimetrale, una recinzione metallica arrugginita e un paio di cartelloni che invitano mestamente coloro che vi si recano a prestare attenzione per “balneazione non sicura per mancanza di servizio di salvataggio”, oltreché l’inevitabile sporcizia tipica delle spiagge completamente abbandonate a sé stesse, anche perché non vi si può intervenire in quanto l’area ricadente nel territorio di Vernole rimane nella disponibilità del Ministero della Difesa ed in particolare della “Scuola di Cavalleria” presso la Caserma Zappalà in Lecce.
Poiché sono anni che la situazione permane senza che sia stato posto rimedio da parte dell’autorità cui è affidata la gestione, che più volte ha fatto percepire la mancanza di fondi, tanto che non si è riusciti a dare nuova vita dello stabilimento, si pensi a restituire la spiaggia, che costituisce una grande porzione dell’arenile di San Cataldo, alla libera fruizione.
Il comune di Vernole si faccia, quindi, portavoce di quest’istanza che rappresenta la volontà di tanti cittadini leccesi che da tempo invocano una soluzione anche alla necessità di spazi balneabili e facilmente raggiungibili con i mezzi pubblici come quello individuato dal “Lido Esercito.
Sul lungomare di San Cataldo si sono concentrate migliaia di persone, una folla che ha ben ripagato lo spettacolo offerto dall’Aeronautica e dalle Frecce Tricolori.
Nonostante l’afflusso eccezionale di persone e mezzi verso la marina non vi sono stati incidenti, si è respirato un clima di divertimento e di serenità anche grazie al lavoro e all’impegno dei volontari della Protezione Civile.
A loro va il mio particolare ringraziamento per la generosità e la professionalità con la quale svolgono questo importante servizio alla comunità.
Il loro impegno disinteressato a favore della tranquillità e dell’ordine pubblico è encomiabile.