“Alessandra Merico scrive poesie con dita sporche di cenere per poi cancellare tutto col sangue”…NICOLA VACCA OGGI PARLA DELLA GIOVANE POETESSA E ATTRICE SALENTINA
di Nicola Vacca * (poeta, saggista, critico letterario, vincitore lo scorso anno del prestigioso premio ‘Camaiore’ – oggi questa sua recensione su “Zona di disagio”)______
Alessandra Merico scrive poesie con dita sporche di cenere per poi cancellare tutto col sangue. I suoi versi non hanno mezze misure, sulla pagina deflagrano nel raccontare tutti gli inferni di una guerra (in cui muore sempre l’amore) che ogni giorno si combatte.
Contro Venere è il suo libro d’esordio appena pubblicato per i tipi de i Quaderni del Bardo di Stefano Donno.
Subito colpisce nella lettura una lingua estrema e tagliente che non vuole concedere scampo al vissuto, che non ha nessuna intenzione di fare sconti a questo tempo in cui ogni forma d’amore è stata estirpata.
E sono i versi della sezione I giorni del niente a dare conto dell’inciampo e delle cadute negli abissi di un tempo in cui tutto tende a non significare più.
Nel crepe dei giorni del niente la carne sanguina e Alessandra Merico usa le parole come tagli netti per affermare nel disincanto più immanente che «il tempo non conserva nel sotto / false testimonianze / il dizionario dello spergiuro / l’ho trovato stamane/ alla fiera dell’est / per due soldi / lo davano / assieme /al topolino».
C’è una volontà di potenza nei versi di Alessandra Merico che per fortuna esplode grazie a un pensiero forte e violento che chiama con il loro nome la decadenza di tutte le cose e anche la nostra.
«Se queste righe / potessero uccidere / pagherei al sicario / il dazio / per portarmi / nello scrigno / qualcosa / del tuo dentro / e sarebbe vuoto / – l’assenza / di ogni battito -».
L’autrice affonda il bisturi della poesia nella carne dell’amore ferito a morte in questo tempo difficile dove cantarlo ormai diventa impossibile.
La Merico si mette in Contro Venere si mette in ascolto dell’amore svotato in questo tempo di spavento. Ne canta la necessità e allo stesso tempo ne raccoglie il grido di dolore, ne denuncia i pericoli che corriamo per la sua latitanza prolungata nelle relazioni personali.
«Il pregio di questi versi – scrive nella postfazione Marco Mattolini – colti, incisivi, acuminati come un’accetta è, dal mio punto di vista, quello di far riflettere sul fatto che l’amore è qualcosa che unisce le persone, gli esseri viventi, persino le cose non soltanto due a due, ma in un’infinità combinazione di occasioni che cantano la bellezza della vita e alimentano la speranza».
Vittorio Sereni scriveva che non esistono peccati in amore ma peccati contro l’amore. Alessandra Merico in Contro Venere sceglie di usare parole forti per raccontare la morte della dea dell’amore nel nostro tempo in cui ogni giorno contro l’amore stesso commettiamo peccati davvero imperdonabili._____
LA RICERCA nel nostro articolo del 16 agosto